Dermot Sugrue

Spumanti britannici: il Regno Unito è la nuova frontiera delle bollicine di qualità

Ascesa e ambizione del Metodo Classico d'oltremanica. Alla scoperta di Sugrue South Downs, il volto maturo del vino inglese.

C’è un fermento nuovo che anima i paesaggi verdi del sud dell’Inghilterra. Un’energia sottile ma costante, fatta di rigore, ambizione e intuizione. Sono le bollicine britanniche – un fenomeno recente, ma sempre più solido – a raccontare oggi una delle più sorprendenti storie del vino contemporaneo.

Una vocazione spumantistica sempre più marcata

Negli ultimi anni, il Regno Unito ha vissuto una crescita vinicola impetuosa. Nel dettaglio, 12,2 milioni di bottiglie sono uscite da cantine inglesi e gallesi nel 2022. Cinque anni prima erano appena 5,3 milioni, un incremento del 130% rispetto al 2017. E la curva continua a salire: secondo WineGB (l’associazione dei produttori britannici), nel 2023 la produzione ha raggiunto circa 21,6 milioni di bottiglie. Di queste, 6,2 milioni erano spumanti – ovvero il 76% del totale. Un dato che non lascia spazio a dubbi: la strada intrapresa è chiara, diretta, carica di intenzione.

Metodo Classico: il cuore pulsante delle bollicine britanniche

A dominare il segmento sparkling è senza dubbio il Metodo Classico (detto anche “Champagne-style”), che costituisce circa il 93% della produzione di spumante inglese.

Le uve utilizzate sono le stesse alla base del celebre vino francese: Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier, che rappresentano il 68% delle varietà piantate nei vigneti britannici. Questo parallelismo non è casuale: il suolo calcareo dell’Inghilterra meridionale – in particolare nelle regioni del Sussex, Kent e Hampshire – è geologicamente simile a quello della Champagne, e le condizioni climatiche in via di mutamento stanno giocando a favore della maturazione ottimale delle uve.

Un fenomeno giovane, ma in rapida ascesa

Alcuni ettari di vigneto di Dermot Sugrue

Sebbene la viticoltura commerciale inglese abbia mosso i primi passi negli anni Sessanta, è dagli anni Ottanta e Novanta, con nomi come Nyetimber e Ridgeview, che il Metodo Classico ha iniziato a prendere forma come segmento di eccellenza. Oggi, il Regno Unito conta oltre 1.030 vigneti attivi e più di 4.200 ettari coltivati, rendendo la viticoltura il comparto agricolo in più rapida crescita del Paese. Questo sviluppo è sostenuto anche dalla domanda crescente, sia interna che internazionale. Dal 2018 a oggi, le vendite di spumanti inglesi in generale sono aumentate del 187%, passando da 2,2 a 6,2 milioni di bottiglie annue, mentre i vini fermi registrano un aumento del 117%.

E se una volta si parlava di curiosità enologiche, oggi si fa riferimento a etichette premiate nei più autorevoli concorsi internazionali. Ai Decanter World Wine Awards 2024, il Chapel Down Rosé ha ricevuto il riconoscimento “Best in Show”, per citare un esempio.

È dentro questo contesto effervescente che si inserisce una delle voci più originali e coerenti della scena inglese: Sugrue South Downs, la cantina fondata nel cuore del Sussex da Dermot Sugrue, enologo di grande esperienza e visione artigianale, ormai considerato uno dei maestri del Metodo Classico britannico.

Il Metodo Classico britannico secondo Dermot Sugrue

Il suo sguardo è veloce, mobile, attento. Parla con la precisione di chi sa esattamente cosa sta facendo e perché. C’è una lucida determinazione nel modo in cui Dermot Sugrue racconta la sua cantina, ma anche una gentile ironia – quella di chi ha imparato a prendere sul serio solo le cose che lo meritano davvero. Il vino, in primis.

Sugrue South Downs, oggi, è tra le realtà più raffinate e identitarie della spumantistica britannica, e un nome che circola tra collezionisti, sommelier e intenditori. Parliamo di una cantina indipendente, familiare, artigianale, che produce esclusivamente Metodo Classico, con un’impronta stilistica riconoscibile, elegante, vibrante.

