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Beaujolais

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Smagliante Beaujolais

Semplice o più complesso: il vitigno gamay ha mille risorse.

Nel 1395, Filippo II di Borgogna, detto l’Ardito, bandì la coltivazione delle uve gamay dalla regione dichiarandole scadenti e ignobili (anzi, letteralmente “très mauvais et très desloyaus”, ovvero cattive e sleali). Per i coltivatori del vicino Beaujolais, che ci erano piuttosto affezionati, fu un vero affronto; un po’ come quando tuo fratello maggiore mette un cartello sulla porta della sua camera con su scritto: “Chi entra muore!”. Il bando di Filippo II verso questo vitigno ebbe non poche conseguenze. Per diversi secoli, infatti, mentre i vini rossi della Borgogna guadagnavano la loro reputazione di quasi santità, quello del Beaujolais fu destinato a rimanere, per così dire, un vino poco più che “divertente”. Bene. Per quanto mi riguarda, il signor Filippo “Chiamatemi l’Ardito” può restarsene seduto quanto vuole nel suo bel castello, emettendo proclami e lanciando occhiatacce al muro. Personalmente adoro divertirmi, e credo che i semplici vini delle denominazioni Beaujolais e Beaujolais-Villages siano i rossi leggeri per eccellenza, coi loro intensi sentori di bacche e spezie, ottimi da gustare freddi e dunque perfetti per picnic e feste all’aperto. Senza ombra di dubbio, sono molto più interessanti del 90% dei rosé secchi in circolazione. Inoltre, i dieci cru del Beaujolais, che corrispondono ai migliori villaggi della regione, offrono qualcosa di ancora più prestigioso. Parlo di rossi sfaccettati, che mantengono un tocco di leggerezza pur raggiungendo complessità e profondità notevoli. Ma forse è Thibault Liger-Belair, produttore di vini straordinari sia in Borgogna che a Moulin-à-Vent, nel nord del Beaujolais, colui che riassume meglio questa storia: «Dopo aver terminato gli studi qui nel 1996, ho affittato una vecchia casa immersa tra i vigneti. A partire da quel momento, ho ammirato tutte le mattine la bellezza mozzafiato del paesaggio ogni volta che aprivo la finestra. Ho capito, allora, che una terra così meravigliosa non avrebbe mai potuto produrre un vino cattivo».

DOMAINE LES GRYPHÉES CUVÉE CENTENAIRE LES BALMES BEAUJOLAIS 2020
Sebbene l’etichetta non riporti altro che Beaujolais, questo rosso dai profumi di sottobosco e note speziate proviene in realtà da un piccolo vigneto piantato quasi un secolo fa. Ci si ritrovano grande profondità e complessità, più di quanto l’umile denominazione possa far pensare.

DOMAINE DE LA MADONE BEAUJOLAIS-VILLAGES LE PERRÉON 2020
Olivier e Bruno Bererd sono i due fratelli che coltivano le viti centenarie dalle quali arriva questo vino brillante e dal corpo leggero, con note intense di lampone. Le uve vengono raccolte a mano, poiché le pendenze dei vigneti sono tali che un trattore rischierebbe seriamente di rovesciarsi.

TRÉNEL BEAUJOLAISVILLAGES 2020
Il négociant Trénel ha fondato la sua azienda nel 1928, e da allora produce sia vini di Borgogna che del Beaujolais. Ma il fiore all’occhiello della sua selezione è questo Beaujolais-Villages cremoso e dal ricco bouquet di frutti rossi. Per farlo, si assemblano uve da ben 38 villaggi della regione.

CHÂTEAU DU MOULIN-À- VENT MOULIN-À-VENT 2019
Profumato, speziato e dal sapore fruttato di ciliegia e rabarbaro, questo eccellente Moulin-à-Vent proviene da una tenuta che comprende un antico mulino a vento in pietra di oltre due secoli. Lo stesso che dà il nome alla prestigiosa denominazione omonima. Merita un assaggio anche il Couvent des Thorins della stessa azienda, più economico ma anch’esso straordinario.

JEAN-MARC BURGAUD BEAUJOLAIS-VILLAGES LES VIGNES DE LANTIGNIÉ 2020
La maggior parte dei vigneti di Jean-Marc Burgaud si trova nel cru Morgon. In questa cuvée ricca di vivaci note di fragoline di bosco e sfumature di pepe sono però presenti anche uve dai quattro ettari vitati che circondano uno château del XII secolo a Lantignié, poco fuori dalla zona del cru.

THIBAULT LIGER-BELAIR MOULIN-À-VENT LES VIEILLES VIGNES 2020
Profonde note di lampone e una texture vellutata contraddistinguono questo raffinato cru di Beaujolais, risultato di un blend di uve da vecchie viti provenienti dalla tenuta di Thibault Liger-Belair, coltivate con metodo biologico. Liger-Belair produce anche diversi ottimi monovigneto, che vale la pena rintracciare.

CHÂTEAU DES JACQUES MOULIN-À-VENT 2019
La storica tenuta versava in condizioni difficili quando l’azienda Louis Jadot, punto di riferimento della Borgogna, la acquistò nel 1996. Da allora i vini sono migliorati notevolmente. Questo elegante gamay dalle vivide tonalità violacee, sapore persistente di frutti di bosco e lievi sentori di anice, ne è un esempio brillante.

CHÂTEAU THIVIN CÔTE DE BROUILLY 2020
I vigneti della Côte de Brouilly ammantano le pendici del Mont Brouilly, un antico vulcano spento, all’interno della più grande denominazione da cui prendono il nome. Thivin è senza dubbio il più grande produttore di quest’area. L’annata 2020 è elegante e minerale, con accenni di prugna e ciliegia.

DOMAINE RICHARD ROTTIERS MOULIN-À-VENT 2018
Richard Rottiers, uno dei giovani talenti emergenti del Beaujolais, coltiva i suoi vigneti con metodo biologico a Moulin-à-Vent dal 2012. Le uve provenienti da vecchie vigne danno un rosso ricco e stratificato, dal gusto netto di piccoli frutti, come le amarene, a cui è impossibile resistere.

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Foto di Jennifer Causey

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