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Pizzo

Pizzo, Calabria a ritmo slow

Mare, terra e vento – ma anche storia, cultura e innovazione – disegnano un angolo di Calabria dove nascono deliziosi gelati, irresistibili bonbon di fichi e conserve di mare di alta qualità. Una meta ideale anche fuori stagione.

Passeggiando per le stradine del centro storico di Pizzo, borgo calabrese arroccato sul mare della Costa degli Dei, i colori accesi delle trecce di piccanti peperoncini rossi e dolci cipolle rosa (quelle “di Tropea”, che crescono anche qui) che decorano le porte dei piccoli negozi di specialità alimentari s’intervallano a botteghe d’artigiani che portano avanti antiche tradizioni o le reinterpretano in maniera moderna in gioielli e oggetti d’arredamento. Tra le tante gelaterie (siamo in una delle patrie italiane del gelato, a cominciare dal delizioso “tartufo” che qui fu inventato negli anni 40) spuntano librerie-bazar che propongono titoli dedicati alla storia e ai sapori regionali e opere di giovani artisti locali, e imboccando alcuni vicoli ci si ritrova in piccole gallerie en plein-air, decorate secondo temi specifici: dalla graziosa stradina a gradinata in cui le grandi latte rosse del tonno Callipo diventano fioriere e arredano i muri imbiancati insieme alle belle foto d’epoca delle tonnare, che ricostruiscono un pezzo della storia recente dell’azienda e della città, alla stretta viuzza che ospita i cuori immaginifici dell’artista Antonio La Gamba.

Il vecchio Municipio è stato trasformato nel nuovissimo Palazzo della Cultura, che rivede la facciata in stile littorio con linee nette, materiali moderni e illuminazione a effetto e dentro offre spazi pensati per accogliere eventi, spettacoli, mostre e incontri, con tanto di anfiteatro all’aperto sulla terrazza panoramica in cima all’edificio, affacciata sui tetti del borgo e sul mare. Dall’ampio belvedere che si apre accanto al Castello Aragonese – dove nel 1815 fu incarcerato e poi giustiziato Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte – si ammira la costa calabrese (e, nelle giornate più limpide, il profilo delle Eolie) proprio come fa, poco più in basso, il Collezionista di Venti: opera dell’artista milanese Edoardo Tresoldi, riproduce in rete metallica dall’effetto trasparente – ancora più suggestivo al tramonto, quando è illuminato dai faretti laterali – un uomo gigante che volge lo sguardo al mare e sembra intento in un dialogo con i venti, che da queste parti soffiano senza sosta sui costoni a ridosso della costa. Da qui parte – o arriva, a seconda dell’itinerario scelto – anche il percorso di trekking Kalabria Coast to Coast, cammino di 55 chilometri che attraversa la regione dal Tirreno allo Ionio nel suo punto più stretto attraverso spettacolari saliscendi, segnalato dalla rivista Time tra le 50 mete del mondo da non perdere.

Mare, vento, terra. Sono questi, da sempre, gli elementi attorno cui è nata e ha prosperato Pizzo. Un naufragio portò qui, nel Seicento, un veliero napoletano da cui, insieme ai superstiti, fu recuperato un quadro della Madonna di Piedigrotta diventato veneratissima reliquia: la chiesa scavata nella roccia tra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento da un artista locale e da suo figlio, popolata da statue, bassorilievi e affreschi, oggi è una delle principali attrazioni turistiche della località ma resta soprattutto un sentitissimo luogo di devozione, dove i pescatori passano ogni mattina prima di uscire a pesca nel golfo di Sant’Eufemia. Dall’istituto nautico locale escono marittimi ottimamente formati, impiegati sulle navi di tutta Italia. E se oggi le belle spiagge richiamano tanti turisti, per secoli – dal Cinquecento, almeno, fino al 1963 – l’economia locale è stata basata soprattutto sulla presenza delle tre tonnare fisse, tra cui quella di Pizzo’a Punta.

Proprio qui nasce nel 1913 la storia di Callipo, l’azienda conserviera che – guidata oggi dalla quinta generazione, con Filippo Callipo affiancato dai figli Giacinto, responsabile della parte produttiva, e Filippo Maria che gestisce altri rami del gruppo, dall’agricoltura all’ospitalità fino allo sport – per molti è sinonimo di tonno di alta qualità. Fu il fondatore Giacinto – il cui nome ricorre a generazioni alterne – il primo a inscatolare il tonno invenduto, trasformandolo per la conservazione e il trasporto, dando così impulso anche alla fiorente attività degli stagnini che saldavano e lavoravano le latte, di cui oggi resta un unico, fiero rappresentante nel centro storico di Pizzo. Come pure all’occupazione femminile: se un tempo, anche una volta conclusa la stagione della pesca, erano le donne a lavorare alla manutenzione delle reti o alla raccolta delle erbe per la conservazione, oggi è interamente femminile la manodopera impiegata nelle delicate fasi della “monda” – la pulizia delle parti del tonno già cotte e sezionate, che vanno private delle imperfezioni e suddivise per qualità: dai pregiati filetti che finiscono nei vasetti sott’olio ai frammenti più piccoli che vanno nelle latte, fino alla buzzonaglia, la parte più scura del filetto a ridosso della lisca centrale, spesso considerata parte di scarto ma in realtà da molti apprezzata per il sapore intenso e la morbidezza – e del confezionamento manuale dei vasetti.

