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Bangkok

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La svolta di Bangkok

Una nuova generazione di chef thailandesi reinterpreta i sapori ancestrali con risultati deliziosi.

Da Potong, un locale di alta cucina sino-thailandese nascosto nei labirinti di Chinatown a Bangkok, ogni ospite trova accanto al piatto una lettera indirizzata ai nonni della chef e proprietaria Pichaya “Pam” Soontornyanakij. «Cerco non solo di salvare dal dimenticatoio gli ingredienti tradizionali più stimolanti» scrive, «ma anche di creare un genere nuovo e audace che rispetti, al tempo stesso, gli ingredienti che usavate un tempo nel vostro piccola cucina sul balcone».

Il menu degustazione di 20 portate che arriva in tavola è come una dichiarazione d’amore agli antenati di Soontornyanakij, che per cinque generazioni hanno mandato avanti un’attività di medicina erboristica proprio in questo palazzo un po’ logoro, tanto da tremare tutto quando i tuk-tuk sferragliano nel vicolo di fronte. Una delle prime portate è una versione del rad na, piatto di noodles di riso serviti in un denso sugo, diffuso nelle cucine della zona. Soontornyanakij ne simula la consistenza con gelatina di aceto e sostituisce i tipici funghi di paglia con spugnole e caviale. A seguire, arriva una minestra di granchio ed erbe il cui aroma porta alla mente una passeggiata a Yaowarat, la strada principale di Chinatown piena di negozietti di spezie.

Gli antipasti, serviti su un vassoio girevole al centro del tavolo, prevedono dell’anatra dry-aged, un dolce char siu di manzo e una versione del kai toon (crema di uova al vapore) impreziosita da pepe di Szechuan e coscia d’anatra macinata, tremolante come del mapo tofu. Il prezzo? Ben lontano dalle delizie a basso costo vendute dietro l’angolo. Quando ho lasciato la mia natia Olanda per prendere casa a Bangkok una decina di anni fa, spendere una somma a tre cifre per un pasto thailandese accadeva di rado.
Per chi se lo poteva permettere, queste cifre astronomiche erano riservate per gli sfarzosi banchetti cantonesi serviti nelle dorate sale da pranzo degli hotel a cinque stelle della città, o per i ristoranti fusion d’impronta francese o europea situati nelle maestose ville di legno nei quartieri più eleganti di Bangkok.

Chi andava a spendere soldi per mangiare cucina locale, lo faceva dove si servivano i menu degustazione di cibo super ricercato – tra gamberi di fiume minuziosamente impiattati, frutta riccamente scolpita e stuzzichini avvolti in foglie di betel o petali di loto – che ha le sue radici nelle cucine reali dei secoli XIV-XVIII. Ma quando nel 2016 tra i ristoranti del Paese cominciò a girare la voce sul debutto della guida Michelin della Thailandia, ci fu un’inversione di rotta. Mentre nello stesso periodo venivano lanciate anche le edizioni locali di programmi tipo MasterChef e Top Chef, una smania culinaria si impossessò della città. Varie organizzazioni internazionali cominciarono a dare premi a destra e a manca. E, nonostante agli inizi i riflettori fossero comunque accesi sulla gastronomia internazionale, negli anni successivi ristoranti come Nahm, Sorn e Le Du piano piano cominciarono a fare capolino tra i vincitori.

«I clienti ormai sono molto più capaci di apprezzare il talento di chi cucina», dice la giornalista gastronomica Pruepat Songtieng. «Perché il cibo thailandese deve essere per forza modesto dal punto di vista economico? La nostra cucina affonda le sue radici in una storia e una cultura millenarie. Ci vuole molto impegno per produrre una pasta di curry come si deve, ed è altrettanto difficile che imparare a fare una béchamel perfetta, se non addirittura di più. La gente ha finalmente meno timore di mettere l’arte culinaria thailandese allo stesso livello di qualsiasi altro tipo di cucina di fama».

