Cerca
Close this search box.
coccia levoni

Enzo, Andrea e Marco Coccia. La pizza fa notizia.

Un'intera famiglia dedita alla specialità napoletana, e le ultime due generazioni a confronto per un obiettivo comune.

La pizza per i Coccia è decisamente una questione di famiglia: Enzo Coccia – classe 1962, da tutti riconosciuto come il principale innovatore della pizza napoletana, il primo ad aver dato un nuovo corso a questa specialità aprendo la strada per la grande “rinascita” degli anni 2000 – è il maggiore di quattro fratelli pizzaioli: Ciro ha la sua pizzeria a Pozzuoli, La Dea Bendata, mentre Carmine e Salvatore lavorano all’estero. Tutti e quattro sono cresciuti nel locale del padre Antonio, la pizzeria e trattoria Fortuna (ancora seguita da Ciro), nel cuore del rione Stella a poca distanza dalla stazione centrale di Napoli.

Enzo ha iniziato proprio lì a muovere i primi passi per aiutare il padre, vendendo le pizze al banco esterno e imparando il mestiere, ma anche le sue difficoltà. Tanto che a un certo punto aveva deciso di cambiare vita, imbarcandosi per un corso come allievo ufficiale (il mare è la sua altra grande passione, ed è spesso una fonte d’ispirazione per le pizze). Poi, però, il richiamo delle origini ha avuto la meglio e lui ha trovato la sua strada aprendo, nel 1992, la pizzaria al civico 53 di via Caravaggio (a cui ha fatto seguito, nel 2010, una seconda sede a qualche centinaio di metri, con una proposta più ricercata) chiamata La Notizia, dal capolavoro di Orson Welles Quarto Potere: “se il titolo è grande, la notizia diventa subito importante”.

E lui l’ha fatto davvero, notizia, sovvertendo quelle che erano le “regole non scritte” della pizza napoletana: dall’aprire un locale lontano tanto dai suggestivi vicoli del centro storico quanto dalle zone dello shopping elegante, allo snodo tra i quartieri di Fuorigrotta, Vomero e Posillipo, fino alla tipologia di pizza proposta, che si allontanava da quella sottile anche nel cornicione e stesa fino a strabordare dal piatto di via dei Tribunali, e per la prima volta puntava su un impasto lievitato a lungo per avere il massimo della digeribilità e su condimenti un po’ più originali del solito (senza strafare) e soprattutto con ingredienti di prima qualità, a cominciare da pomodoro, olio extravergine e mozzarella.

Il tempo gli ha dato ragione: le sue sono state tra le prime pizze a finire sui giornali e sulle riviste di settore, in anni in cui questo cibo non era ancora stato ammesso nei ranghi della critica gastronomica. E lui è diventato un acclamato “maestro” – con corsi richiestissimi da aspiranti pizzaioli di tutto il mondo, consulenze internazionali e due libri dedicati agli aspetti tecnici della pizza in stile partenopeo e alla pizza fritta – e un ambasciatore importante per questo mondo: già tra i fondatori dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani (da cui è poi uscito, confermando il suo spirito libero), vanta oggi una stretta collaborazione con il Museo di Capodimonte, fiore all’occhiello della rete museale cittadina, e con l’associazione Amici di Capodimonte che ne sostiene le attività.

Insomma, Enzo si conferma sempre capace di guardare avanti. Oggi, il suo sguardo comprende anche il futuro dei suoi due figli maschi (mentre Giulia, la minore, ha scelto di percorrere altre strade): Andrea – 26 anni e una laurea in progettazione del turismo culturale in tasca, con la tesi sulla pizza come Patrimonio Unesco discussa pochi mesi prima del riconoscimento – è il pizzaiolo della Notizia 94, dove Enzo fa da padrone di casa. Mentre Marco, 23 anni, si occupa della sala (e della supervisione) della Notizia 53, accanto a un collaboratore storico. Tutti e tre si ritrovano fianco a fianco in occasione di eventi e serate particolari.

