Il cosiddetto miele “pazzo” è prodotto da api giganti sulle pendici dell’Himalaya e lungo la costa turca del Mar Nero. Si chiama così perché contiene grayanotossine, sostanze neurotossiche che causano sintomi che vanno da nausea e vertigini fino a bradicardia e allucinazioni. La raccolta artigianale rimane un’attività pericolosa, il prodotto è ricercato per presunti usi tradizionali ma l’Hexa‑tossicologia moderna mette in guardia su rischi reali anche a dosi minime.
Alla scoperta del miele dagli effetti psicotropi
Non si trova sugli scaffali dei supermercati (o almeno non così comunemente), eppure il miele “pazzo” continua a far parlare di sé in tutto il mondo. Prodotto tra Nepal, Turchia e alcune zone del Caucaso, è un alimento raro e controverso: per ottenerlo occorrono fatica, coraggio e un’ape fuori dal comune. Si tratta dell’Apis laboriosa, la più grande al mondo, capace di costruire i suoi alveari su pareti di roccia a oltre 2.500 metri d’altezza.

I favi vengono raggiunti da raccoglitori con lunghe scale di corda, mentre il fumo di erbe bruciate tiene a bada migliaia di api. Le operazioni si svolgono quasi sempre a mani e piedi nudi, senza grandi protezioni, e ogni spedizione si conclude con decine di punture. È un rituale che ha radici antiche, tramandato di generazione in generazione, spesso legato a credenze spirituali: chi lo compie deve essere scelto in sogno da uno spirito della foresta.
Il miele raccolto ha un colore rossastro e un sapore amarognolo, ma la vera particolarità è un’altra: contiene una sostanza naturale chiamata grayanotossina, presente nel nettare di alcune varietà di rododendro. L’ape ne è immune, l’essere umano no. Bastano uno o due cucchiaini per sentire i primi effetti: vertigini, nausea, ipotensione, formicolii, alterazioni della vista, talvolta anche vere e proprie allucinazioni.
Nella medicina tradizionale nepalese questo miele viene usato in piccole quantità per trattare disturbi come ipertensione, problemi digestivi o come afrodisiaco. Ma il confine tra “dose utile” e “dose tossica” è sottile, e le reazioni variano da persona a persona. In Corea del Sud la vendita è addirittura vietata dal 2005.
Oggi viene chiamato mad honey, miele pazzo, e può raggiungere prezzi altissimi sul mercato internazionale: fino a 400 dollari per un barattolo da 200 grammi. Online è facile trovarlo, ma non altrettanto semplice capire cosa si stia davvero acquistando: non sempre sono garantite tracciabilità, autenticità o concentrazione di tossine. A pagarne il prezzo più alto, però, non è chi lo compra, ma chi lo raccoglie: i lavoratori himalayani ricevono spesso compensi minimi per un’attività che può mettere a rischio la vita.
Eppure il miele psicotropo non è una scoperta recente. Già nel V secolo a.C., Senofonte raccontava come alcuni soldati greci si fossero intossicati mangiandone lungo il Mar Nero. Anche i Romani conobbero gli effetti della grayanotossina: un esercito venne sconfitto dopo essere stato deliberatamente avvelenato con miele contaminato, lasciato dai nemici lungo il cammino.