Il Consorzio Tutela Vini Montecucco celebra i suoi 25 anni, un quarto di secolo che ha trasformato una zona fino a poco tempo fa sconosciuta tra il Monte Amiata e il fiume Ombrone in un areale vitivinicolo d’eccellenza. Fondato ufficialmente nel 2000, il Consorzio ha visto la Doc Montecucco riconosciuta nel 1998 e la Docg nel 2011.
Oggi il Consorzio vanta 68 aziende associate, il 90% della produzione biologica e oltre 1 milione di bottiglie annue. Il presidente Giovan Battista Basile ha sottolineato come questo anniversario sia un’occasione per riflettere sulle sfide future, in particolare quelle poste dal cambiamento climatico, che stanno portando a modifiche del disciplinare per estendere la produzione a quote più alte.
La storia del Consorzio
Negli anni Ottanta e Novanta, il territorio compreso tra il Monte Amiata e il fiume Ombrone rappresentava ancora un angolo marginale della Toscana vitivinicola, pur custodendo una vocazione naturale alla coltivazione della vite grazie alla posizione sulle pendici di un antico vulcano, al microclima ventilato e alla tradizione agricola secolare. Fu allora che un piccolo gruppo di produttori si pose l’obiettivo di costruire un’identità protetta per questo bucolico distretto.
Nel 1997, i primi due tentativi fallirono, ma il terzo fu decisivo: si aprono così le porte per la creazione della denominazione e dopo un anno e mezzo di trattative, non certo agevoli e lineari per quanto riguarda soprattutto la definizione dei confini, nel luglio del 1998 la Doc Montecucco vede il suo agognato riconoscimento in Gazzetta.
«Oltre all’innata vocazione territoriale, furono determinanti scelte coraggiose sui due vitigni cardine, Sangiovese e Vermentino», ricorda Leonardo Salustri, tra i promotori della denominazione. Fondamentale fu anche la collaborazione con il professor Giancarlo Scalabrelli dell’Università di Pisa, che guidò la creazione di un vigneto sperimentale con oltre 400 biotipi, ancora oggi laboratorio e punto di riferimento per la ricerca genetica in ambito viticolo. In quella fase si posero le basi per valorizzare il Sangiovese attraverso rese contenute e per inserire, per la prima volta nella provincia di Grosseto, il Vermentino nel disciplinare, dando vita a un’eredità scientifica importante, come dimostra il clone Vermentino 1200.
Il 2000 vide la nascita ufficiale del Consorzio, con ventidue soci fondatori e una sede condivisa con Le Strade del Vino. Un’altra tappa cruciale arrivò nel 2011, con il riconoscimento della Docg Montecucco Sangiovese, che oggi concentra il 35% delle vendite sul mercato nazionale, soprattutto nel Centro e nel Nord Italia, e il restante all’estero, in particolare in Svizzera, Germania, Stati Uniti e Benelux.
Un percorso costruito su passione, dialogo e visione condivisa, che ha portato alle attuali sessantotto aziende associate, il 90% delle quali certificate biologiche, con tutte le cantine organizzate per l’accoglienza e cinquecento ettari di vigneto rivendicato per oltre un milione di bottiglie confezionate ogni anno. «Abbiamo lavorato per creare qualcosa che potesse durare nel tempo e oggi vedere un Consorzio solido, dinamico e rispettato è la conferma che quello spirito originario è ancora vivo», ha evidenziato Claudio Tipa di Collemassari, presidente dal 2006 al 2021 e figura centrale nello sviluppo locale.
Le sfide future
Giovan Battista Basile, attuale presidente del Consorzio, ha sottolineato come questo anniversario rappresenti non solo una ricorrenza simbolica, ma anche un momento di riflessione strategica. Tra le priorità, l’adattamento ai cambiamenti climatici. «L’innalzamento delle temperature ci impone scelte coraggiose. Per questo abbiamo già avviato l’iter per una modifica ordinaria del disciplinare, con l’obiettivo di estendere l’area viticabile verso le quote più alte del Monte Amiata», ha dichiarato.
Leonardo Marras, assessore all’Economia e al Turismo della Regione Toscana, ha ricordato il valore sistemico della denominazione per l’intera area grossetana: «Fin dall’inizio ho apprezzato la capacità del Consorzio di fare rete, legando il vino alla vocazione turistica del territorio. La sfida oggi è proseguire su questa strada, rendendo il turismo una leva stabile di crescita».
A chiudere, Patrizia Chiari di Tenuta l’Impostino ha presentato il progetto Biopass per la valorizzazione della biodiversità nel comprensorio di Montecucco, realizzato in collaborazione con il gruppo Agronomi Sata, il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano e la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. «Attraverso dati ambientali certificati e tracciabili – ha spiegato – vogliamo preservare e valorizzare la salute e la diversità del nostro areale in modo responsabile e misurabile».