Due generazioni e tre personalità molto diverse – «Io sono piuttosto eccentrico e voglio sempre avere l’ultima parola, Andrea à molto istintivo e parte in quarta mentre Marco è molto riservato e riflessivo e ha lo stesso carattere si mia moglie Daniela», dice Enzo – che hanno però trovato il modo di collaborare dandosi degli obiettivi comuni. In particolare, il “passaggio di testimone” tra Enzo e Andrea al banco non è stato semplicissimo e lineare: «Dopo aver terminato l’università sono andato a lavorare in pianta stabile in pizzeria, dove fino ad allora ero stato solo saltuariamente, ma i rapporti non erano idilliaci – racconta Andrea – così sono andato a Glasgow per fare altre esperienze. Dopo pochi mesi, però mi sono reso conto che alla Notizia si lavorava in modo diverso e ho deciso di tornare, cercando di trovare un punto d’accordo con mio padre. Un po’ alla volta sono riuscito a trovare i miei spazi, sia al banco della pizzeria sia accompagnandolo negli eventi all’estero, fino a quando nel 2019 ho avuto l’opportunità di seguire una consulenza a Dublino. Da quell’esperienza sono tornato con un bagaglio tecnico più forte di prima ma soprattutto con un approccio diverso». La pandemia ha fatto il resto, facendolo riflettere su tante cose e portandolo ad abbracciare una visione a 360° di questo lavoro, dagli impasti ai rapporti con clienti, dipendenti e fornitori, fino alla formazione di cui adesso si occupa lui. E ha creato nuove pizze, come quella con Mozzarella di Bufala Campana Dop, crema di broccoli baresi e acciughe di Cetara e caciocavallo grattugiato aggiunti dopo la cottura, con la loro sapidità a riequilibrarne la dolcezza.

«Oggi possiamo dire di essere anche noi, come i Mellino de I Quattro Passi di Nerano che sono per noi un modello, “un’attività famigliare con uno sguardo internazionale”, in sintonia con un prodotto come la pizza che è strettamente legato a Napoli ma amato e venduto in tutto il mondo. In questo mio padre è stato senza dubbio fonte di ispirazione e insegnamento; ma è anche un percorso che ho portato avanti in autonomia. È un po’ come quando si va a scuola guida: l’istruttore è fondamentale ma poi impari a guidare sul serio quando sei in macchina da solo».

L’aspetto su cui è più difficile trovare un accordo sono i ritmi di lavoro e la gestione del tempo, causa spesso di discussioni animate: «Quando ho iniziato io a lavorare con mio padre, negli anni Settanta, il mondo della pizza era molto diverso da quello di oggi ed era normale sacrificarsi stando in pizzeria 15 ore al giorno, per necessità», dice Enzo. «Oggi le cose sono cambiate ma si deve avere la consapevolezza che se si vuol fare questo lavoro in modo ottimale bisogna sacrificare il tempo libero e molte cose importanti. Servono rigore e disciplina, come una vera e propria missione. Sono due mondi diversi che si scontrano, a causa dell’età, ma l’importante è trovare una sinergia attraverso il confronto. Io a volte faccio un passo indietro, spogliandomi della mia esperienza per provare a vedere le cose dal loro punto di vista. E la soddisfazione è tanta quando i clienti mi dicono che, anche se non ci sono io, sono soddisfatti allo stesso modo. Quello che mi piace dei miei figli, poi, è che non si sono montati la testa e non vivono solo di immagine», prosegue. «Sono anche consapevole che se da un lato la mia esperienza è fondamentale, è altrettanto importante avere una visione nuova per guardare al futuro».

E in questo caso lo sguardo dell’intera famiglia punta nella stessa direzione. Per la precisione a Sant’Agata sui Due Golfi, in quel pezzo incantato di terra che si affaccia sulle sponde della Penisola Sorrentina, a poca distanza da luoghi di culto gastronomico come Don Alfonso 1890 o la trattoria Lo Stuzzichino. Qui, un edificio di inizio Novecento su tre livelli e con oltre due ettari di giardino da rimettere a posto un poco alla volta – battezzato opportunamente Paradisiello – ospiterà l’attività estiva della famiglia Coccia, contribuendo a rendere la destinazione un vero e proprio polo gastronomico. «Vidi questo luogo anni fa e mi dissi che sarebbe stato il futuro dei nostri sogni», riassume Enzo. Di sicuro farà notizia anche questo.

Maggiori informazioni

via Michelangelo da Caravaggio, 53
via Michelangelo da Caravaggio, 94
80126 Napoli

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
Articoli
correlati