Giovedì 19 giugno Torino ospiterà la cerimonia di premiazione della World’s 50 Best Restaurants 2025: un evento dedicato al fine dining, dove poco più di 1000 persone esperte del settore selezionano i migliori 50 ristoranti al mondo. Non una guida vera e propria, ma una piattaforma gastronomica notiziabile e influente voluta da S.Pellegrino e Acqua Panna: nel giro di pochi anni ha ampliato il proprio raggio di azione, integrando le esperienze culinarie con quelle di ospitalità e di mixology. Lo standard è quello dell’innovazione e del lusso, il ritorno è la conquista di una notorietà e di una clientela selezionata. Entrare nella lista richiede un notevole lavoro di public relations e marketing, così come ospitare l’evento di premiazione è frutto della collaborazione tra soggetti privati, agenzie di destinazione ed enti pubblici.
Se le premesse dietro l’evento parlano di ristoranti di fascia alta, di una cerimonia e di eventi diffusi che richiamano chef, giornaliste e giornalisti, gourmet e visitatori internazionali, la domanda rimane una: dove andare a mangiare, dalla colazione alla cena, a Torino, durante la 50 Best? Vi suggeriamo 12 indirizzi che hanno in comune una parola: divertimento. Locali dove si mangia (e si beve, dai vini al caffè) bene senza le formalità del fine dining, con piatti da condividere e guizzi internazionali. Pensati per defaticare, senza mai perdere di vista la ricerca e la sperimentazione.
Mara dei Boschi
Piazza Carlo Emanuele II, 21
Caffè specialty tostato a Barolo, cioccolateria artigianale e gelati dai gusti strepitosi come foglia di fico o mandorla salata con confettura di albicocche: la sede di Piazza Carlo Emanuele II, che a Torino tutti chiamano Piazza Carlina, ha uno spazio ridotto all’interno e tavolini celesti disposti sotto gli alberi. Non c’è servizio al tavolo, ma se non avete fretta il nostro consiglio è di affrontare quel po’ di fila e cominciare la giornata con un espresso giusto o un cold brew, facendovi consigliare da chi c’è dietro al bancone.
Caffè Baratti & Milano
Piazza Castello, 27/29

Tra i caffè storici di Torino, questo gode della posizione più invidiabile: al centro della città, a pochi metri da Piazza Castello, e con un affaccio sull’elegante Galleria Subalpina. Caffè Baratti & Milano rappresenta 150 anni di storia che si è evoluta: dalla pasticceria della colazione, all’offerta dell’aperitivo e della cena, guidata da Ugo Alciati. Se nei locali storici si viene per l’atmosfera, qui ci si ferma anche per la gola: paste, lievitati, monoporzioni vengono preparate nel laboratorio sotto il locale, a mano, tutti i giorni. Se avete voglia di dolce, chiedete la Torta Baratti: pan di Spagna al cioccolato con mousse al cioccolato 50% insaporito con un tocco di liquore, glassata con ganache al cioccolato fondente 50%.
Caffè dell’Orologio
Via Oddino Morgari, 16 A
Lumache, vitello tonnato, carne cruda, friciulin (polpette piemontesi con spinaci): il Caffè dell’Orologio profuma di accoglienza e di stratificazioni. Si presenta come piola, il nome torinese per le osterie, ma basta accomodarsi e chiedere cosa si può bere per comprendere che l’esperienza è ben più intrigante: la carta dei vini non esiste. O meglio: la carta sono Blue e Lorenzo, gli osti, che accompagnano i clienti alla scoperta del Piemonte più insolito, fatto di bevute rare, abbinamenti sofisticati, vignaioli emergenti. Qui ci si diverte e si sosta, da soli o in compagnia, assaporando la parte più conviviale della regione e della città.
Piattini Caffè & Vini
Via Corte d’Appello, 9/A
Pranzo, aperitivo, ma anche cena e caffè specialty: Piattini Caffè & Vini è una piccola enoteca voluta da Chiara e Costanzo, che hanno costruito un’isola felice dove servono vini naturali e piatti da condividere. Tra crostoni, gazpacho, insalata russa e taglieri di piccoli produttori, la ricerca degli ingredienti è portata avanti con attenzione, in una cucina di prodotto e non di tecnica. Non ci sono sbavature, nei piatti come nel servizio, anche nell’informalità che qui regna, soprattutto tra l’orario dell’aperitivo e della cena. Qui potete assaggiare anche il Vermouth prodotto da loro: Les Guardes Enfants, rosso rubino con base Barbera, fresco e fruttato.
Magazzino 52
Via Giovanni Giolitti, 52/A

Pochi tavoli, moltissimi vini, per uno dei primi ristoranti a costruire un’offerta di menu imbattibile per la qualità, come ad esempio la proposta di due piatti, formaggi o dolce a 39 euro a persona. Tre teste (Diego, Dario e Graziano) che lavorano in sinergia per definire in maniera cristallina l’identità di Magazzino 52: cucina mediterranea, territorio piemontese, etichette da perdere la testa, italiane e internazionali, e atmosfera rilassata. I piatti cambiano spesso, e non includono molte proposte per chi non mangia carne o pesce; le cotture e gli abbinamenti sono immediati, semplici ma cangianti.
Luogo DiVino
Via San Massimo, 13
C’è un po’ di Brasile in questo Piemonte: Luogo Divino nasce da teste e pance brasiliane, tra cui quella del patron Diego Dequigiovanni, e dalla volontà di offrire una cucina diretta ed elegante. Qualche piattino da condividere, tre primi e tre secondi tra cui scegliere: il menu sta su un foglio, seguendo le stagioni e gli abbinamenti ibridi. In carta troverete sempre verdure, un risotto (come quello con crema di pomodori, basilico e stracciatella), e spezie dall’America del Sud come le acciughe del mar Cantabrico affumicate, con burro aromatizzato alla Tajin messicana. La carta dei vini è ricca, con etichette ricercate e dei vini al calice mai banali.
CouCou
Via Carlo Ignazio Giulio, 2/G