Questo cambio di mentalità – assieme a budget maggiori – ha spinto una nuova ondata di giovani chef del luogo come Soontornyanakij a cominciare a riportare in vita le ricette del proprio patrimonio gastronomico. Ecco che i menu degustazione europei hanno smesso di rappresentare l’unica strada verso il successo economico e culinario. Antichi libri di ricette e classici regionali di cibo di strada sono diventati così l’ispirazione per menu in stile samrub (il tipico pasto condiviso alla thailandese) capaci di avere la stessa portata di quelli europei.
Il cambio di direzione ha anche fatto rinascere l’interesse e la domanda per gli ingredienti locali. «In passato, pensavamo tutti che i prodotti d’importazione fossero sempre migliori e che aiutassero a posizionarsi un gradino più su» dice Chalee Kader, che è stato uno dei primi chef di alto profilo a puntare sulla carne di provenienza nazionale nel suo ristorante “nose to tail” 100 Mahaseth, aperto nel 2017. «Adesso, gli chef vanno a scovare in ogni angolo del Paese ingredienti nostrani, rari e di ottima qualità, che diventano finalmente protagonisti grazie a un tipo di narrazione che non esisteva nei tempi passati».

Nell’ultima impresa di Kader, Wana Yook, all’interno di un palazzo centenario color limone nell’animato quartiere di Ratchathewi, lo chef si rifà agli onnipresenti banconi di Khao Gaeng, che durante le ore della colazione e del pranzo riempiono le strade del Paese del rumore metallico dei coppini che versano curry coloratissimi e soffritti piccanti su scodelle di riso. Durante una visita recente, il maître di Wana Yook spiegava con orgoglio l’origine di ogni singola varietà locale di riso servita in accompagnamento a ciascuna delle 12 portate, dal curry agro di maiale chamuang alla piccante zuppa di manzo tom jiw.
Oggigiorno, Bangkok è anche il luogo dove trovare eleganti interpretazioni di quasi tutte le cucine regionali della Thailandia. North, dal nome azzeccato, in una tranquilla stradina della zona bassa del quartiere di Sukhumvit, propone piatti dalle province settentrionali mentre il richiestissimo Sorn, di Supaksorn Jongsiri, ha già conquistato due stelle Michelin per il suo menu degustazione della Thailandia del sud. Da Sri Trat, un ritratto della madre dello chef presiede la sala da pranzo rivestita di teak, dove i commensali apprezzano le zuppe a base di pesce e i condimenti tipici della zona orientale che lei condivideva con la famiglia. Mentre da Zao, enoteca-ristorante dove domina il cemento nel distretto alla moda di Ekkamai, la proprietaria Eve Nutthida Palasak si affida al pla yon (pesce di acqua dolce fritto e ricoperto di aglio tritato) e a una dozzina di versioni di Som Tum con una piccante pla ra (pasta di pesce fermentata) per chiarire una volta per tutte quanto sia ottima la cucina del Nord-Est.

«Molti ritengono che il cibo Isan sia troppo piccante e poco sofisticato», dice. «Ma i piatti con i quali sono cresciuta erano invece molto complessi, con tante erbe e ingredienti non facilmente reperibili nei mercatini di Bangkok». Gli chef di tutta la città fanno ricorso ai sapori tradizionali per mostrare un nuovo aspetto della cucina locale. «Il cibo thailandese è uno dei migliori al mondo», dice Kader. «Ma mi sembra che solo adesso la gente se ne stia rendendo conto».

