Se dici capperi dici Pantelleria e – probabilmente – pensi a La Nicchia, marchio che è diventato sinonimo dei sapori panteschi a cominciare dai deliziosi bottoni floreali della pianta locale per eccellenza (insieme alla vite) fino a foglie e frutti, coltivati e trasformati fin dal 1949 in un’ampia gamma di vasetti che racchiudono i profumi della “Perla Nera” del Mediterraneo. Un’isola che affascina chiunque vi sbarchi con la sua natura spesso primordiale e i suoi sapori intensi.
Non fa eccezione Pasquale Bonsignore, designer e progettista d’interni campano, cittadino del mondo ma stregato dalla Sicilia e dalle sue isole minori, che qui ha fatto uno dei “campi base” del suo progetto Incuso con cui – tra Campania e Sicilia – seleziona e trasforma olive, pomodori e altro coltivati con cura e secondo le sue indicazioni coinvolgendo gli agricoltori e le comunità locali: a Pantelleria, in particolare, origano e uva passa zibibbo e naturalmente capperi e cucunci in collaborazione con il capperificio Bonomo&Giglio oggi guidato da Gabriele Lasagni, cui appartiene il marchio La Nicchia. È proprio da questi, e dalla lettura di un articolo di Lasagni in cui denunciava la crisi e la gestione poco virtuosa della produzione di capperi sull’isola.
Adesso, la joint-venture tra Incuso e La Nicchia si allarga coinvolgendo altri tre professionisti – un agricoltore locale, un’esperta forager e un divulgatore del bere miscelato – per un nuovo progetto e il lancio di un prodotto che punta sugli inebrianti aromi mediterranei di erbe, fiori e bacche dell’isola e sul settore in crescita di mixology e distillazione.
Nascono così la startup LABO Officine Pantesche – che vede le due aziende promotrici ufficialmente affiancate nell’ottica di un laboratorio di sperimentazione permanente che racconti la vera essenza dell’isola, lontana da luoghi comuni e turismo poco consapevole – e D’Stilla, sua prima incarnazione in una collezione di quattro distillati che racchiudono in altrettante bottiglie l’animo selvaggio dell’isola di origine vulcanica lavorando sulla purezza: il nome rimanda naturalmente all’antica arte della distillazione ma anche all’incredibile spettacolo del firmamento che si può godere da Pantelleria grazie alla sua posizione isolata, alla quale si devono anche le condizioni – escursione termica in primis – per cui qui le erbe prendono aromi unici e intensi.
A selezionare le botaniche ci ha pensato Antonio D’Ancona, che a Pantelleria è specializzato nella coltivazione di erbe aromatiche e spezie oltre che nella produzione di vino, con la collaborazione di Ines Iommatzsch, raccoglitrice di erbe spontanee che traduce in tinture madri ed essenze; mentre a combinarle e trasformarle in spirits dal gusto appunto dritto e “puro”, unendo complessità ed equilibrio, è stato Giovanni Ceccarelli, formatore e divulgatore nel mondo della mixology.
Sono nate così le prime quattro etichette: il Distilled Dry Gin fresco e vivace, dove il ginepro (al 50% è quello comune e a 50 % è ginepro fenicio, specie autoctona spontanea, in due diverse fasi di maturazione) è unico protagonista, ottimo per il fine pasto o in un Martini classico; il Dry Gin che si arricchisce delle note aromatiche di carota, pino di Aleppo, malva rosa, rosmarino selvatico e critmo, creando un originale insieme di sensazioni terrose, resinose, floreali, vegetali e sapide che possono rendere diverso dal solito un Gin Tonic o un Negroni; l’avvolgente Amaro, che unisce le note balsamiche dell’alloro, quelle floreali e intense della lavanda e quelle erbacee del rosmarino selvatico ammorbidite dall’aggiunta di miele, ideale come digestivo o per long drink; e il Bitter, che cattura gli aromi intriganti e rinfrescanti di salvia, menta, origano e citronella mescolandoli con quelli caldi e balsamici del pino di Aleppo, per un aperitivo originale o per dare un twist pantesco e mediterraneo all’Americano. Perfetto da bere davanti al mare sull’isola, utile pure per alleviarne la nostalgia se si è lontani.