CouCou è un outsider in questa lista, o almeno è l’apertura più recente, e forse anche quella guidata dalle persone più giovani. Sono Luca, Martina e Giovanni: 37, 29 e 31 anni. Tre giovani soci che arrivano da esperienze di ristorazione diverse, e hanno scelto di aprire un locale parigino a Torino: l’ispirazione è quello del bar à vin, ma dove vino e miscelazione vanno di pari passo. La cucina offre piccoli piatti da condividere e proposte più complete come la sublime bouillabaisse, qui in una versione con pasta rotta in salsa di pesce, polvere di capperi, crème fraîche, cozze e tartare di gamberi. Gusti spinti, una predilizione verso l’acido, ingredienti brillanti spinti da oli aromatizzati. Una Francia italianizzata e giovane, audace e divertente.
El Beso
Via Bernardino Galliari, 22
Da anni El Beso propone una sola cucina: quella messicana, autentica. Lontano da influenze più commerciali, si viene qui per godere di piatti sostanziosi dove carni, pesci e spezie si combinano per creare un’esperienza di degustazione profonda, e curata. Il menu si divide tra entrate da condividere come il guacamole o i frijoles refritos (una crema di fagioli neri e formaggio), antipasti come la sopa tarasca (zuppa di pomodoro e crema di fagioli con croccantini di mais, panna acida, formaggio fresco e avocado) per poi passare ai piatti forti come il cerdo en adobo: pancia di maiale cotta a bassa temperatura, servita con crema di patate e chorizo de Toluca (salsiccia alla messicana). Non mancano i tacos, e i vari piatti classici di carne come cochinita, barbacoa e carnitas.
Azotea
Via Maria Vittoria, 49 B
Si viene da Azotea per una combinazione esplosiva: cucina nikkei (di contaminazione nippo-peruviana), e miscelazione contemporanea, dove i cocktail completano i piatti. Qui il fine dining c’è e si fa godere, diviso tra tapas e cucina. Le prime propongono street food sudamericano e giapponese, come empanadas con pollo saltado o yakitori al robatoyaki. La cucina unisce Perù, Giappone e Italia tenendo viva la tradizione e utilizzando ingredienti del territorio (tuberi, legumi, peperoncini, fermentazioni come chicha de jora) rivisitati in chiave contemporanea. Cibo e cocktail dialogano, con pairing che lavorano sullo spettro aromatico dei piatti: non è raro trovare ingredienti come l’aji amarillo, il daikon e il miso nei cocktail come nei piatti.
San Tommaso 10
Via San Tommaso, 10

Quando si parla di cucina italiana tradizionale, esistono piatti che rievochiamo subito: l’insalata russa, gli gnocchetti alla pescatora, l’agnello con fave e menta. Ma la tradizione può essere ribaltata se a interpretarla è uno chef che possiede basi solide e spirito contemporaneo: è il caso di Gabriele Eusebi, chef del Santommaso 10, storico ristorante del Gruppo Lavazza riaperto pochi anni fa. In un ambiente minimalista gli occhi vengono stupiti dal carosello di antipasti e da piatti come i Princisgras di finanziera: un incontro tra una lasagna marchigiana e una finanziera piemontese, che mescola ragù di cortile, di manzo e regaglie di diverse tipologie. Il consiglio è di farsi coccolare dal menu degustazione Reclame, a 75 euro a persona.
Orma
Via Sant’Ottavio, 52 D
Se a Torino si beve benissimo, da Orma, in Vanchiglia, si bevono etichette rare: vini francesi più che italiani, con un approccio naturale, di vignaioli fuori dalle grandi distribuzioni. I proprietari viaggiano per conoscere, bere, stappare e offrire: cercano per curiosità, degustano per distinguersi, con un duplice risultato. Da una parte difendono e ravvivano la figura dell’oste, che della ricerca dei prodotti artigianali fa la sua cifra distintiva: la loro offerta non assomiglia a quella di altri. Dall’altra, hanno la possibilità di sfuggire ai ricarichi delle distribuzioni, e quindi qui si beve bene e a prezzi equi. La carta del cibo è agile e contiene materie prime fresche, cucina stagionale, formaggi e affettati del Piemonte, e una divertente contaminazione francese.
The Goodman
Via delle Orfane, 24 H
Chiudiamo con un cocktail da The Goodman, posto dall’atmosfera intima anche grazie al blu delle pareti. Il locale è un salottino ispirato all’epoca Deco, e qui la miscelazione diventa un gioco che non smette mai di stupire: la carta presenta diverse creazioni signature tutte ispirate ai tarocchi, una più ricercata dell’altra. Vi segnaliamo La Forza: Bulldog Gin, Campari, Vermouth del Professore Classico, Skinos Mastiha. Tra i best of imperdibile Il Kellar, con Gin Portobello road n°171, lampone, liquore alla rosa e crema di cheese cake.