Il vino non era una bevanda riservata alle élite del mondo antico. Una ricerca condotta dall’Università di Tübingen in Germania dimostra infatti che, nell’antica città di Troia, il consumo di vino era diffuso anche tra la popolazione comune.
Per lungo tempo si è ritenuto che nell’età del bronzo il vino fosse appannaggio delle classi agiate, in particolare di re e aristocrazia, come descritto nei poemi omerici. Le ultime analisi scientifiche hanno però fornito dati inediti: l’uso del vino a Troia non si limitava ai banchetti celebrativi nei palazzi reali, ma faceva parte della vita quotidiana dei cittadini.
Come abbiamo scoperto che nell’antichità si beveva molto vino
La scoperta arriva dallo studio del depas amphikypellon, il calice d’argilla descritto nell’Iliade e nell’Odissea. Alcuni esemplari risalenti al periodo compreso tra il 2500 e il 2000 a.C. erano già stati ritrovati dall’archeologo Heinrich Schliemann nel XIX secolo, portando alla luce l’esistenza storica della città. Fino a oggi, questi reperti erano stati interpretati come simboli rituali legati alle celebrazioni dell’élite.

Le analisi condotte dal team guidato dal professor Maxime Rageot hanno permesso di individuare tracce di acido succinico e acido piruvico nei recipienti, residui chimici che attestano la presenza di succo d’uva fermentato. Si tratta di una conferma diretta del consumo di una bevanda assimilabile al vino, anche se diversa da quello prodotto con le tecniche moderne.
La ricerca, pubblicata sull’American Journal of Archaeology, mostra inoltre come coppe più semplici, appartenute alla popolazione non aristocratica, contenessero le stesse tracce di fermentazione. Questo risultato mette in discussione l’idea, fino a oggi dominante, secondo cui il vino fosse esclusivamente una bevanda cerimoniale e costosa.
L’evidenza scientifica suggerisce quindi che il vino, pur nelle forme primordiali dell’Età del Bronzo, fosse parte integrante dell’alimentazione e della socialità dei troiani. Una scoperta che amplia la conoscenza delle abitudini alimentari antiche e offre nuove prospettive sul rapporto tra vino e società nel Mediterraneo orientale.