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Helena e Alois Clemens Lageder

Alois Lageder

Per questa famiglia la centralità della persona è la cifra di ogni nuovo progetto.

Tutto è interconnesso. Muove da questa premessa l’approccio di Alois Lageder alla viticoltura e al vino. «Un microcosmo come un vigneto – spiegano dalla tenuta di Magrè – è soggetto a molti influssi: le proprietà del suolo, le persone che ci lavorano, ma anche l’andamento climatico del pianeta e i movimenti dei corpi celesti. Tutti questi elementi sono legati indissolubilmente fra loro e si esprimono nella qualità e nella peculiarità dei nostri vini». Lageder è stato tra gli alfieri della biodinamica in Alto Adige e la tenuta – fondata nel 1823 e oggi gestita dalla sesta generazione – si è distinta per un approccio trasversale e interdisciplinare basato sull’idea di creare un equilibrio tra vino e consapevolezza, tra natura e produzione. Helena e Alois Clemens Lageder hanno preso il timone della tenuta nel 2021 e pur lavorando in continuità con le linee tracciate dai loro antenati e mantenendo un focus sulla ricerca di un bilanciamento tra uomo e natura in ambito vitivinicolo, i due fratelli hanno impresso un’accelerazione alla progettualità interdisciplinare. La creazione di un istituto per la ricerca in materia di agricoltura biodinamica è una novità degli ultimi anni. E per entrambi, cresciuti a pane e olismo, la centralità della persona è la cifra di ogni nuovo progetto. Dopo aver convertito tutti i vigneti di proprietà della famiglia all’agricoltura biologico-dinamica, da diversi anni i Lageder si stanno adoperando per convincere anche i propri conferitori a fare altrettanto – ad oggi sono al 50% della superficie vitata in bio o in conversione. Un obiettivo importante ed espressamente dichiarato è anche la continua crescita qualitativa. «Siamo convinti – dicono – che anno dopo anno dovremo e vorremo migliorare la qualità dei nostri vini, magari riscoprendo alcune tecniche tradizionali come la macerazione sulle bucce o a grappolo intero nella produzione dei bianchi, e lavorando con vitigni antichi o atipici». L’azienda investe anche sulla sostenibilità dell’intero processo, dalla vigna al consumatore, e da due anni i vini sono confezionati con carta e sughero naturale senza capsula o tappo a vite, puntando a rinunciare completamente al metallo e ad altri materiali di²cili da riciclare. Un approccio green che ha fatto un passo oltre con la nuova bottiglia (in stile Borgogna) alleggerita per arrivare a 450 grammi, con un consumo di vetro passato da 512 a 425 tonnellate. È stata battezzata Summa e non è stata brevettata proprio per motivare altri viticoltori ad adottarla.

Maggiori informazioni

Magrè sulla Strada del Vino (Bolzano)
aloislageder.eu

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