Dove dormire

The Peninsula Bangkok

Dalla riva ovest del fiume Chao Phraya, questo regale hotel offre stanze arredate con teak, oro, e seta preziosa, oltre a una vista spettacolare sulla giungla di grattacieli del centro.
peninsula.com/bangkok

The Standard Bangkok Mahanakhon

Ubicato tra l’ottavo e diciottesimo piano del grattacielo dall’aspetto pixellato King Power Mahanakhon, ha un carattere divertente anche nelle stanze, dove il classico beige della maggior parte degli hotel di lusso di Bangkok lascia spazio a colori accessi e curve decise.
standardhotels.com

Baan Tuk Din Hotel

Ricavato in una fascinosa casa secolare, questo boutique hotel di 19 stanze propone suite arredate con mobili d’antiquariato e un vivace cocktail bar. In un piccolo cortile alle spalle di Dinso Road, è a due passi dallo street food dei banchi più famosi, come il pad thai di Thipsamai e le leggendarie omelette di granchio di Jay Fai.
baantukdinhotel.com

Dove Mangiare e bere

Potong

Nella piccolissima cucina di un palazzo storico di cinque piani, Pichaya Soontornyanakij trasforma in fine dining classici di cibo di strada cinese e ricette della sua famiglia sino-thailandese. Non perdetevi il bar per il bicchiere della staffa.
restaurantpotong.com

Zao

Utilizzando ingredienti consegnati due volte a settimana da un mercatino alimentare della Thailandia del nord, questo ristorante valorizza la cucina Isan con piatti come il Som Tum.
instagram.com/zaoisan

Aksorn

Lo chef australiano David Thompson, trapiantato in Thailandia dal 1988, prende ispirazione dalla sua vasta collezione di libri di letteratura culinaria dal 1940 al 1970 per le cene di più portate di curry e riso nel suo panoramico ristorante. Lasciate posto per il dolce: i bocconcini affumicati di khanom al cocco sono sublimi. aksornbkk.com

Sorn

Bisogna prenotare con mesi d’anticipo, ma chi è tanto fortunato da trovare un tavolo avrà come ricompensa i curry, il pesce arrosto e gli ortaggi autoctoni della Thailandia del sud dello chef Supaksorn Jongsiri. instagram.com/sornfinesouthern

North

Nam phrik num (salsa al peperoncino), Khantoke (curry) e altri classici delle regioni montane del nord della Thailandia ispirano il menu degustazione in questo palazzo nel quartiere di Sukhumvit. Il Khao Soi di manzo wagyū dal menu à la carte è una scelta eccellente a pranzo.
north-restaurant.com

Sritrat

I pasti in stile familiare di Sri Trat si basano su ricette della Thailandia orientale. Ingredienti chiave quali la pasta di gamberetti kapi e la salsa di pesce provengono direttamente dalla provincia di Trat, per garantire sapori autentici.
instagram.com/sritrat

Wana Yook

Chalee Kader rende omaggio agli onnipresenti banconi thailandesi di curry in un menu degustazione di 12 portate che cambia con le stagioni. Per fortuna, il tuorlo d’uovo conciato con salsa di pesce sull’albume fritto e croccante è sempre presente.
instagram.com/wanayook

Rongros

Sulla sponda opposta al tempio di Wat Arun,
il rooftop di Rongros è molto gettonato per i cocktail arricchiti di lao lhao (un liquore a base di riso). Rimanete per cena, il menu si basa su deliziose pietanze della Thailandia centrale come krapow di costata di manzo e cubetti di anguria con pesce testa di serpente essiccato.
rongros.com

Taxbar

Dagli stessi proprietari del vicino indirizzo dedicato al gin Teens of Thailand, questo locale un po’ grunge nella zona dei baretti di Soi Nana, a Chinatown, miscela cocktail ricchi di umami usando ingredienti fatti in casa come gli sciroppi al cumino e brodo di kombu, e gli aceti da bere con riesling e sake. instagram.com/tax_bar_ bkk

F.V

In questo juice bar pieno di pezzi d’arte, il direttore creativo Opas Chantkam trasforma frutta troppo matura ed erbacce di solito eliminate (tipo la maiyarap) in densi frullati e tisane salutari. Anche i bicchieri, fatti con vetro di bottiglie di birra riciclate, sono fedeli all’etica di Chantkam.
instagram.com/fv_bkk

Maggiori informazioni

Foto di di Chris Schalkx

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