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Drink da Oscar: i 5 cocktail più iconici del grande schermo

Dal Vodka Martini di James Bond al White Russian de Il Grande Lebowski: quali sono le ricette miscelate che hanno lasciato il segno nel mondo del cinema.

Cinema e cocktail hanno da sempre condiviso un legame speciale. Un drink, sorseggiato in una scena ben scritta, può raccontare il carattere di un personaggio, definire un’epoca o diventare simbolo di un immaginario collettivo. Dal Vodka Martini di James Bond al White Russian di Drugo protagonista de “Il Grande Lebowski”, ogni sorso cinematografico ha la sua storia e il suo perché.

Scopriamo i cinque cocktail più iconici della storia del cinema, quelli che hanno saputo rubare la scena, ispirare anche bartender e, spesso, riportato in auge ricette dimenticate.

Il Vodka Martini di James Bond: eleganza e intrigo al servizio di sua maestà

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007 in Goldfinger che sorseggia il primo Martini “agitato, non mescolato” della sua storia.

Impossibile non partire dal cocktail che ha ridefinito l’immaginario della spia per eccellenza. Il Vodka Martini di James Bond – rigorosamente “Shaken, not stirred” – è più di una bevanda: è un manifesto di stile. La frase, pronunciata per la prima volta da Sean Connery in “Goldfinger” (1964), è diventata patrimonio della cultura pop. Nella foto c’è proprio Sean Connery che beve il drink in aereo e lo fa in un bicchiere sbagliato peraltro, ma è d’oro, come vuole il suo antagonista.

Nel più recente “Casino Royale” (2006), Daniel Craig reinventa la tradizione con il Vesper Martini, in omaggio alla Bond girl Vesper Lynd: tre parti di gin, una di vodka, tre quarti di Lillet Blonde (un vermut), più scorza di limone. È un cocktail che riflette un Bond più umano e vulnerabile, innamorato e tragico, come il personaggio ideato da Ian Fleming.

Dobbiamo però segnalare una imprecisione nell’iconica frase “agitato, non mescolato”, perché ha influito negativamente sulla storia della mixology: shakerare un Martini non è solo superfluo ma può persino compromettere il suo equilibrio. Agitare un drink ne altera la struttura, modificando la sua texture: il Martini non va shakerato perché l’azione diluisce troppo la bevanda e la rende meno trasparente, mutandone il sapore e il suo classico aspetto. La diluizione è causata dal ghiaccio che si scioglie più rapidamente durante lo shaking, abbassando la gradazione alcolica e il sapore deciso che il Martini deve avere. La scelta di Bond è un’invenzione del suo creatore: Ian Fleming preferiva i Martini shakerati perché, per lui, mescolandoli il sapore sarebbe peggiore. Dopotutto, come si dice: “Dove c’è piacere, non c’è nulla da rimpiangere o perdere”.

Il White Russian de “Il Grande Lebowski”: drink cult per antieroi

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Se c’è un cocktail legato indissolubilmente a un personaggio è il White Russian di Jeff “Drugo” Lebowski, protagonista del cult dei fratelli Coen. Un mix cremoso di vodka, Kahlúa e panna, drink fuori moda che il film ha reso irresistibilmente cool. Il personaggio è ossessionato da questa bevanda: non esiste un conteggio completo e “ufficiale” di quanti White Russian beva Drugo nel corso della storia perché è costantemente con un bicchiere in mano. Approssimativamente ne beve almeno otto ma potrebbero essere stati di più. La pellicola ha avuto un effetto concreto sulla “vita” del drink: era molto di moda negli anni sessanta e settanta ma nel trentennio successivo è stato gradualmente messo in disparte per ritornare in auge all’inizio del 2000 grazie a Jeff Bridges, l’attore protagonista del film.

La figura del Drugo, pigro e indolente antieroe, ha dato nuova linfa a questo cocktail tra cinefili e bartender nostalgici. Ogni sorso racconta la filosofia easy-going e il disincanto di una generazione che ha fatto dell’ironia una bandiera. È il drink perfetto per chi ama vivere senza troppi piani e affrontare la vita con leggerezza.

Il French 75 in Casablanca: nostalgia e passione in bianco e nero

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Pochi film hanno saputo raccontare meglio il peso della nostalgia e dell’amore irrisolto come “Casablanca” (1942) di Michael Curtiz. Tra le atmosfere soffuse del Rick’s Café Américain, c’è un drink che segna i momenti più significativi della vicenda: il French 75.

Il cocktail fa la sua comparsa nel flashback ambientato a Parigi, quando Rick Blaine (Humphrey Bogart) e Ilsa Lund (Ingrid Bergman) s’incontrano e s’innamorano durante l’occupazione nazista. In quelle notti leggere e spensierate, i due brindano con la bevanda a base di Champagne, gin, succo di limone e zucchero.

Il momento più emblematico è una cena in cui Rick alza il bicchiere e pronuncia la frase: “Here’s looking at you, kid”. che in italiano è diventata “Alla tua salute, piccola“. Una battuta entrata nella leggenda, suggellando un brindisi malinconico e appassionato. È un sorso che racchiude la leggerezza di quei giorni a Parigi e l’ombra incombente di una separazione annunciata.

Il White Angel in Colazione da Tiffany: minimalismo raffinato

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Audrey Hepburn nei panni di Holly Golightly sorseggia il sofisticato White Angel, una combinazione di vodka e gin (in alcune versioni con un tocco di latte). Drink essenziale e chic, specchio di una femminilità spensierata e malinconica, oltre a sembrare la descrizione accurata della straordinaria attrice protagonista.

Il White Angel compare in una scena intima e rivelatrice all’interno dell’appartamento di Holly. Durante il loro primo incontro serale, la protagonista offre un drink al suo nuovo vicino di casa Paul Varjak (George Peppard). Con leggerezza e quel tono svagato che la caratterizza, Holly si avvicina al mobile bar e improvvisa un cocktail: metà vodka, metà gin, senza vermut. Con assoluta naturalezza lo chiama White Angel.

In quell’istante i due personaggi si stanno conoscendo: lei, con il suo fascino disinvolto, lo introduce nel proprio mondo fatto di drink improvvisati, sogni a occhi aperti e nomi fittizi. È un momento apparentemente leggero che segna l’inizio della loro complicità e della storia che seguirà.

L’Orange Whip in The Blues Brothers: il cocktail che in Italia “non esiste”

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È divertente parlare di questo drink perché nel nostro Paese la scena è stata travisata e nessuno sa il perché. L’Orange Whip è il drink più improbabile della lista che è riuscito a diventare un fenomeno pop grazie a una battuta improvvisata di John Candy in “The Blues Brothers” (1980). Rum, vodka, succo d’arancia e panna, trasformati sul set in tormentone (lo bevevano continuamente durante le riprese) e bevanda di riferimento tra i fan. Anche la scena è surreale: Candy interpreta il rappresentante della legge incaricato di catturare i Blues Brothers ma prima si siede per godersi lo spettacolo. Proprio in questa occasione ordina tre Orange Whip, per se stesso e per i suoi.

In Italia, curiosamente, fu tradotto come “aranciata”, perdendo tutto il suo charme alcolico. È uno dei drink più stravaganti e amati dai fan, proprio perché legato a un film che è diventato un vero cult.

Maggiori informazioni

Le immagini dei film sono tratte da screenshot dei canali ufficiali delle produzioni su YouTube.

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