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Mozzarella Dop, vi presento Nina

Il consorzio di tutela utilizza per la prima volta l’intelligenza artificiale per le attività di vigilanza sul prodotto: un valido aiuto per contrastare Italian sounding e lookalike, garantendo filiera e consumatori.

Si chiama Nina (il nome riprende quello di una delle bufale più longeve e produttive nella storia del comparto), e sta imparando – a velocità notevole – quanto è necessario per aiutare le attività di vigilanza del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, che rappresenta il più importante marchio Dop del Centro e Sud Italia con un fatturato al consumo di 750 milioni di euro, 11mila addetti occupati e oltre 55mile tonnellate prodotte nel 2023, di cui il 40% viene esportato soprattutto in Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone.

Un “bottino” molto ricco che, infatti, attira un numero altissimo di tentativi di contraffazione e imitazione, che soprattutto all’estero prendono spesso le vesti di Italian sounding (che vede l’uso di parole, immagini, combinazioni cromatiche, riferimenti geografici o marchi evocativi dell’Italia per promuovere e commercializzare prodotti che non sono in realtà realizzati nel nostro Paese) e lookalike, strategia più subdola ma non meno dannosa che si basa su un’imitazione consapevole del prodotto con degli accorgimenti tali da non farla rientrare nella contraffazione. E se da tempo le attività di vigilanza del Consorzio – dunque, quelle volte al mercato e non ai controlli di filiera, rigorosi e affidati a un ente certificatore terzo – sono concentrare sul contrasto di tali pratiche, in Italia e all’estero, per tutelare non solo gli interessi economici dei produttori ma anche l’interesse dei consumatori finali ad avere certezza di quello che acquistano e mangiano, da oggi (o meglio, per essere precisi, da una ventina di giorni) possono contare appunto sul supporto di Nina: un sistema di intelligenza artificiale, ideato e totalmente finanziato dal Consorzio – da decenni ormai molto attento all’innovazione, anche grazie al supporto del comitato scientifico presieduto dal rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e alla collaborazione con importanti istituti di ricerca – e messo a punto dalla società Farzati spa per agire come una sorta di “guardia del corpo” virtuale della Mozzarella di Bufala Campana Dop.

Presentato a Roma presso la sede del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il progetto è infatti già partito e ha iniziato a lavorare sull’apprendimento e sul riconoscimento dei pattern di autenticità degli incarti autorizzati dal Consorzio: una mole notevole di dati, considerando che si tratta di circa 26mila diversi incarti per tutte le referenze dei 90 caseifici associati, che farà da base all’attività di verifica di tutti i riferimenti digitali – dai post social ai volantini online, fino ai carrelli dei siti di e-commerce – in cui eventuali difformità possano far sorgere dei dubbi e le relative verifiche. E se solo nel 2023 queste ultime erano state circa 5000 – arrivando a 15mila insieme a quelle effettuate da altri enti deputati, come Asl, Carabinieri e Icqrf – con il supporto del nuovo strumento l’attività di vigilanza potrà contare su interventi più capillari e precisi, soprattutto all’estero (dove resta poi però fondamentale la collaborazione con studi legali locali per far valere la tutela, che in Italia e in Europa ha maglie più strette che altrove).

«Nina offre un importante supporto decisionale e uno screening importante per mirare i controlli fisici, aiutando le attività di vigilanza che vengono effettuate tanto sui mercati reali quanto su quelli digitali», spiega Angela Nobile, responsabile del settore Vigilanza del Consorzio. «È un modo importante per dare continuità al lavoro di tracciabilità portato avanti», sottolinea Giorgio Ciardella di Farzati. «E contribuisce alla gestione del gran numero di incarti autorizzati, grazie alla digitalizzazione del processo autorizzativo. Grazie a sette diversi algoritmi, tra cui quello visivo basto sulla image recognition è forse il più importante, è in grado di analizzare non solo l’aspetto ma anche il contenuto delle comunicazioni digitali, individuando diverse problematiche che possono andare dall’imitazione di un nome o di un brand all’uso improprio di un incarto, fino ai prodotti completamente fake». Abilità che, come per tutti i sistemi di AI, si affineranno con il procedere del lavoro, e che potranno eventualmente tornare utili anche ad altre realtà del comparto lattiero-caseario che volessero adottare sistemi simili.

Senza contare l’utilità anche per le aziende del consorzio, che grazie a questo processo di digitalizzazione potranno ricevere indicazioni su eventuali modifiche sulle etichette necessarie in seguito agli aggiornamenti legislativi, come nota il direttore del Consorzio Pier Maria Saccani. Mentre Domenico Raimondo – che ne è presidente da 12 anni – sottolinea con orgoglio l’attitudine, non così scontata per un’attività consortile, a investire nell’innovazione e nella formazione per rendere sempre attuale e al passo con i tempi una produzione che ha le sue radici nei conventi della zona casertana dove i monaci diedero l’avvio alla lavorazione tramite filatura e mozzatura del latte di bufala. All’incirca negli stessi anni in cui nasceva a Napoli l’Università Federico II, come ha ricordato con uguale orgoglio Matteo Lorito, rettore in carica e dunque per statuto presidente del Comitato scientifico del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop.

Professore Ordinario di Patologia Vegetale e di Biotecnologie Fitopatologiche e già Direttore del Dipartimento di Agraria, Lorito è ben conscio del valore e dei pregi, organolettici e nutraceutici, del latte di bufala che è alla base non solo di uno dei prodotti più amati e deliziosi made in Italy ma anche della cultura alimentare del nostro Paese. Tanto che, oltre al primo corso di Laurea Magistrale in Precision Livestock Farming, con formula residenziale e in inglese, presso il campus sperimentale avviato in collaborazione con l’azienda Improsta a Eboli, il 24 e 25 settembre prossimi Napoli ospiterà il primo congresso internazionale sulla mozzarella di bufala e gli altri prodotti a base di latte bufalino, organizzato dal Consorzio di Tutela e dalla Federico II: «Sarà un’occasione importante di racconto ma anche di sostegno alla nostra economia rurale», sottolinea il Rettore.

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