Roberto Davanzo

Come nasce – e cresce – il festival enogastronomico della Calabria

Abbiamo parlato con Roberto Davanzo, tra gli artefici del BOB Fest, per raccontare cosa c’è dietro al grande evento che porterà a Rocella Jonica tanti nomi della ristorazione mondiale.

C’è grande attesa a Roccella Jonica per l’arrivo della carovana festosa e possente del BOB Fest: nelle giornate di sabato, domenica e lunedì – con diversi momenti e con diverse modalità di partecipazione, come abbiamo già raccontato – la località calabrese ospita infatti la quinta edizione dell’evento ideato e voluto da Roberto Davanzo e Anna Rotella con l’associazione Alchimisti per Amore. La comunità locale è in fermento all’idea di accogliere un vasto numero di persone in arrivo da tutta Italia e ben oltre, tra partecipanti, stampa di settore e protagonisti della ristorazione e dell’ospitalità a 360 gradi. I numeri e i nomi raccontano quanto sia cresciuto l’evento nato cinque anni fa, e alla sua seconda edizione nel formato “festival”: sono quasi raddoppiati rispetto allo scorso anno gli stand di street food, beverage e prodotti che animeranno la festa della domenica sul Porto delle Grazie, e si contano adesioni internazionali del calibro di Albert Adrià da Barcellona, Andoni Luis Aduriz dai Paesi Baschi e Tala Bashmi, la chef del Bahrein nominata nel 2022 Best Female Chef dalla classifica 50 Best Restaurants Middle East & North Africa.

Come è nata l’idea

Niente male, considerando appunto che il BOB Fest è un evento “giovane”. Tutto comincia, infatti, nell’estate del 2020 (proseguendo poi anche con alcuni appuntamenti invernali) con delle serate a quatto o più mani invitando colleghi in arrivo da altre regioni da BOB Alchimia a Spicchi (l’acronimo sta per Band Of Brothers), il bel locale di Davanzo e Rotella a Montepaone, evoluzione della prima attività dedicata a pane e pizza da asporto. Un’idea che nasce anche come reazione a una molteplice difficoltà: non solo quella della prima estate pandemica, nella tregua del lockdown, come atto di resistenza e rinascita in un momento critico per la ristorazione oltre che per l’intero Paese; ma anche quella di un dolore personale, la perdita del padre di Roberto Davanzo.

«È stata quella la causa scatenante: come è accaduto più volte nella mia vita, il dolore mi ha dato la forza di organizzare qualcosa di utile per ricordarlo, per dare un senso a tutto ciò che avevamo vissuto e sposare una causa importante», racconta. Ha origine così la collaborazione con la Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, che fin dalle prime serate è stata un pilastro fondamentale dell’evento, rendendo ogni partecipazione un contributo concreto alla lotta contro una delle malattie più diffuse. «Quello che possiamo fare noi è magari solo una piccola goccia, ma è un segnale importante e che per noi conta molto. Mi piace anche l’idea che abbia potuto essere da stimolo per organizzare altri eventi che sposino cause importanti». Nella serata del 29 giugno, un importo minimo di 5 euro su ogni biglietto venduto sarà destinato ad AIRC, che avrà anche uno spazio dedicato per fare divulgazione su temi come la prevenzione legata anche all’alimentazione.

Ma, fin da subito, il BOB Fest ha avuto anche un altro obiettivo: quello di invitare sempre più persone a scoprire la bellezza autentica della Calabria: «Vogliamo far vivere la nostra regione, parlando dei diversi luoghi, della storia, della gastronomia ma anche del cuore e dell’accoglienza dei calabresi: due cose di cui certamente possiamo vantarci», racconta ancora Roberto Davanzo. Un aspetto che è diventato sicuramente centrale, ed evidente, con l’evoluzione dell’evento in un vero e proprio festival: «Frequentando grandi kermesse come Ischia Safari e Festa a Vico, ci è piaciuta l’idea di poter riproporre qualcosa di simile in Calabria».

