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Alta Langa

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L’Alta Langa brilla nei lunghi affinamenti

La Docg più à la page del Piemonte ha celebrato la grande degustazione annuale con successo a Venaria Reale e prevede quasi il raddoppio del vigneto nei prossimi anni. Attenzioni puntate sull’allungamento della permanenza sui lieviti.

«Alte Bollicine Piemontesi». La presidente del Consorzio Alta Langa, Mariacristina Castelletta, sceglie queste tre parole per raccontare una denominazione relativamente giovane ma con origini antiche. La Docg piemontese forse più à la page in questo momento è infatti alfiere dell’eredità storica del primo spumante Metodo Classico d’Italia, nato verso la metà dell’Ottocento. Tra crescita di qualità e successi di mercato, l’Alta Langa si è trovata a celebrare un momento magico in occasione de La Prima dell’Alta Langa, ospitata quest’anno alla Reggia di Venaria Reale. «Un’edizione davvero regale – scherza la presidente – con 60 produttori presenti e più di 140 cuvée in degustazione, dal millesimo più recente in commercio ai lunghi affinamenti, risalenti fino al 2006. L’entusiasmo è palpabile sia da parte dei produttori che del pubblico». Una scommessa vinta, se si pensa che solo all’inizio degli anni 90 le prime sette case produttrici pioniere unirono le forze con i viticoltori locali per creare un Metodo Classico in grado di rappresentare l’orgoglio enologico del Piemonte.

Vigneto Alta Langa quasi raddoppiato entro il 2030

Quel “patto tra gentiluomini” sta dando i suoi frutti. Su un areale che comprende 149 comuni nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo insistono oggi 378 ettari di vigneto Alta Langa, ai quali si aggiungeranno altri 220 ettari nei prossimi anni, per cui i 3 milioni di bottiglie in questa vendemmia aumenteranno in proporzione. «La denominazione è in crescita per numero dei produttori – sottolinea Castelletta – ma anche per ettari di vigneto, che nel prossimo triennio saranno quasi il doppio di adesso. Di conseguenza crescerà in proporzione, da qui al 2030, anche il numero di bottiglie sul mercato per cercare di soddisfare l’interesse verso l’Alta Langa Docg da parte del pubblico italiano e internazionale».

L’evoluzione basata sul tempo

«L’Alta Langa – rimarca la presidente – sta crescendo nel rispetto dei valori di unicità che la contraddistinguono. Il tempo di affinamento sui lieviti così lungo, minimo 30 mesi richiesti dal disciplinare, permette al prodotto di raggiungere una complessità unica, preservando una sorprendente freschezza. L’obbligo del millesimo in etichetta è un elemento distintivo che ci lega indissolubilmente all’espressione di una determinata annata. Inoltre, il fattore tempo è cruciale: merita un grande rispetto il pensiero che le uve pinot nero o chardonnay di una nuova vigna piantata oggi si trasformeranno in bollicine di Alta Langa da degustare in un calice non prima del 2030. Quando si riflette su questo dato c’è sempre un certo stupore». Non mancano i nuovi progetti su cui è concentrato il Consorzio. È partito il progetto “Alta Langa Docg: anima di un territorio” che coinvolge alcuni tra i più importanti sommelier di Torino, Milano e Genova in un viaggio che racconta la vocazione gastronomica in abbinamento alle specialità delle trattorie storiche delle terre alte di Langa. In ottobre inizia la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, di cui Alta Langa è da anni Official Sparkling Wine.

La frontiera dei lunghi affinamenti

Ora l’orizzonte di lavoro per la denominazione è centrato sull’allungamento degli affinamenti. «Partiamo da un minimo da disciplinare già considerevole di 30 mesi – evidenzia Castelletta – ma sono diversi i produttori che già spingono l’affinamento molto oltre per ricercare una distintiva complessità che spesso solo il tempo sa dare». Questa evoluzione in seno alle cantine risponde a una domanda del mercato, ma in fin dei conti gioca anche sulle caratteristiche intrinseche dei vini di Alta Langa. «In quanto denominazione giovane, sono ancora in corso sperimentazioni sia sulle fermentazioni che sugli affinamenti – rileva Davide Buongiorno, sommelier e wine educator – ma in ogni caso è essenziale che ci sia una base adeguata. I lunghi affinamenti portano al vino una complessità che è frutto del terroir, a partire dal suolo da cui deriva buona parte della struttura». Il lungo affinamento, unito alla competenza tecnica, permette di approcciare al meglio il prodotto. «Lo chardonnay e il pinot nero, i due vitigni principe, hanno dimostrato nell’Alta Langa una grande capacità di invecchiamento, tuttavia una componente importante dipende anche dall’annata. In quelle in cui l’andamento è ottimale il vino può essere molto longevo. Anche in questo senso le grandi cuvée possono fare da traino per la denominazione». L’Alta Langa ha deciso di cogliere la sfida e più di un produttore lavora su vini che si distinguano, giocando sul tempo.

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