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Pieropan

Pieropan

Una nuova cantina riassume la storia di una famiglia e la porta nel futuro.

La lunga storia di Pieropan ha inizio nel 1880, quando Leonildo, un medico con la passione per il vino, avviò l’azienda. È in quell’anno che acquistò un vigneto di quattro ettari chiamato Calvarino, dando inizio a un progetto che sarebbe entrato nella storia enologica italiana. Oggi sono i pronipoti Dario e Andrea a gestire l’impresa, dando così seguito al lavoro illuminato del padre, chiamato anch’esso Leonildo e venuto a mancare nel 2018. Nel 1960 fu lui a prendere in mano l’attività, in un momento in cui la maggior parte dei produttori si concentrava sulla quantità invece che sulla qualità. Per molti versi è stato un visionario: il primo nel nostro paese a produrre un vino da singola vigna con uve autoctone, scrivendo in etichetta il nome del vigneto stesso (Calvarino, appunto). Ha apportato inoltre cambiamenti drastici al modo in cui si lavorava in vigna, introducendo fertilizzanti organici e operando la vendemmia verde per diminuire la resa. Tutti, all’epoca, lo davano per matto. Oggi i suoi eredi portano avanti la filosofia della famiglia: Andrea, insieme alla madre, gestisce la parte commerciale, mentre Dario la produzione vinicola. Quest’ultimo ha lavorato a fianco del padre dal 2003 nella storica cantina nel centro di Soave. «In passato — racconta — è stato molto complesso produrre lì le nostre 600mila bottiglie. Spesso mi è sembrato quasi di giocare a tetris». Da quest’anno invece la produzione si è spostata nella nuova sede di 10mila metri quadri, ben dieci volte più grande, ubicata appena fuori dal paese. «Mio padre mi ha dato molto spazio per lavorare e nella di²cile annata 2014 mi ha lasciato assumere un ruolo da protagonista. Sapeva che non avrebbe mai visto la nuova cantina finita ma ha trascorso i suoi ultimi sei mesi a progettarne tutti i piccoli dettagli. È una grande emozione essere arrivati fino a qui», aggiunge. Pieropan utilizza per i suoi bianchi solo le varietà autoctone della regione, garganega e trebbiano di Soave (un biotipo di verdicchio) e una delle prime azioni messe in campo dalla generazione che oggi conduce la tenuta è stata quella di conservare i vini più a lungo e di immetterli sul mercato con un ulteriore anno di attesa: «Il soave ha bisogno di tempo; in gioventù può sembrare un vino semplice ma in seguito è capace di conquistare grande complessità. Queste sono bottiglie da aspettare».

Maggiori informazioni

Soave (Verona)
pieropan.it

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