In estrema sintesi, la naked cake è una torta a strati che mostra volutamente i lati dell’impasto e della farcitura, con poca o nessuna copertura esterna di crema o glassa. L’effetto è intenzionalmente rustico: si vede la trama del pan di Spagna, si colgono le sfumature della crema e la composizione vive di contrasti cromatici e materici. Quel che pochi immaginano però è che dietro a questo apparente minimalismo si nascondono scelte tecniche precise, un progetto estetico e regole di servizio e conservazione da rispettare per ottenere un prodotto stabile e piacevole al palato.
Origini, diffusione e il ruolo di Cristina Tosi
L’idea di lasciare parzialmente «nude» le superfici della torta non nasce da un singolo momento né da una sola persona: la naked cake è l’esito di una traiettoria che va dall’estetica rustica delle torte da fattoria alle rivisitazioni contemporanee per eventi, in particolare i matrimoni dallo stile bohémien e country-chic che hanno spopolato dagli anni Duemila. La tendenza è stata alimentata da pasticceri, wedding cake designer e food stylist di diversa estrazione, ciascuno con la propria declinazione.

Cristina Tosi, fondatrice di Milk Bar a New York e figura influente nella pasticceria contemporanea, ha contribuito in modo significativo a portare la torta a strati nell’immaginario dei consumatori globali. Con un linguaggio visivo immediato e ricette che puntano su texture golose e sapori diretti, Tosi ha contribuito a rendere familiare anche al grande pubblico l’idea della torta visivamente «non incrostata». È diventata così identitaria che molti pensano che la Tosi sia l’inventrice di questo stile. Ne è sicuramente l’interprete più celebre ma nessuno conosce chi sia stato il primo a portare in tavola un dolce “nudo”. Va quindi precisato che parlare di una sola persona come inventrice sarebbe fuorviante: la naked cake è un fenomeno collettivo, stratificato e in evoluzione, dove interpreti diversi — pasticceri, fotografi di cibo, influencer e catering — hanno giocato ruoli complementari nella sua diffusione.
La tecnica dietro l’apparente semplicità
Realizzare una naked cake stabile e gradevole richiede attenzione a più parametri: formulazione dell’impasto, consistenza della crema, rapporto tra strati, temperature di servizio e modalità di assemblaggio.
Il pan di Spagna ideale per una naked cake deve essere umido ma strutturato, capace cioè di sostenere i pesi senza sbriciolare né comprimersi. Spesso i professionisti preferiscono impasti arricchiti con burro o olio, oppure sponge cake a base di uova intere montate, in grado di mantenere una buona tenuta anche in torte alte. L’idratazione dell’impasto va calibrata per ottenere alveoli fini e una mollica compatta, perché la porosità eccessiva aumenterebbe la migrazione dei liquidi e la perdita di forma.

La crema di farcitura è la parte più difficile della naked cake. Deve avere corpo sufficiente a fungere da collante tra gli strati e da barriera contro l’umidità, pur restando piacevole al morso. Le possibilità sono molte: cream cheese e mascarpone per un tono fresco, mousseline per tenuta e ricchezza, ganache al cioccolato per strutture più solide. La percentuale di grasso e l’acqua libera del composto influenzano la stabilità: troppo umido significa rischio di scivolamento e ammorbidimento; troppo grasso può causare scioglimento in condizioni calde.
La stratificazione va pensata come un progetto architettonico: lo spessore dei dischi non dovrebbe essere eccessivo, perché strati sottili favoriscono una porzione più elegante e una migliore tenuta della fetta. Un rapporto consigliato per molti professionisti è intorno a tre o quattro strati in torte di grande formato, con spessori medi di impasto che non superino i 2–3 centimetri ciascuno, intervallati da uno strato di crema di 5–10 mm a seconda del gusto desiderato.
Anche la temperatura è decisiva. Assemblare e riporre la naked cake in frigorifero per almeno un’ora prima del servizio facilita la coesione meccanica degli strati e riduce il rischio di cedimenti al taglio. Al momento del servizio, la torta va estratta circa 20–30 minuti prima dall’ambiente freddo per recuperare sapidità e aromi, ma non tanto da diventare molle.
Estetica e ingredienti di decorazione
La naked cake si presta a una vasta gamma di soluzioni decorative: frutta fresca di stagione, fiori edibili, scaglie di cioccolato, noci e caramelle croccanti, oppure un velo di zucchero a velo. La scelta del decoro non è mai casuale: la frutta apporta umidità e richiede attenzione alla conservazione; i fiori richiedono varietà commestibili e prive di pesticidi; le salse di colatura vanno dosate per evitare gocce sulla base.
L’effetto visivo ricercato è il contrasto: superficie «spoglia» del dorso della torta e ricchezza cromatica al centro o sul bordo superiore. Gli chef-pasticceri moderni giocano spesso con accostamenti di colori, texture e altezze per ottenere un’immagine fotografabile senza perdere l’equilibrio gustativo.
Conservazione, trasporto e servizio
Per eventi e consegne, la naked cake richiede misure tecniche: il freddo è alleato della stabilità, quindi il trasporto dovrebbe avvenire in contenitori refrigerati o almeno coibentati. Il piano di appoggio deve essere rigido e perfettamente livellato; la torta va fissata sul cake board con un sottile strato di crema per impedirne lo scivolamento. Durante il taglio, è preferibile usare un coltello caldo (passato sotto acqua calda e asciugato) per ottenere fette nette senza strappare gli strati.
Per la conservazione domestica, una naked cake ben assemblata può restare 48–72 ore in frigorifero; oltre questo termine si rischia che il pan di spagna assorba troppa umidità e perda la texture ideale.
La dimensione culturale: perché piace
La naked cake rispecchia tendenze più ampie: l’apprezzamento per un’estetica autentica, la valorizzazione degli ingredienti e una reazione contro la decorazione eccessiva. È adatta ai matrimoni che vogliono apparire più «veri», alle feste che prediligono il cibo che parla di stagionalità e semplicità, e ai social media che prediligono immagini immediate e riconoscibili.
Cristina Tosi e altri innovatori non hanno fatto altro che dare voce al desiderio di dolcezza quotidiana ma curata: la naked cake è la sintesi di una pasticceria che non rinuncia alla tecnica, pur lasciando emergere la materia prima.