Dall’ice cappuccino di Ritorno al cold brew di Ditta Artigianale, passando per i nuovi tè freddi firmati La Via del Tè, le bevande fredde stanno rivoluzionando il modo di consumare caffè e infusi in Italia. Non più solo un’alternativa estiva, ma una scelta identitaria che segna la trasformazione di un rituale quotidiano: dal cappuccino bollente al sorso rinfrescante, in versione specialty.
Ice, ice, baby
Sì, lo ammetto:anche quando ci sono 35 gradi all’ombra, io il cappuccino lo prendo lo stesso. Ad Acerra, in un bar che si chiama Ritorno (dove ti servono drink con 400 ml di caffè), ho trovato una delle alternative più convincenti: ice cappuccino con schiuma montata fredda e un espresso concentrato e ben estratto. Dietro il bancone c’è Grazia Capasso, coffee manager appassionata che, insieme al team (tra i soci c’è anche Vincenzo Pagliara di Laboratorio Folkloristico, famoso cocktail bar a Pomigliano d’Arco), ha voluto portare nel quartiere una vera cultura del caffè di qualità. «Abbiamo iniziato con una ricerca sugli specialty coffee – racconta –, in menu cambiano ogni mese: si va da blend Arabica-Robusta a monorigini 100% Arabica, anche in mixology». Ma l’idea più brillante, forse, è proprio l’ice cappuccino, nato quasi per esigenza personale. «In estate non riesco a berlo caldo», dice Grazia. Così ha creato una base con specialty e crema di latte senza lattosio «perché monta meglio di quello classico», ci spiega. A questa referenza si aggiungono varianti più ruffiane, come l’ice latte con crema al caramello salato fatta in casa o al pistacchio, servito con ghiaccio a piacere in un calice senza stelo, con cannuccia e biscottino.

Questa proposta si inserisce in una tendenza che ormai ha scalzato il caffè shakerato della zia: la vera ossessione dell’estate è il cold brew, un’infusione lenta in acqua fredda (dalle 12 alle 24 ore) che elimina l’amaro e tira fuori profumi che ricordano vino e spezie esotiche. «Il dato è chiaro: le bevande fredde non sono più un trend stagionale». Ad affermarlo con certezza è Francesco Sanapo, campione barista, assaggiatore di caffè e proprietario di Ditta Artigianale, micro roastery toscana, che prosegue: «Nella scena dello specialty, hanno completamente sostituito quelle calde, almeno nella percezione delle nuove generazioni. Oggi – soprattutto tra i più giovani, ndr – sono diventate una scelta stabile anche nei mesi freddi, tanto che restano in menu tutto l’anno».
Per questa stagione, Ditta Artigianale propone due chicche: una cascara colombiana (la buccia e la polpa del frutto del caffè, che viene essiccata e infusa), ancora poco conosciuta in Italia ma destinata a farsi largo, dal profumo di ciliegia e rosa canina, e uno specialty Kenya Muthutiini che in tazza sa di lemon pie e cioccolato fondente. Per chi volesse cimentarsi a casa, ci sono anche le bottiglie da infusione pensate proprio per il cold brew domestico. L’unico consiglio? Attenzione alla tostatura: «Una leggera, chiara, è l’unica adatta a un’infusione lunga da 12 a 24 ore. Con un caffè troppo tostato si rischia un gusto pesante, sbilanciato». La cascara diventa anche drink: il Cascara Cold Brew Tonic, analcolico ma elegante come un Negroni da brunch.

E chi ama il tè freddo, finalmente può dire addio a quell’acqua dolce color ambra che si trova nei distributori. La Via del Tè ha lanciato sei nuovi infusi in foglia intera dai nomi pop e giocosi anni Novanta, tipo Frozen Rosé, Momojito e Juicy Fruity. Si preparano con filtri biodegradabili formato litro, zero zuccheri e sono pensati per finire direttamente sul ghiaccio. Il risultato? Un tè freddo che conserva tutto il suo carattere. La verità è che basta poco: una moka, un filtro, un dripper, una bottiglia da portare in spiaggia o aprire in terrazza. È una rivoluzione di stato: da bollenti riti quotidiani a sorsi rinfrescanti.