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Vitovska

Vitovska: pura viticoltura eroica

Note di degustazione del vitigno autoctono del Carso che deve la sua unicità all’effetto del terreno calcareo e al soffio della bora triestina.

Terra arida e difficile l’altopiano del Carso, ma sa anche essere accogliente con quel suo nome che deriva dalla parola indoeuropea “Kar”, ovvero rupe, roccia, da dove si estende lungo tutto il confine orientale del Friuli Venezia Giulia, dai dintorni di Gorizia fino all’Istria, passando per Trieste. Siamo in una zone di confine dalle forti influenze mitteleuropee, da sempre crocevia di popolazioni, merci, purtroppo anche di eserciti senza dimenticare una produzione vitivinicola attiva fin dai tempi dei Romani con un vino oggi tutelato dalla DOC “Carso o Carso – Kras” che comprende quasi tutti i comuni della provincia di Trieste e parte di quella goriziana.

Un territorio, per chi lo coltiva, assolutamente “difficile” a causa delle sue condizioni pedologiche in quanto l’areale di produzione è anzitutto caratterizzato dalla presenza di superfici rocciose di tipo calcareo che originano il fenomeno del carsismo visto che lo strato coltivabile di terra rossa, tipica del Carso, a stento trattiene l’acqua piovana che subito defluisce nel sottosuolo, sempre più in profondità, dando origine a depressioni talvolta rilevanti (doline). Oltre alla carenza di acqua, accentuata dalla scarsa piovosità stimata del luogo, l’altro problema che devono affrontare i vignaioli locali riguarda la pendenza media dei terreni che, se nell’altopiano carsico si aggira tra il 3 e il 15%, nella restante area, costituita dal ciglione prospiciente il mare, trova inclinazioni decisamente maggiori (30% e oltre) tanto che le vigne sono allevate all’interno dei pastini (terrazzi), ovvero strisce di terreno coltivate e sostenute da muri a secco dal 2018 iscritti nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. A tutte queste difficolta produttive va poi aggiunto il problema della Bora che, spirando forte e spesso, spazza via tutto ciò che non è fortemente ancorato al territorio anche se, va detto, durante la buona stagione, contribuisce a ridurre l’umidità dell’aria a tutto vantaggio della sanità delle uve.

In questa terra aspra dove la natura e i suoi elementi plasmano le attività agricole rendendo la coltivazione della vigna un lavoro eroico, tre sono i vitigni autoctoni che si esprimono al meglio: la malvasia istriana, il terrano e la vitovska. Quest’ultima varietà a bacca bianca sembra derivare il proprio nome dalla località di Vipacco (Vitovlje), in Slovenia, dov’è nota col nome di Vitovska Garganija e sembra ormai sicuro che derivi da un incrocio tra glera e malvasia istriana. La vitovska, come amano sottolineare i vignaioli della zona, è un vitigno che racconta bene la gente del Carso: le viti crescono praticamente sulla pietra e le radici scendono in profondità, a volte fino a 25 metri, per trovare nutrimento. Allo stesso modo gli abitanti del Carso si sono adattati ad abitare in una terra difficile, che in superficie appare povera e scontrosa, ma che nel sottosuolo nasconde la propria ricchezza e svela attraverso sapori puri e semplici la sua vera anima.

Per festeggiare questo importante vitigno autoctono, da ben 16 edizioni l’Associazione dei Viticoltori del Carso-Kras in collaborazione con i ristoranti della zona, ha organizzato la manifestazione Mare e Vitovska, anche quest’anno proposta negli spazi del Castello di Duino. Dopo aver degustato le etichette di tutti i vignaioli presenti, circa trenta, ci si fa l’idea che questo vino incorpori alla perfezione i caratteri duri e primordiali del suo terroir di elezione, forgiato dalla forza della roccia, del mare e del vento, donandosi sempre, a prescindere dallo stile di vinificazione che può prevedere brevi o lunghe macerazioni, a inconfondibili caratteri di sapidità arricchita spesso da sentori di macchia carsica e ferro che, spesso, mettono in secondo piano la componente fruttata del vino.

I migliori 5 assaggi:

Cacovich – Vitovska 2021: Dimitri Cacovich, classe 1998, oltre a essere un talentuoso vignaiolo del Carso è anche un bravissimo apicoltore. La sua Vitovska, giovanissima come lui, profuma di lavanda, timo ed echi salmastri davvero interessanti che ritornano all’assaggio molto fresco e affilato.

Rado Kocjančič – Vitovksa 2020: Kocjančič produce varietà tipiche all’interno dei 5 ettari di vigneto di proprietà siti tra l’Altopiano del Carso e l’Istria. La sua vitovska, che fa macerazione sulle bucce per un giorno, colpisce per leggiadri effluvi aromatici di macchia mediterranea e una vivacità di beva rafforzata da una spiccata componente salina.

Skerlj – Vitovksa 2019: Matej Skerlj ha una rara sensibilità nell’interpretare la vitovska coltivata su terre rosse. Frutto di vinificazione spontanea e una lunga macerazione sulle bucce seguita da un affinamento di almeno 24 mesi in legno, questo vino, dal colore dorato,si esprime su sensazioni di infuso di bergamotto e pietra focaia. In bocca è austero ma al tempo stesso generoso.

Zidarich – Vitovksa 2019: Beniamino Zidarich da Prepotto è forse il vignaiolo più famoso del Carso e la sua fama, da oltre trent’anni, la si deve anche alla sua grande vitovska che, in questo caso, fermenta spontaneamente e macera sulle bucce in tini aperti per poi sostare in legno di varie dimensioni per almeno due anni. Il risultato? Un bianco ricco, che sa di agrumi, sambuco dotato di un sorso che sfuma su note iodate di rara purezza.

Josko Rencel – Vitovska 2018: chiamato anche l’Archimede del vino per la sua continua voglia di sperimentare, Rencel è un uomo di poche parole che sa regalare emozioni facendo degustare i propri vini come questa vitovksa dal colore ambrato che spicca per echi olfattivi di sidro, lavanda, nocciola e per un equilibrio ed una bevibilità a dir poco disarmanti.

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