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L'Abruzzo di Cristiana Romito

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L’Abruzzo di Cristiana Romito

Il profumo della pizza e della “polenta bruciata”

Testo estratto dal numero speciale Italianissimo: 20 (+1) racconti d’autore per 20 regioni

 

Il modo migliore di iniziare la giornata è sicuramente una colazione da Max a Castel di Sangro. Max ti accoglie con il suo sorriso furbo condito da un orecchino da pirata dei Caraibi e dalla sua contagiosa energia per una benefica scossa mattutina. Il suo locale è frequentato da tutti i nostri ragazzi ed è il luogo dove nel corso degli anni il Reale ha festeggiato i suoi successi.

Per la pausa di metà mattinata scelgo invece Rivisondoli, legata ai miei ricordi di infanzia. Il profumo della pizza pane del forno Como ed i suoi mostaccioli hanno accompagnato le mie giornate più spensierate. Il paese è stato dal 2000, prima del trasferimento a Casadonna, la sede del Reale e quel portone mi fa tornare indietro nei ricordi, prima alla pasticceria di papà Antonio e poi all’avventura intrapresa insieme da me e Niko.

Dopo aver attraversato il Piano delle Cinque Miglia, con i suoi spazi aperti, il bianco accecante d’inverno e i colori d’estate, la strada scende lentamente verso la conca di Sulmona, un tempo occupata da un lago, con i tornanti fiancheggiati da piccoli borghi dalla storia secolare. Sulla sinistra, Pettorano sul Gizio, con il castello normanno dell’XI secolo, ogni volta richiama la mia attenzione. Borgo delle acque, con il suo Parco dei Mulini e la vegetazione rigogliosa, merita una sosta ristoratrice a Il Torchio per assaporare un piatto antico e povero che serviva a placare i morsi della fame dei contadini dell’800: la “polenta bruciata”, polenta di mais condita in bianco con guanciale e abbondante pecorino grattugiato, ingredienti da sempre protagonisti dell’alimentazione delle popolazioni dell’Abruzzo interno, simboli della civiltà agropastorale.

Prima di arrivare a Sulmona, la patria di Ovidio e dei confetti, la deviazione è d’obbligo. Alzando lo sguardo, sulla destra, svettano le tre torri medievali del castello dei Cantelmo e dei Caldora, potenti signori feudali. Pacentro, ben salda sulla roccia, quasi oppressa dal Morrone, montagna legata agli eremi rupestri celestiniani, meta di escursioni immerse nella natura incontaminata, merita più di una sosta. Salendo tra gli ulivi si incontra la Masseria della Rocca, agriturismo che ha il suo punto di forza nel pecorino, prodotto da maggio in poi con il latte delle pecore che pascolano sui prati incontaminati di passo San Leonardo alle falde della Maiella, la montagna sacra dell’Abruzzo, la cui straordinaria biodiversità annovera ben 150 erbe.

Pacentro significa da anni Taverna de li Caldora, dove il proprietario Carmine Cercone sposa la ricerca maniacale della materia prima con le antiche ricette per gustare i sapori più autentici di quell’“Abruzzo forte e gentile” che trova nella tradizione e nella famiglia la spinta quotidiana per affrontare le sfide del mercato. I piatti che propone raccontano il duro ed oscuro lavoro dei pastori e dei contadini; accompagnateli con un bicchiere di Cerasuolo, che ha nella Valle Peligna la sua culla: magari quello dell’azienda Praesidium (imperdibile la sua Ratafia) o di Pietrantonj, le cui storiche cantine con le grandi botti secolari sono assolutamente da visitare a Vittorito. Pacentro significa però anche statuine del presepe, realizzate e dipinte rigorosamente a mano, che non hanno nulla da invidiare a quelle più famose napoletane. Nei vicoli del borgo piccole botteghe ripropongono questi capolavori minori dall’800 e mantengono in vita una tradizione artigiana che va salvata ad ogni costo.

Sulmona, città federiciana, accoglie con i suoi monumenti medievali e barocchi, l’acquedotto svevo, la cattedrale di San Pelino, il complesso dell’Annunziata. Circondata ancora in gran parte dalle mura del ‘200, la Torre dei sogni è un delizioso Bed and Breakfast all’interno di una delle torri semicircolari: su quattro livelli, ha due sole stanze per vivere un’esperienza di charme.

Sulmona è la patria riconosciuta nel mondo dei confetti: dal XV secolo, prima le monache dei numerosi conventi, poi piccole botteghe disseminate per le strade del centro, hanno prodotto degli autentici gioielli. Ogni volta che posso mi reco in quella storica, dagli arredi Liberty intatti, della famiglia Rapone. Attività a conduzione strettamente famigliare, custodisce gelosamente ricette secolari. La signora Maria, con la sua gioia, il suo sorriso e l’immancabile foulard colorato, ti accoglie nel suo regno mettendo a dura prova la linea facendoti assaggiare ogni volta la sua produzione. Impossibile resistere ai “cannellini” (Leopardi pare ne fosse golosissimo), il cui segreto della produzione viene tramandato nel piccolo laboratorio con i macchinari originali degli anni ’50. Il processo avviene a mano: la stecca di cannella di Ceylon viene sfilettata e poi ricoperta da un involucro di zucchero finissimo. Da bambina (molti anni fa quindi…) mamma mi premiava con un sacchettino riempito di queste delizie, custodite nei cassetti di legno con il vetro, che guardavo stupita.

Non voglio dimenticare poi a Popoli l’azienda vinicola di Leonardo Pizzolo, al quale dal 2006 sono legata da salda amicizia; e il “Libraio di notte” sempre a Popoli, che organizza da due anni un festival del libro a San Benedetto in Perillis. In questo piccolo borgo medievale di soli 40 residenti si è accolti da un’abbazia longobarda dell’VIII secolo e da Charme in Perillis, dimora ricavata dal circuito medievale delle mura. Non voglio poi trascurare di ricordare ad Ofena l’azienda vincola di Luigi Cataldi Madonna, barone di famiglia, vignaiolo vulcanico e professore di filosofia, e Sapori di Campagna: agriturismo a conduzione femminile dove i piatti della tradizione contadina sono esaltati da una materia prima di eccezionale qualità. 

 

Creatrice insieme al fratello Niko del ristorante tre stelle Michelin Reale, Cristiana Romito è una delle donne di sala di riferimento della ristorazione italiana e un esempio di accoglienza impeccabile e calda.

Maggiori informazioni

Foto di Andrea Straccini

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