Distillerie Aragonesi

Distillazioni identitarie

A Ischia, il progetto di Distillerie Aragonesi indaga tradizioni e produzioni liquoristiche del Mediterraneo e riporta sull’isola una tradizione ormai quasi perduta.

Li sorseggiamo distrattamente a fine pasto nell’illusione (smentita dallo zucchero eccessivo) che ci aiutino a digerire piatti troppo abbondanti, li acquistiamo come souvenir di viaggio pensando di riportare a casa un po’ di “spirito” del luogo, ma in realtà spesso sono fatti altrove: liquori e distillati tipici, però, sono molto più di questo. O meglio possono esserlo, diventando tasselli liquidi di un racconto che unisce storia, geografia e antropologia.

È da questo presupposto che ha origine Distillerie Aragonesi, l’opificio aperto nel 2024 – dopo una lunga genesi, che ha preso il via dal Portogallo per tornare poi a “casa” a Ischia Ponte, il borgo ai piedi del Castello Aragonese – da Alessandro e Anna Buono, lui con esperienze nel settore della ristorazione e lei architetto. Ischitani, dopo aver vissuto altrove hanno voluto portare sulla loro isola il cuore operativo di un progetto nato nel 2016 da uno sguardo più ampio e ragionamenti profondi: «Per noi si tratta di un vero e proprio progetto culturale, che ha come ambiente di lavoro e sviluppo il Mediterraneo intero», mi racconta Alessandro Buono, che oggi ha 37 anni. «Siamo partiti da lì, per studiare tradizioni diverse ma con tratti comuni e individuare delle piccole realtà di distillazione che facessero lavorazioni rappresentative di ciascun territorio, uniche e preziose, ma a rischio di scomparsa. Perché la perdita di artigianato vuol dire perdita di cultura».

Distilerie Aragonesi
Anna e Alessandro Buono nel loro opificio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal Portogallo a Ischia

È così che sono arrivati in Portogallo, in un villaggio tra Algarve e Alentejo, dove hanno conosciuto un artigiano che produceva ancora un liquore a base di fico – «uno dei frutti più amati, ma che trova poco riscontro nella distillazione», commenta Buono – a partire dalla lavorazione del frutto essiccato e macerato nell’acquavite ottenuta dalla distillazione in un alambicco del XIX secolo, senza aggiunta di zuccheri se non quelli naturalmente presenti nei fichi stessi né di altri additivi. Oltre ad affiancare l’artigiano nella produzione del liquore battezzato Figaro, raccogliendone la ricetta – che resta però sua,  anche se oggi si produce a Ischia –, i Buono ne hanno curato anche la promozione, dalla bella bottiglia slanciata alla distribuzione, facendolo arrivare nei ristoranti stellati e cocktail bar prestigiosi di tutta Europa e Italia: dalle insegne di Enrico Bertolini al Ritz e il Savoy di Londra.

Un successo che li ha incoraggiati a proseguire, ma anche a concentrarsi sul Sud Italia: «Si pensa che il nostro Meridione non abbia una grande tradizione di distillazione ma non è vero: fare alcol, un tempo, era un’esigenza e ciascuno trovava il modo di farlo con quello che aveva a disposizione. Anche a Ischia, dove i fabbri locali si ingegnavano nella costruzione di alambicchi artigianali e i contadini lo scambiavano l’alcol così distillato con i pescatori. E, visto che sull’isola non cresceva il grano, qui si distillava un prodotto che invece abbondava: l’uva», prosegue Alessandro Buono, che ha seguito un corso alla Scuola Enologica di Conegliano per diventare Mastro Distillatore. «Da questa riflessione ci si è aperto un mondo. Dalla distillazione del vino si ottiene un alcol che trattiene con sé gli aromi della materia prima da cui è ricavato, ed era proprio quello che poteva conferire la tipicità dei liquori ischitani prima ancora di eventuali aromi aggiunti. Così, siamo passati dal preservare una realtà che stava scomparendo, come nel caso del Portogallo, a una che era di fatto scomparsa come era avvenuto a Ischia a partire dall’arrivo del turismo».

