Festa a Vico è ormai alle spalle e anche quest’anno ha inondato le strade di Vico Equense con eventi dedicati alla cucina, alla cultura e al territorio.Come sempre, il focus è stato sulla cura per il prossimo: l’intero ricavato della tre giorni di eventi è stato devoluto in beneficenza a cinque progetti solidali. Parliamo di una cifra ragguardevole: 280mila euro, frutto di una partecipazione che ha superato ogni previsione. Gennaro Esposito, ideatore della manifestazione, ha affermato che questo è un «evento costruito sulle persone, sulle individualità, ma soprattutto sul grande gruppo della cucina italiana. È stato emozionante vivere gli abbracci tra gli chef durante le serate, quella fratellanza profonda che unisce chi condivide la stessa passione e visione», ha dichiarato il due stelle Michelin, sottolineando lo spirito unico che da sempre anima l’iniziativa.
Cos’è successo nelle tre giornate di Festa a Vico
Un inizio in grande stile: Massimo Bottura, Carlo Cracco e Alex Atala e altri grandissimi chef e pasticcieri riuniti per allietare gli ospiti della prima sera. Il pranzo successivo alla Torre del Saracino ha messo al centro l’intesa tra cucina e enologia: sommelier internazionali come Himanshu Saini e bartender del calibro di Dom Carella hanno guidato la valorizzazione dei piatti attraverso un dialogo tra sala e cucina, superando i confini della tradizione gusto-abbinamento.
Il cuore popolare della manifestazione è stato la Repubblica del Cibo, appuntamento che ha visto tra vie e cortili più di 180 chef impegnati in street food creativo, mentre l’evento Promessa è una Promessa ha acceso i riflettori sui nuovi volti dell’alta cucina. Tra questi ultimi abbiamo particolarmente apprezzato il lavoro di Andrea Fugnanesi, della Stua da legn alta cucina naturale, che ha preparato uno spaghetto con la cipolla, esaltando a pieno un ingrediente povero. Ottimo anche il cappello del prete di anatra, stagionato bordona ed erbe raccolte di Andrea Serafini, di Casa Serafini, una pasta ripiena ben eseguita e ricca di sapore. Impossibile poi non menzionare altri due piatti di pasta: pastratedda, mandorle, limone e salicornia di Francesca Barone, chef della Fattoria delle Torri, e la pasta e piselli alla brace presentata da David Fiordigiglio e Simone Falsaperla.

Barone ha fatto conoscere a noi tutti la pastaredda, un’antica pasta di semola siciliana simile alla fregula sarda, utilizzata come se fosse un risotto, con le mandorle a fingere di essere burro. Un piatto cremoso, gustoso, goloso, assolutamente da riprovare. Il secondo ricorda esattamente la pasta e piselli casalinga ma con quel tocco in più che porta sì la firma dei due giovanissimi cuochi ma anche quella di Victor Arguinzoniz di Asador Extebarri, ristorante in cui i due hanno lavorato. La pasta e piselli in questo caso è cotta letteralmente su una brace e assorbe tutto l’aroma. Un piatto caloroso, quasi primordiale, molto gustoso. In abbinamento abbiamo particolarmente apprezzato il Chianti Classico di Ruffino e il Primitivo di Manduria di Le Fabriche.
Chiusura in bellezza con il Cammino di Seiano, una passeggiata nella frazione mozzafiato di Vico Equense, dove percorsi culinari e musicali si sono fusi in un’esperienza immersiva che ha unito paesaggio e gastronomia. Qui si sono susseguite firme di prestigio di ogni ambito della cucina: dal fine dining con Fabio Pesticcio, Peppe Guida, Cristina Bowerman tra gli altri, alla pizza con Ciccio Vitiello, fino al sushi, con il maestro Ignacio Ito o le grandi trattorie di pesce, come Vizi di Mare.
Nel beverage, le masterclass curate da Gianni Fabrizio hanno offerto approfondimenti su vini botritizzati e Marsala d’eccellenza, mentre Danielle Callegari di Wine Enthusiast ha guidato un confronto tra bordolesi italiani e francesi. La sessione finale, “Quel goccio a Vico”, ha esplorato distillati italiani e internazionali, offrendo un percorso sensoriale completo.