Cerca
Close this search box.
Corrado Assenza

,

La Sicilia di Corrado Assenza

Come un bambino che perlustra il territorio ibleo

Testo estratto dal numero speciale Italianissimo: 20 (+1) racconti d’autore per 20 regioni

Ho avuto una grande fortuna: quella di nascere in una famiglia che ha vissuto sempre in modo profondo il territorio. Anzi, i territori: il nonno materno era di Noto, dove sono nato e cresciuto io, i nonni paterni erano invece di Modica. Così, ho sommato due aree che non sono identiche, né tanto meno sovrapponibili. Me ne resi conto fin da ragazzino: mio padre – i cui genitori erano contadini, allevatori e piccoli possidenti terrieri – aveva scelto di vivere in campagna. Anche la famiglia di mia madre aveva una proprietà terriera. Perciò, ho imparato presto a conoscere il territorio e ad averne una precisa configurazione spazio-temporale soprattutto grazie a mio zio materno Umberto, che amministrava i beni di famiglia e mi portava con sé nei suoi giri in occasione della raccolta delle mandorle o delle carrube o quando si faceva il mosto per il vino, si raccoglieva il grano o le olive. Poi l’ho girato – a piedi, in bici, in moto, in auto, in furgone – da solo e con gli amici, prima da boy scout e poi per interesse professionale, per andare a ricercare prodotti e fornitori. Non ho mai smesso di fare il bambino che perlustra il territorio!

E che nel territorio trova e ammira il paesaggio, quello delle colline, delle vallate, del piano e del mare, quello disegnato dalle stagioni e dai raccolti, quello vissuto dalle persone che tutto questo utilizzano quotidianamente per trarne sostentamento per le proprie vite. E che impara, da bambino appunto, che il Paesaggio – quello che ancora oggi adoro più di ogni altro – è fatto di cultura popolare orale, materiale, conoscenza empirica applicata al lavoro dell’uomo: contadino, allevatore, pastore, casaro, pescatore. Crescendo, mi sono reso conto che quest’ultimo è fatto soprattutto di persone: un conto è la morfologia e un altro ciò che gli uomini fanno, o non fanno. Così, ho finito per frequentare molto assiduamente il modicano, e dunque la provincia di Ragusa, i dintorni di Noto piuttosto che il territorio della provincia di Siracusa.

I “miei” Iblei hanno la porta d’accesso a Noto, spalancata verso Modica. Da ragazzo ho imparato ad apprezzare le diversità e le similitudini tra i due territori; a scandagliarne i dettagli per comprendere la provenienza e la genesi, il carattere e l’indole delle persone. Ho trovato una maggiore affinità con le persone oltre che dei prodotti strepitosi: dall’olio extravergine di Frigentini alle erbe aromatiche che Enrico Russino coltiva tra Scicli e il mare, nel suo vivaio affacciato sulla costa che guarda l’Africa mentre per la mandorla, ingrediente di riferimento della produzione del Caffè Sicilia, uso quella della varietà Romana, a guscio duro, che storicamente cresce nel territorio di Noto da dove provengono anche gli agrumi utilizzati per ogni nostra produzione.

Ma ho un forte legame anche con la costa ragusana, dove mio padre in inverno mi portava a guardare il mare in tempesta. Non erano ancora arrivate le serre e l’agricoltura industrializzata che hanno cambiato il destino di questo paesaggio incontaminato abitato solo da pescatori o contadini. Ma da queste parti, pure senza l’intervento umano, la terra sa esprimersi in modo imponente, dandoci una grande lezione: penso alle erbe officinali aromatiche selvatiche che nascono dove scelgono loro, dove possono prosperare. Per me questi aromi sono compagni d’avventura imprescindibili: i biscotti che facciamo profumano di erbe raccolte sulla collina incolta – timo, rosmarino, salvia, finocchietto selvatico – così come l’acqua aromatica con cui rinfrescarsi nelle calde giornate estive sa di timo e salvia o di rosmarino, pepe nero e aghi di pino marittimo. Questo, per me, è il significato profondo di esprimere la nostra terra, raccontarla e darle spazio nel nostro lavoro.

Ecco perché sono estremamente sconfortato dai ripetuti incendi – di certo non frutto di autocombustione – che da alcuni anni stanno distruggendo il territorio ibleo, senza che nessuno intervenga. Arrivando a Noto da Catania, all’altezza di Augusta, dalla collina che guarda lo Ionio – testimone prima dello sbarco dei coloni greci e poi dello scempio del petrolchimico – fino alla costa è tutto andato bruciato: di recente mi è capitato di atterrare a Fontanarossa a tarda notte e tornando verso casa, per effetto dell’inversione termica notturna, sono stato preso alle narici e alla gola dall’odore della campagna arsa viva, con i suoi alberi di mandorlo, ulivo e carrubo, con la flora spontanea minore azzerata per sempre. L’acqua del mare versata dai Canadair sugli incendi, che cambia il pH del terreno, fa il resto: sono eventi che azzerano i contatori, stiamo perdendo la biodiversità di un patrimonio millenario frutto di un’evoluzione della natura in costante divenire.

Certo, sarà capace di ripartire ma adattandosi, nasceranno piante colonizzatrici e adatte a vivere in un ambiente nuovo mentre ci vorranno millenni prima che si possano riformare una ora e una botanica interessanti dal punto di vista paesaggistico e alimentare. Sommato agli effetti del cambiamento climatico stiamo praticamente spalancando le porte al deserto in un territorio ricco come pochi, inclusi i luoghi del turismo naturalistico e delle coltivazioni agricole: anche il centro di Noto è stato lambito dalle amme, come la fascia costiera della riserva di Vendicari, la Val d’Anapo, i mandorleti, i vigneti. Quello che fa più male è il silenzio dei più, gli unici a parlarne sono i ragazzi del MAI – Movimento Antincendio Ibleo, aggregazione nata spontaneamente dal basso – ai quali sono grato per il meritorio incessante lavoro. C’è bisogno dell’intervento della magistratura e delle forze dell’ordine ma soprattutto è importante far capire alla gente come sia necessario vigilare e preservare la nostra terra.

Maggiori informazioni

La ricetta: Frollini alla mandorla ed erbe

Titolare del Caffè Sicilia di Noto, tempio della pasticceria siciliana contemporanea, ma da sempre esploratore di ogni sfumatura del gusto a prescindere dalle coordinate dolci, Corrado Assenza è anche e soprattutto un cantore e custode del territorio ibleo e dei suoi sapori.

Foto di Francesco Di Martino

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
Articoli
correlati