Un progetto culturale

Dopo una lunga gestazione resa più complicata dalla pandemia, e in generale dalla complessità dell’attività di distillazione, nel 2023 hanno messo a punto l’opificio, che dal 2024 è diventato pienamente operativo e oggi accoglie, oltre alla produzione, anche la vendita diretta e l’accoglienza a chi, passando di qui, voglia saperne di più. Un’operazione che non è solo – giustamente – economica ma che punta a riallacciare un rapporto in parte interrotto tra l’isola e la sua cultura materiale: «Ischia è una terra agricola, ci sono tanti prodotti di qualità. Ma mancano aziende di trasformazione, e il turismo di base non aiuta a valorizzare il territorio. Noi abbiamo deciso di lavorare esclusivamente con prodotti che crescono qui, dalla frutta come i diversi agrumi alle erbe come finocchietto, mirto o finocchio di mare. In questo modo abbiamo dato vita a una filiera: dopo tanto tempo, i contadini dell’entroterra sono tornati nel borgo di Ischia Ponte per consegnare le loro cassette, riportando in vita quel legame osmotico tra mondo agricolo e urbano che un tempo era alla base della vita locale».

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La pelatura dei limoni per il Limoncello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Limoni, carrube e altri tesori isolani

Sulla base della distillazione del vino, infatti, Distillerie Aragonesi lavora sulla valorizzazione dei prodotti simbolo del luogo. Dai profumati limoni biologici – che qui crescono praticamente tutto l’anno, grazie ai diversi microclimi di quest’isola che è «una montagna in mezzo al mare» – pelati a mano entro 12 ore dalla raccolta, nasce un delizioso Limoncello d’Ischia realmente artigianale, fieramente agrumato e per nulla stucchevole. Ma ci sono anche prodotti meno noti, come la carruba: «È un legume molto mediterraneo, e anche molto ischitano», racconta Buono. «È fortemente rappresentativo della nostra cultura e della nostra cucina: ci ha salvato dalla fame e veniva considerata la “cioccolata dei bambini” ma è stata dimenticata, forse perché era talmente abbondante che non le è stato dato un valore. E sull’isola veniva usata anche in vinificazione come pure altri frutti, dai fichi alle mele cotogne, per arricchire il mosto e supportare la fermentazione, aumentare la resa alcolica e la carica aromatica o correggerne eventuali difetti: una tecnica detta caulara».

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Alcuni prodotti di Distillerie Aragonesi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Così hanno ripreso questa tradizione, ma invertendola, aggiungendo a un liquore di carrube raccolte sull’isola, senza aggiunta di zucchero e a bassa gradazione (18% vol), il mosto di Biancolella, che dà una dolcezza naturale e «100% ischitana» ma anche una parte di acidità. Il risultato è Sciuscella (“carruba” in dialetto campano), un liquore gentile dal carattere vinoso, che ricorda il Porto, con le note di cacao e spezie, tipiche della carruba. Dal legume nasce anche ‘On Carrubo, amaro equilibrato dove alle note di cacao e liquirizia della carruba si aggiungono quelle rinfrescanti degli agrumi di stagione, quella amaricante della genziana, quella mediterranea del rosmarino e la rotondità della mela Annurca.

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E pure Gerone, con cui Alessandro Buono ha voluto dare a Ischia un brandy “proprio”, unico ma comprensibile, chiamato così in omaggio – secondo la leggenda – al condottiero greco che sconfisse gli Etruschi e avviò la fortificazione dello scoglio poi divenuto sede del Castello Aragonese. Distillato di vino di 42%, viene invecchiato in anfore di terracotta che garantiscono la micro-ossigenazione senza coprire i sentori naturali, mentre ai tannini ci pensano appunto quelli estratti dalle carrube enfatizzando al tempo stesso gli aromi di cacao e ciliegia. Una soluzione tecnica che si è rivelata anche fortemente simbolica: «Ischia che è stata la prima colonia greca in Italia, e fu chiamata Pithecusa, che voleva dire “isola dei vasi”. Così, il fatto che il primo distillato dell’isola avesse necessità di un passaggio in anfora ha rappresentato un po’ una chiusura del cerchio».

Sull’isola, i prodotti di Distillerie Aragonesi si possono assaggiare da ristoranti come Danì Maison, L’Indaco del Regina Isabella, Lisola e Giardino Eden. Ma sono anche nelle carte dei distillati di indirizzi come L’Olivo del Jumeirah Capri Palace, Enrico Bartolini al Mudec a Milano, il Reale a Castel di Sangro, Imàgo dell’Hassler a Roma e Pascucci al Porticciolo a Fiumicino.

Maggiori informazioni

Distillerie Aragonesi
Via Luigi Mazzella, 77
Ischia (Napoli)
distilleriearagonesi.com

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