Dove nasce la visione di Sugrue

The Trouble with Dreams è il nome della prima cuvée firmata da Sugrue, uscita nel 2013 ma nata anni prima, nel 2006, quando decide di impiantare le prime viti nel vigneto di Storrington Priory. Quel vino diventerà il manifesto della cantina: tensione, complessità, capacità di evoluzione, fedeltà al terroir. È un vino capace di coniugare energia nervosa, mineralità raffinata e una texture cremosa, offrendo una degustazione complessa ma sempre armonica. Un Metodo Classico inglese che non vuole imitare lo Champagne, ma parlare con voce propria. 

Dopo anni come enologo capo a Nyetimber e poi a Wiston Estate, dove ha vinificato oltre 3 milioni di bottiglie per diverse aziende, nel 2022 Sugrue ha deciso di chiudere con le consulenze e dedicarsi solo alla sua azienda. Una scelta netta, definitiva, per lui quasi necessaria.

Il cuore di Sugrue South Downs batte nel Sussex, terra di suoli calcarei, pendii esposti e microclimi ideali per la coltivazione delle tre varietà classiche della Champagne: Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier.

Oggi l’azienda conta circa 11 ettari di vigneto, distribuiti tra East e West Sussex, in siti selezionati come Storrington Vineyard, Mount Harry, Coldharbour, The Alpaca Block e il più recente Bee Tree Vineyard, acquisito nel 2023. Luoghi diversi, ma uniti da un’impronta stilistica che rifugge ogni imitazione. 

Metodo Classico, anima artigianale

Una etichetta di Dermot Sugrue

Tutte le cuvée di Sugrue nascono attraverso rifermentazione in bottiglia e affinamenti lunghi, con un approccio enologico che riduce al minimo gli interventi: lieviti naturali, uso limitato di solforosa, assenza di chiarifiche. Una filosofia che punta a lasciare spazio al vino, non all’enologo.

Tra le etichette di riferimento, resta The Trouble with Dreams, la cuvée presentata nel 2013 che ha segnato l’esordio della cantina, esempio di tensione e longevità. Ci sono anche Zodo, elegante e sottile; Cuvée Boz, premiata come Miglior Blanc de Blancs ai WineGB Awards; e poi Rock Story, Rrosé ex machina, e l’originale Bee Tree Rosé 2019, Pinot Meunier in purezza, prodotto in sole 1.700 bottiglie da suoli sabbiosi e argillosi. Sono circa 30mila le bottiglie prodotte complessivamente dalla cantina.

Il riconoscimento da parte della critica internazionale non si è fatto attendere: oltre ai successi in concorso, Sugrue è citato con entusiasmo da voci autorevoli come Jancis Robinson, Neal Martin e Hugh Johnson, che ne lodano l’eleganza e la coerenza stilistica.

Ordine e caos: un equilibrio creativo

Al fianco di Dermot lavora la moglie, Ana, anche lei enologa, con esperienze internazionali. Insieme hanno appena accolto il piccolo Ronan, il cui nome rende omaggio al padre di Dermot. Ma la famiglia è anche un laboratorio creativo. Tra i nuovi progetti un curioso esperimento perpetuo, dal nome evocativo e provocatorio: Bonkers, ispirato all’estetica psichedelica di Syd Barrett. È nato come un embrione di idea durante la vendemmia perfetta del 2022. Dopo una delle estati più calde mai registrate, la coppia ha fermentato Chardonnay in piccole barrique, vecchie e nuove, divertendosi con un po’ di ossidazione controllata.

«Il 2023 è stato un altro anno favoloso in Inghilterra – racconta Sugrue –. Stavolta abbiamo usato botti più grandi e più vecchie, da 600 litri. Così è nato un sistema Solera: abbiamo unito le due annate, imbottigliato la maggior parte del vino e gli abbiamo dato un nome fuori di testa». L’etichetta riporta non a caso la scritta: Bonkers zombie robot alien monsters from the future ate my brain (sur lie). «Ana porta ordine, io abbraccio il caos», racconta Dermot con un sorriso. Ed è in questo equilibrio sottile, tra metodo e intuizione, che si costruisce l’identità profonda della cantina.

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