L’evoluzione in un festival itinerante

Nasce così, dall’edizione 2024, la formula strutturata in più serate che portano alla ribalta diverse località e luoghi della regione. Se lo scorso anno erano stati il Parco Archeologico Nazionale di Scolacium, non lontano da Montepaone, e la Tenuta delle Grazie di Curinga a ospitare la serata di festa e la cena di gala, quest’anno il festival si sposta più a sud, lungo la Costa dei Gelsomini, arrivando a Roccella Jonica, una località da conoscere per il bel mare, il Festival di Jazz e molto altro ancora.

bob-fest-2025

La manifestazione si svolgerà tra il Porto delle Grazie che ospiterà il Food & Culture Village con oltre 400 stand, e la Tenuta Torre Vèdera. Ma gli ospiti del BOB Fest, tra chef, pasticceri, pizzaioli, mixologist, stampa e altro, avranno modo di visitare anche altre località della zona, alla scoperta di prodotti e tradizioni enogastronomiche, a cominciare dallo stocco della vicina Mammola. E si incontreranno pure allo stabilimento Fiko Beach, per un brunch sulla spiaggia il lunedì mattina, e al Castello Carafa, che nella serata del 28  ospiterà un evento a porte chiuse organizzato dall’associazione MarinAmo: qui, alla convivialità e agli assaggi enogastronomici si affiancherà un momento di conoscenza grazie al dialogo tra l’archeologo Francesco Cuteri e lo scultore-antropologo Antonio Tropiano, per riflettere insieme anche su quale sia il ruolo dell’enogastronomia oggi, e come affrontare nuove sfide che riguardano non solo il settore, ma in generale la società e le forme di socialità. Un momento che ricorda come il BOB Fest sia un appuntamento che nasce soprattutto da pancia e cuore.

Il fattore umano

È il fattore umano, infatti, uno degli elementi alla base del suo successo e anche della capacità di intercettare nomi di grosso calibro: «Negli anni, partecipando in prima persona a eventi o con i nostri viaggi, siamo riusciti a creare una rete internazionale alla base di un doppio scambio: vogliamo importare in Calabria una certa mentalità, ma siamo anche orgogliosi di mostrare e far conoscere quello che abbiamo qui, tenendo la nostra porta sempre aperta. L’idea è di creare una “fusione” tra i protagonisti locali e i grandi nomi mondiali, e di assorbire qualcosa da chi verrà da fuori», ci spiega Davanzo. «Con Albert Adrià ci siamo conosciuti qualche anno fa a Milano, e mi disse che le mie pizze erano riuscite a farlo emozionare. Aduriz è molto sensibile al tema della beneficenza, e ha accettato quasi subito di venire. Tala Bashmi la seguiamo da tempo: speriamo che riesca ad arrivare in Italia, vista la complessa situazione mediorientale. La nostra sarà una festa ma non possiamo dimenticare anche tutto quello che sta accadendo lì», afferma a testimoniare il senso di comunità e socialità che ispira l’evento, e l’energia di una generazione che si sente responsabile di un cambiamento necessario.

Il racconto della Calabria

«Al momento siamo in cinque a gestire tutto (Davanzo e Rotella, Alessandra Molinaro e Silvia Rotella di Timo Studio Enogastronomico e, dal 2024, anche Rino Gemelli, ndr), lavorando all’organizzazione durante tutto l’anno. È impegnativo ma ci dà una grande soddisfazione: nel tempo è cresciuta anche la domanda di partecipazione, abbiamo avuto persino richieste di portare il festival all’estero. Allora quest’anno ci siamo detti: facciamolo ancora più grande!», racconta l’ideatore. «Rendere l’evento itinerante rappresenta naturalmente una difficoltà in più, con problematiche nuove ogni anno: ma è molto bello riscontrare la partecipazione delle comunità locali, soprattutto nei paesi più piccoli dove tutti sono felici di aggregarsi e dare una mano. Quest’anno siamo voluti rimanere sul mare, arrivando in una zona al sud della Calabria ancora abbastanza selvaggia e poco raccontata: Roccella è una piccola oasi, con un’amministrazione molto attiva e disponibile alla collaborazione, con cui si è instaurato subito un ottimo feeling. Ma abbiamo già proposte da altri sindaci per le prossime edizioni: vogliamo raccontare i luoghi meno comuni di una regione che è fatta anche di entroterra e colline. E non è detto che prima o poi non andremo in montagna».

Maggiori informazioni

foto di Simona Gangale, BOB Fest 2024

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