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Chef e pizzaioli, i fuochi non si spengono

Anche se i ristoranti sono chiusi, forni e fornelli non si spengono e chef e pizzaioli si mobilitano per aiutare i più deboli e per chi lavora senza tregua per affrontare l’emergenza Coronavirus. Affiancati da numerose iniziative online.

Pepe

Molti hanno chiuso i propri locali in ottemperanza alle indicazioni governative o per sicurezza, ma non tutti hanno smesso di cucinare. Mentre un gran numero di chef e pizzaioli di tutta Italia utilizza i social per condividere ricette e trucchi per aiutare i tanti che in questi giorni sono costretti a casa e impiegano gran parte del tempo a preparare manicaretti, e qualcuno riesce ancora a lavorare, c’è anche chi ha deciso di continuare a cucinare per gli altri. E possiamo contribuire anche noi ad aiutarli a farlo.

A Bergamo, città che sta purtroppo fronteggiando il cuore dell’emergenza per la diffusione del Covid-19, la famiglia Cerea e il Gruppo Da Vittorio Vicook si apprestano a preparare tutti i pasti – dalla prima colazione alla cena – necessari sia per i pazienti sia per il personale impiegato nell’ospedale da campo dell’Associazione nazionale alpini allestito alla Fiera di Bergamo: circa 1500 pasti al giorno per 500 persone stimate, un impegno notevole che il gruppo affronta con il suo know-how nel catering per grandi numeri ma che ha bisogno naturalmente di risorse importanti. A tale proposito Chicco e Bobo Cerea, sostenuti dall’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto di cui sono soci fondatori, lanciano – tramite un video pubblicato sui canali del Gruppo e dell’Associazione, e un comunicato che riprendiamo – un appello a tutti coloro che sono in grado di contribuire al reperimento delle materie prime: “La necessità è quella di realizzare con urgenza una colletta alimentare che permetta di avere in loco frutta e verdura fresca, latte e latticini, pane e suoi derivati e tutti gli ingredienti anche surgelati che possano concorrere alla preparazione dei piatti” (per informazioni sulla colletta alimentare contattare il sig. Graziano al numero 335.8174540).

Tiene acceso ogni giorno il forno di Pepe in Grani anche Franco Pepe, a Caiazzo: non si ferma la tradizione di famiglia che ha visto i forni dei Pepe ardere ininterrottamente fin dal 1937. Seguendo le orme del nonno, fornaio del paese che restò aperto durante la guerra, il pizzaiolo aveva già deciso di utilizzare l’impasto rimasto alla chiusura del locale per sfornare pani e pagnotte da distribuire a diverse strutture di Caiazzo e a chi ne avesse bisogno. Ha poi deciso di continuare anche una volta esaurite le scorte iniziali, preparando anche pizze per garantire da mangiare a chi è in difficoltà e a chi non ha una casa in cui rintanarsi. «Ho deciso di continuare a panificare, con nuovi impasti e con un paio di ragazzi del mio staff, con le dovute precauzioni, sfornando pane e pizze per i meno fortunati. Stiamo assicurando un pasto caldo agli anziani delle case di riposo della zona e abbiamo donato pizze ai clochard nei pressi della stazione ferroviaria di Caserta, raccogliendo l’appello dell’Associazione L’Angelo degli ultimi di Caserta, che si trova in grande difficoltà in questo momento, perché sta cercando di assicurare un pasto anche ai senza tetto. Faccio qui un appello: mi piacerebbe che i miei colleghi, ristoratori e chef, facessero lo stesso nelle loro città, perché la situazione di emergenza che stiamo vivendo tutti, ma queste persone ancora più di noi, ce lo impone.”  
In collaborazione con il dottor Giuseppe Di Sorbo (produttore di ventilatori polmonari) e con il Lions Caserta Real Sito di San Leucio, Pepe ha anche chiamato all’appello la sua rete di produttori dell’Alto Casertano, attivandosi immediatamente per donare all’Ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta un ventilatore polmonare e 40 mascherine facciali filtranti ospedaliere. Per tutti coloro che vogliono dare supporto, con il sostegno dell’Associazione di promozione sociale Rena Rossa di Piedimonte Matese è stata attivata una raccolta fondi da destinare all’Azienda Ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta, che ha bisogno di ventilatori, mascherine, tute e tutti i presidi medici che occorrono per la gestione dei pazienti affetti da Covid-19. Si può donare tramite bonifico bancario (IBAN IT71Z0306909606100000172068) o sulla piattaforma Gofundme.

E sono anche altre le iniziative – perlopiù online – che il mondo dell’enogastronomia sta mettendo in campo per cercare di sostenere chi si trova a combattere il virus in prima linea, soprattutto a livello locale. In Cilento, i soci di DaZero – che hanno chiuso tutte le sedi, da Vallo della Lucania a Milano, Torino e Matera – hanno lanciato una campagna di crowdfunding a favore dell’Ospedale San Luca e dell’Associazione di Protezione Civile Gruppo Lucano di Vallo della Lucania (SA): anche piccole donazioni sono benvenute, secondo il detto cilentano “acino, acino se face a macina”.

Tannico, l’enoteca online più grande d’Italia con sede fisica a Milano, ha coinvolto diverse delle cantine della piattaforma per dare il suo contributo tramite una raccolta fondi, attiva fino al 3 aprile, a favore dell’ASST Fatebenefratelli Sacco: l’azienda dona 1 euro per ogni bottiglia acquistata da una apposita selezione sul proprio sito, con spedizione gratuita su tutto il territorio nazionale.

In Piemonte – dopo l’ingente donazione diretta di 10 milioni di euro da parte di Lavazza per finanziare progetti di sostegno a sanità, scuola e fasce deboli della Regione Piemonte – si mobilita anche Caffè Vergnano sostenendo #riprendiAMOfiato, l’iniziativa lanciata da Luciana Littizzetto per raccogliere fondi a sostegno dell’unità di Crisi della Regione Piemonte. La torrefazione torinese donerà alla raccolta fondi 5€ per ogni ordine sull’e-shop, per contribuire a raggiungere l’’obiettivo di 500 mila euro da utlizzare per l’acquisto dispositivi di protezione individuale per medici e sanitari impegnati nella lotta al Coronavirus, attrezzature per allestimento di posti in terapia intensiva e sub intensiva, mezzi e barelle idonee.

Mentre a Roma, oltre a singole donazioni di piatti e pizze al personale sanitario da parte di numerose attività, alcuni dei nomi più noti della ristorazione cittadina si sono riuniti in quella che il giornalista Luigi Cremona ha definito l’operazione Roma Capoccia per preparare i pasti per l’ospedale Spallanzani, centro nevralgico della lotta al Coronavirus: Alessandro Roscioli (con lo chef Nabil Hadj Hassen), Mario Sansone (Marzapane), Arcangelo Dandini (L’Arcangelo), Alessandro Pipero, Giuseppe Lo Iudice (Retrobottega)e Walter Regolanti (Romolo ad Anzio) hanno iniziato a preparare – seguendo tutte le normative del caso – 400 porzioni di vero e proprio comfort food romanesco (amatriciana, cacio e pepe, ragù di mare di Anzio e così via) per medici e infermieri dell’ospedale.


foto Damiano Errico