Oggi il tonno Callipo è esportato in tutto il mondo, spesso scelto dai migliori pizzaioli per le loro pizze “marinare”, e accompagnato da una vasta gamma di conserve realizzate in proprio o a proprio marchio da fornitori selezionati per completare il racconto gastronomico della Calabria: dagli squisiti taralli e la pasta alle diverse “ricette” in cui il tonno si sposa ad altri prodotti locali, come le cipolle o la ‘nduja, proseguendo con le marmellate e confetture di agrumi e fichi che crescono nei terreni di proprietà che circondano il Popilia Country Resort: struttura diffusa con spa e piscina situata sulla sommità di una collina da cui si ammira il mare, è molto apprezzata per eventi e cerimonie e per il ristorante Antica Crissa, ma è anche base ideale per un soggiorno all’insegna del relax e della natura, grazie all’ampio parco che si estende tra fichi, ulivi, bosco e un laghetto tappa di uccelli migratori.

Per assaggiare il tonno fresco, e molti altri piatti a base del pescato locale, l’indirizzo da segnare è anche quello del ristorante San Domenico, con l’elegante sala nei toni del bianco con bei dettagli di colore e l’incantevole terrazza estiva affacciata sul porticciolo di Pizzo. Dopo aver affiancato a lungo la mamma e aver poi affinato la tecnica con gli studi ad Alma e alcune esperienze importanti – inclusa quella con i fratelli Cerea – il giovane chef Bruno Tassone, affiancato dalla compagna Maria Concetta in sala, ha trasformato il ristorante di famiglia (dedicato al convento di San Domenico a Soriano, suo paese di origine) in un locale raffinato, dove propone una cucina creativa e originale lasciando però gli ingredienti al centro: come la battuta di gambero banco con melanzane e bergamotto, i mezzi paccheri con tenerumi, ricciola affumicata e ricotta infornata o i bottoni ripieni di spigola con polvere di alloro e fave di cacao.

Mentre per il doveroso assaggio di tartufo, c’è l’imbarazzo della scelta tra i tanti locali che affacciano sulla centrale piazza della Repubblica. Sono diversi a proclamarsi artefici della ricetta originale, quella in cui una semisfera di gelato alla nocciola formata a mano avvolge un nucleo di cioccolato fondente fuso ed è ricoperta da cacao in polvere, ideata per trovare una soluzione alla mancanza di stampi dal pasticcere siciliano Giuseppe De Maria – “Don Pippo” – alla Gelateria Dante (in origine Excelsior), poi acquisita dai fratelli Giorgio e Gaetano Di Iorgi che ne portarono avanti la tradizione, rispettivamente, da Dante e dal dirimpettaio Caffè Ercole. Se non sapete quale scegliere, o dopo aver provato le varie versioni classiche, potete anche fare un salto alla Gelateria Callipo lungo la Statale 522, accanto al negozio dove sono in vendita tutti i prodotti aziendali e antistante allo stabilimento dove dal 2008 si producono gelati in coppette e vaschette – da provare, anche al banco in cono o coppetta, il gusto Noce con fichi di Calabria –, torte gelate e tartufi in vari gusti, tra cui la fresca versione al Limoncello.

Ma c’è un altro must che bisogna assaggiare venendo da queste parti, oltre ai dolci delle feste come le pittapie o le nepitelle: sono i deliziosi fichi – della cultivar Dottato di Calabria – essiccati in modo naturale, farciti con frutta secca o ricoperti di cioccolato e trasformati, ancora una volta da abili e pazienti mani femminili, in bocconi deliziosi e “corone” scenografiche.

La storia di Colavolpe ha inizio nel 1910 a Belmonte Calabro con l’intuizione di Nicola Colavolpe, amalfitano trasferitosi qui attratto proprio dall’abbondanza di agrumi e fichi, di lavorare questi ultimi seccandoli, sovrapponendoli in una forma a croce e imbottendoli di noci e cedro di Calabria, oppure di mandorle e scorze di arance candite. Nascono così le Crocette, ancora oggi immancabili sulle tavole natalizie (e non solo) e tra i prodotti simbolo dell’azienda guidata da Gerardo e Giulia; poi sono arrivati anche i Fioroni (fichi secchi ricoperti di cioccolato fondente o cioccolato bianco), le corone di fichi secchi intrecciate con i rami di mirto, le squisite scorzette di arancia e di cedro ricoperte di cioccolato, i Folletti (praline di fichi e cioccolato), gli Scricchioli (praline con nocciole ricoperte di cioccolato bianco, o fondente, anche al caffè e all’arancia) e molto altro ancora. Si trova tutto – assieme a un assortimento di confetti da cerimonia, liquori, dolciumi e di molti altri prodotti tipici di artigiani locali – nel negozio e showroom di fronte alla vecchia stazione di Belmonte, un tempo servita dalla relazione lenta Paola-Reggio Calabria Centrale e ormai chiusa. In un mondo che va sempre più veloce, questi sono i luoghi ideali per ritagliarsi qualche giorno a ritmo slow tra natura, storia e sapori.

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