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Agli Amici Dopolavoro Venezia

Alta cucina e miscelazione in formato pop-up

Destinazione isole e città d’arte: come chef e bartender ripensano la loro cucina “a tempo” per la primavera/estate 2023. Dal famoso concept culinario ispirato agli izakaya che sbarca a Capri al cocktail bar dentro un ostello fiorentino.

E se il vostro ristorante preferito, magari lontano centinaia – in alcuni casi migliaia – di chilometri, aprisse nella vostra città o isola? Un auspicio che con l’arrivo della bella stagione diventa sempre più concreto attraverso nuove collaborazioni che valgono il viaggio per il coinvolgimento di chef e insegne di fama internazionale. Lo dimostra Zuma che dopo aver inaugurato nel 2016 il decimo ristorante a Roma dentro lo splendido Palazzo Fendi – il primo fu aperto nel 2002 a Londra – negli anni ha confermato il fermento del brand anche grazie a indirizzi pop-up in alcune delle destinazioni più ricercate al mondo. Per l’Italia, dopo Porto Cervo (prossima riapertura il 28 giugno con i suoi due piani panoramici svettanti sulla marina), quest’anno il brand triplica la presenza anche a Capri con il ristorante che in estate occuperà la terrazza dell’albergo più iconico della destinazione: il Capri Palace Jumeirah. «Siamo felici di unire le forze con Zuma e di poter offrire ai nostri ospiti e agli amanti dell’isola una firma gastronomica di primissimo livello – commenta Ermanno Zanini, direttore generale del lussuoso resort in località Anacapri e vice presidente regionale del gruppo Jumeirah –. Il Capri Palace Jumeirah coglie l’essenza della “dolce vita” italiana e la sinergia con Zuma Capri arricchisce ulteriormente la nostra proposta gastronomica, offrendo una motivazione in più per esplorare il suo fascino incontaminato».

Dall’arcipelago napoletano, uno dei pilastri della ristorazione caprese si trasferisce temporaneamente a Roma: da metà marzo, infatti, Paolino sta dando un anticipo dell’estate isolana agli ospiti dell’Hotel Eden tra centrotavola di limoni, erbe aromatiche e ceramiche artigianali dell’isola blu. C’è tempo fino al 15 maggio per assaggiare nella città eterna alcuni signature del famoso ristorante fondato negli anni 70 da Paolino e sua moglie Michelina: dai ravioli capresi con salsa al limone di Capri ai totani con patate fritte, fino al ricco e colorato buffet dei dolci sul quale trionfano torta caprese al cioccolato con gelato alla vaniglia e crumble al cacao, pastiera napoletana con salsa all’arancia, delizia al limone, sfogliatelle e i babà. L’abbinamento ideale? Un Bella Capri a base di Gin Caprisius, liquore di more e succo di limone. Sempre a firma di Paolino Capri è il consueto appuntamento de La Domenica Italiana, il pranzo domenicale con cui l’hotel omaggia le ricche e variegate tradizioni culinarie regionali che nei mesi di aprile e maggio vengono dedicate alla Campania. In questo caso, il dubbio è di quelli amletici: classico ragù napoletano con ziti spezzati e caciotta grattugiata o gnocchi alla sorrentina?

Conferma il proprio amore per un’altra isola la chef stellata Viviana Varese, salernitana emigrata a Milano, che lo scorso 6 aprile ha inaugurato il suo Viva il Bistrot all’interno di Palazzo Nicolaci, a Noto. Dopo il primo trasferimento estivo dal capoluogo lombardo sempre nelle campagne in provincia di Siracusa per W Villadorata Country Restaurant, ristorante del brand Viva Viviana Varese all’interno della Country House Villadorata, la chef ha fondato una nuova società per lo sviluppo di ulteriori progetti nella sua amata Sicilia, coinvolgendo Ida Brenna e Matteo Carnaghi. Da questo presupposto nasce Viva il Bistrot con piatti della tradizione meridionale, ripensati con incursioni mediorientali o nordafricane, nel segno di una proposta gastronomica in cui c’è moltissima verdura, tanto pesce e pochissima carne. A rispecchiare questa filosofia che si apre al Mediterraneo è anche la carta dei vini, creata dalla sommelier Valentina Rizzi, che sposa l’idea dell’incontro e della contaminazione: spazio quindi alle referenze provenienti dai paesi che affacciano sul bacino Mediterraneo con etichette dalla Grecia, dal Marocco, dalla Spagna e dalla Francia. Spostandoci ad Acitrezza, nel borgo marinaro immortalato nel romanzo de “I Malavoglia” di Giovanni Verga, Alberto Angiolucci, proprietario e chef di Angiò, macelleria di mare a Catania, che per la stagione estiva potrà esprimersi anche come tapas bar da Jenko Bar, un’alternativa rispetto alle frollature e ai salumi di mare esposti al bancone cittadino: sarà infatti una piattaforma con vista sui faraglioni che, leggenda vuole, siano stati originati dallo scontro tra Ulisse e il ciclope Polifemo ad accogliere il format dello chef siciliano che da buon trezzano persegue l’“ideale dell’ostrica” nella sua interpretazione più romantica: difficile staccarsi da una terra così bella.

