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Negli Stati Uniti c’è un caffè “segreto” che ha un ingrediente tanto comune quanto insolito

Dal Nord Europa ai festival del Minnesota: come l’uovo trasformava il caffè in una bevanda vellutata e culturalmente significativa

Gli immigrati scandinavi trasferitisi nel Midwest americano introdussero un metodo di preparazione del caffè basato su un uovo intero, guscio incluso. Le proteine azotate attiravano i fondi, chiarificando l’infusione. Ancora oggi la tradizione sopravvive in eventi comunitari come la Fiera dello Stato del Minnesota (Minnesota State Fair, 21 agosto- 1 settembre), dove ogni anno tra fine agosto e inizio settembre si servono migliaia di tazze. Il procedimento unisce una scienza alimentare semplice a una storia di migrazione e convivialità.

Il caffè all’uovo di Minneapolis

Nel XIX secolo molti scandinavi trovarono nuova casa nel Midwest statunitense, dove portarono con sé abitudini culinarie e rituali legati alla convivialità domestica. In assenza di attrezzature moderne, nacque il caffè all’uovo, una preparazione casalinga ricca e cremosa a base di caffè macinato miscelato a un uovo e, in alcuni casi, a una porzione del guscio. Questo metodo risolse il problema del filtro: le proteine dell’uovo formavano una “zattera” galleggiante che inglobava impurità e fondi. Aggiungendo acqua fredda alla fine della preparazione, il composto precipitava, lasciando una bevanda limpida e vellutata, simile al procedimento di chiarificazione usato per i consommé.

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Foto di Saveur.com

Nel corso degli anni questa bevanda divenne una consuetudine nei contesti religiosi degli scandinavi americani e continuò a essere servita in comunità come quelle luterane della Chiesa di Salem a Minneapolis, dove il caffè all’uovo è protagonista fin dal 1946. Ogni anno, in 12 giorni di manifestazione, vengono servite migliaia di tazze: si preparano intere pentole da quaranta tazze, soprattutto durante le giornate più fredde (le temperature in città a fine agosto vanno dai 12 °C ai 22 °C), segno che il legame tra tradizione e convivialità è tuttora vivo.

La tecnica si basa su una semplice ma efficace interazione chimica. Le proteine globulari dell’uovo, come l’ovoalbumina e l’ovotransferrina, coagulano con il calore e intrappolano le particelle del caffè in sospensione, riducendo l’amaro e chiarificando l’infusione. L’uso del guscio, ricco di carbonato di calcio, può attenuare ulteriormente l’acidità nel gusto finale. Il risultato è un caffè dal colore ambrato, dal gusto morbido e dalla consistenza pulita, in cui le note tipiche dell’infusione prevalgono senza l’asprezza tipica delle zolle granulari.

Nel corso del XX secolo la diffusione del filtro e delle caffettiere moderne ha progressivamente ridotto l’usanza. Tuttavia, la tradizione sopravvive grazie a eventi locali e in singoli esercizi, come il ristorante Myriel di St. Paul, dove Karyn Tomlinson ( vincitrice del premio Best New Chef 2024 per Food&Wine) ha reintrodotto l’usanza nel menu. Per lei, preparare il caffè all’uovo rappresenta un atto di ospitalità radicato nelle tradizioni familiari e rurali del Minnesota.

Maggiori informazioni

In copertina: il servizio del caffè di Karyn Tomlinson del Myriel di St. Paul, a Minneapolis.

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