Lo staff di Pit'sa a Bergamo

Pit’sa: l’insegna di Bergamo dove il servizio è inclusivo e le pizze plant-based

Nel nuovo locale, che ha aderito al progetto The Hiring Chain promosso da CoorDown, sette ragazzi con sindrome di Down servono pizze dall’impasto leggero e farciture da agricoltura non intensiva.

Per iniziare a cambiare le cose, alle volte, basta un piccolo passo. Un cambio di prospettiva di pochi gradi, che semplicemente dimostri che un’altra maniera di pensare le cose, in fondo, è possibile. “La rivoluzione comincia dalla pizza”, recita il motto di Pit’sa, locale aperto all’inizio del dicembre scorso da Giovanni Nicolussi a Bergamo, e per una volta a tenere banco non sono solo la qualità degli impasti e la raffinatezza dei condimenti — pur meritevoli di nota, come vedremo —, ma le storie di coloro che lavorano in sala. Ad accogliere i clienti sono sette ragazzi con sindrome di Down, entrati a far parte dello staff grazie al programma The Hiring Chain, una piattaforma online pensata per mettere in contatto datori di lavoro e candidati che è solo una delle azioni previste dall’omonima campagna globale lanciata da CoorDown nella Giornata mondiale sulla sindrome di Down del 2021. «Anche allora, l’obiettivo principale del Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di Down — che si è avvalso di partecipazioni illustri, come quella di Sting per firmare la colonna sonora della campagna The Hiring Chain, ideata e sviluppata da SMALL, studio newyorkese di Luca Lorenzini e Luca Pannese — è chiaro e lineare: comunicare e far conoscere le potenzialità delle persone con sindrome di Down, dimostrando fattivamente come possano e debbano avere un ruolo attivo in tutti i settori della società».

E quale modo migliore, per fornirne una testimonianza concreta, di affidare loro la cura dei clienti di Pit’sa, e il servizio veloce, professionale ma sorridente delle tonde fumanti e delle birre artigianali che si possono trovare sul menu? Facendo sì — questo è l’auspicio — che qualcuno degli avventori aderisca a sua volta al programma The Hiring Chain, innescando un circuito virtuoso del quale potrebbero beneficiare altre imprese e lavoratori. «La nostra è una squadra dichiaratamente inclusiva, che vuole valorizzare le diversità — racconta il fondatore Nicolussi —. Intendiamo rappresentare un’opportunità per il futuro di questi ragazzi e per le loro famiglie, dimostrando che anche così è possibile fare imprenditoria nel mondo della ristorazione. La nostra è una pizzeria, ma anche una piccola rivoluzione. Si tratta di una storia un po’ fuori dalle righe, fatta di impasti leggerissimi, ingredienti genuini, condimenti creativi e un servizio insolito». Anche di quel che arriva in tavola vale la pena parlare, poiché i principi della sostenibilità non riguardano soltanto l’organigramma e l’etica del lavoro ma anche la scelta delle materie prime e la salubrità di tutte le preparazioni.

La formula, infatti — valida a pranzo, cena e anche all’ora dell’aperitivo — prevede per le tonde e i padellini impasti leggeri a base di farine tipo 1, una selezione di fritti da condividere per iniziare e una carta delle pizze con topping piuttosto inaspettati: le farciture sono di origine prevalentemente vegetale, per incontrare i gusti e le necessità alimentari di tutti e assicurare prodotti di massima qualità da agricoltura genuina e allevamenti non intensivi. Nessun salume, ma varie declinazioni di “fermentino”, un nuovo prodotto plant-based a base di anacardi fermentati, disponibile in versione spalmabile o semi-stagionata. L’unica deroga ai latticini si fa per una buona ragione: il latte “a munta calda” con venti giorni di stagionatura con il quale Ferdy Wild — l’agriturismo con alpeggio e caseificio in Valle Brembana che sta diventando una meta gastronomica per gourmand — produce il suo Stracchino “Quadro del Ferdy”, abbinato a semplice sugo di pomodoro, olio a crudo e basilico fresco nella “Un viaggio dal Ferdy” (un assaggio a parte dello stesso formaggio è servito insieme alla pizza, per un’esperienza degustativa da fresco a fuso in cottura). Dal piatto alla costruzione dello staff, dunque, da Pit’sa si guarda avanti, immaginando un modello imprenditoriale nel quale la rete è la chiave per generare valore. «Siamo felici di aver dato il nostro contributo per portare a compimento un numero così significativo di assunzioni — aggiunge a riguardo Antonella Falugiani, Presidente CoorDown —. Non solo perché il riconoscimento del diritto al lavoro per le persone con sindrome di Down assicura la costruzione del loro futuro e della loro autonomia. Ma anche perché abbiamo sposato l’idea stessa di impresa che ci hanno presentato i creatori di Pit’sa, che fin da subito hanno voluto fondare la loro azienda profit su valori innovativi, inserendo lavoratori con sindrome di Down nel proprio staff come scelta inclusiva e mostrando come la diversità sia un punto di forza su cui investire».

Per toccare con mano (e assaggiare il buon menu della pizzeria), potrebbero non mancare le occasioni nel corso del 2023: insieme a Brescia, è proprio Bergamo ad essere stata scelta come Capitale Italiana della Cultura di quest’anno. Prendete nota per un prossimo viaggio.

Maggiori informazioni

Pit’sa
Via Alberto Pitentino 6, 24124 Bergamo
pizzeriapitsa.com/it

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