È stata sicuramente creata dall’uomo, invece, l’Isola delle Rose, la più giovane delle terre emerse nella laguna veneta, dove dal 2010 JW Marriott ha concepito il suo resort di lusso commissionandone la realizzazione al designer italiano Matteo Thun. È tra fertili giardini e frutteti che si è insediato Emanuele Scarello, chef del due stelle friulano con cui il gruppo statunitense ha annunciato la riapertura del fine dining. Si chiama infatti Agli Amici Dopolavoro il nuovo ristorante seguito dalla famiglia Scarello – Agli Amici 1887 è presente a Godia (Udine) con i suoi 130 e più anni di storia e dal 2021 ha un omonimo a Rovigno (Istria, Croazia) – che dallo scorso 6 aprile riceve gli ospiti in un ambiente dall’atmosfera sofisticata, arricchito da sorprendenti dettagli architettonici risalenti agli anni 20 e da un menu con proposte green e sostenibili che attingono dal mondo vegetale e marino. Sono proprio l’orto e la laguna il primo colpo d’occhio che avranno gli ospiti una volta accolti da Michela Scarello – sorella dello chef, proprietaria e sommelier di Agli Amici –  nell’ampia sala con cantina a vista, la stessa visione che ogni giorno ispira Scarello nelle sue preparazioni prettamente vegetariane – in questo periodo non mancano carciofi, asparagi, carletti (lo sclopit friulano) e bruscandoli – e di pesce – sogliola, mazzancolla, seppiola e moleca, su tutti –, ma c’è anche un unico piatto di carne (Manzo alla brace). «Venezia e la sua laguna formano un tutt’uno incredibile – commenta lo chef –, frutto di un processo dinamico dove l’opera dell’uomo e l’ecosistema naturale si amalgamano senza soluzione di continuità, influenzandosi reciprocamente. Questo si riflette in una stratificazione di saperi e tradizioni che vogliamo riproporre nella nostra cucina, con un’elaborazione di prodotti volutamente e strettamente legati all’ambiente che ci accoglie. L’intento è quello di offrire un’esperienza che esprima a tutto tondo l’unicità della laguna veneziana, valorizzandone i prodotti squisitamente autoctoni».

Probabilmente sarà il primo pop up cocktail bar della storia a voler restare chiuso il venerdì e il sabato – le ragioni sono di sostenibilità del lavoro e dello spazio –, Seeds, bancone che ha aperto nella corte interna di Ostello Tasso a Firenze, proprio in concomitanza dell’ultima Florence Cocktail Week in cui è stato protagonista con guest internazionali come il belga Dieter Van Roy del BelRoy’s ad Aversa. Aperto dalla domenica al giovedì – in questo giorno anche a pranzo con il brunch dedicato alla cucina messicana, realizzata con prodotti locali (le tortillas vengono dalla vicina Umbria) e per l’80% vegetariana; volendo c’è la formula bottom less per refill no stop di un drink –, il progetto di Julian Biondi e Anastasia Kovrigina si riassume nel claim “Love Local, Think Global”: da un lato rapporto stretto con piccoli fornitori il più possibile di prossimità (ma ci sono anche grandi nomi selezionati sulla base del loro impegno verso la sostenibilità e la valorizzazione dell’ambiente), dall’altro pensare a ogni azione sulla base dell’impatto che questa ha sul pianeta, e ripensarla in modo che risulti minima. Cosa si beve? La carta viene aggiornata in basa alla stagionalità degli ingredienti e il prossimo cambio menu avverrà a metà maggio; sicuramente niente ananas, mango o lime, molti distillati poi sono autoprodotti da Fermenthinks, micro-distilleria a pochissimi chilometri da Firenze di cui Julian è anche socio, e da cui proviene la vodka di uno dei cocktail che sono già tra i più richiesti: Nespole!. 

Nella capitale sono i cocktail di Emanuele Broccatelli al W Rome il pairing perfetto – provate il Super Santos ‘60 con Tequila, Amaro Santoni e pompelmo – con le pizze di Pier Daniele Seu che, dopo la collaborazione del 2022, conferma la sua presenza sul rooftop romano con piscina nel format Seu Pizza con Vista. Il menu quest’anno, oltre alla pizza e a una proposta di crudi di pesce, introduce una selezione di fritti, tra i quali troviamo il supplì, la crocchetta di patate e la lasagna. «Forti di esperienze affini, come la collaborazione con il Bulgari Resort di Dubai, crediamo moltissimo in questa partnership con W Rome, che ci dà l’opportunità di associare la nostra idea di pizza a un contesto di ospitalità di altissimo livello e quindi apre la nostra pizza-experience a un segmento di pubblico particolare, che viene da ogni parte del mondo», dichiarano Pier Daniele Seu e la moglie e socia Valeria Zuppardo, i quali hanno appena concluso un accordo di collaborazione con W Ibiza che partirà nei prossimi mesi, grazie al quale la pizza di Seu approderà presto sull’isola spagnola.

Maggiori informazioni

Zumarestaurant.com/locations/capri

Hotel-eden/il-giardino-ristorante

Instagram.com/angiopesce

Dopolavororestaurant.com

Facebook.com/seeds.popupstore/

Marriott.com/romwv-w-rome/dining

 

In apertura, Michela ed Emanuele Scarello al JW Marriott per Agli Amici Dopolavoro sull’Isola delle Rose, Venezia

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