la-storia-del-vino-californiano-in-11-bottiglie

La storia del vino californiano in 11 bottiglie

Oggi i vini di questa bellissima regione degli Stati Uniti sono tra i più apprezzati del mondo. Vediamo quali sono i capisaldi della produzione.

La produzione della regione ha alle spalle quasi 300 anni: dalla metà del 1700, quando i missionari spagnoli piantarono le viti per il vino da messa, fino a oggi, con quasi 250 mila ettari di vigneti e quasi 5 mila aziende vinicole. Ecco una guida, etichetta per etichetta, che illustra i principali punti di svolta.

1. L’Ottocento

I missionari spagnoli portarono la vite in California già nel 1760, ma il vero inizio del vino californiano avvenne negli anni Cinquanta del XIX secolo, con nomi come D’Agostini (ora Sobon Estate) nella contea di Amador, Buena Vista a Sonoma e Gundlach Bundschu, la più antica azienda vinicola della California ancora di proprietà della famiglia che la fondò. Jacob Gundlach piantò le prime viti nel 1859, Charles Bundschu sposò Francisca Gundlach nel 1875 e oggi Jeff Bundschu, la sesta generazione, gestisce l’azienda.

Da provare: Cercate il loro floreale Gundlach Bundschu Gewürztraminer 2023, una delle varietà che Jacob piantò già prima della Guerra Civile.

2. La rinascita post-proibizionista

storia-del-vino-californiano-in-11-bottiglie

La Inglenook nella Napa Valley, che risale al 1879, è stata una delle prime cantine a risorgere come una fenice dalle ceneri del Proibizionismo. I Cabernet che Inglenook ha prodotto sotto la direzione del proprietario John Daniel Jr. dalla metà degli anni Trenta alla metà degli anni Sessanta sono leggendari. A causa di problemi finanziari, Daniel vendette nel 1964 a una grande società; la qualità scese presto a livello di vino da caraffa, finché il regista Francis Ford Coppola acquistò parte della proprietà (nel 1975) e il nome (nel 2011). Oggi Inglenook è di nuovo un’azienda vinicola di spicco della Napa Valley.

Da provare: Lo dimostrano vini come l’elegante e complesso Inglenook Cabernet Sauvignon 2021.

3. Gli Inizi di Chardonnay e Pinot Noir

Negli anni Cinquanta, né lo Chardonnay né il Pinot Nero avevano grande importanza in California – c’erano al massimo poche centinaia di ettari di ciascuno. Ma un ex ambasciatore di nome James Zellerbach aveva trascorso un periodo in Borgogna e si era innamorato dei suoi vini, e il terreno fuori dalla città di Sonoma dove piantò le prime vigne nel 1953 oggi ospita le viti più antiche di entrambe le varietà della California. Hanzell è stato anche il pioniere, qui in California, della pratica borgognona di far fermentare lo Chardonnay in botti di rovere anziché in vasche d’acciaio (o in tini di sequoia).

Da provare: L’agrumato Chardonnay Hanzell Estate 2022 è, come ogni annata, uno dei migliori della California.

4. Arrivano le bollicine

Nella Champagne iniziarono a produrre vino spumante alla fine del 1600, ma fu solo nel 1965 che la famiglia Davies, nella sua storica tenuta di Schramsberg sulle pendici della Diamond Mountain nella Napa Valley, decise di offrire agli americani delle bollicine locali, e per di più di alta qualità. Schrambsberg fece notizia quando il suo vino fu servito per lo storico “brindisi alla pace” del Presidente Richard Nixon durante la cena di Stato del 1972 con il Premier cinese Zhou Enlai.

Da provare: Più di 50 anni dopo, quello stesso delizioso spumante 100% Chardonnay, lo Schramsberg Blanc de Blancs 2021, è ancora degno dei leader mondiali (o dei lettori di Food & Wine – scegliete voi).

5. Il giudizio di Parigi: il punto di svolta

Questa degustazione alla cieca, tenutasi a Parigi nel 1976 da parte di esperti di vino francesi, contrappose i migliori Cabernet e Chardonnay della California alle migliori bottiglie francesi; fu storica per due motivi.

  • Primo: la California si aggiudicò il primo posto in entrambe le categorie.
  • Secondo: la rivista Time pubblicò un importante articolo al riguardo, letto da milioni di persone.

È difficile oggi immaginare un’epoca in cui i vini californiani erano considerati inferiori, ma c’è stata, e questa degustazione vi pose fine.

Da provare: Per provare uno dei vincitori (da vigneti di provenienza leggermente diversa rispetto all’annata originale), cercate l’impeccabile Chateau Montelena Napa Valley Chardonnay 2021.

6. Lo Chardonnay decolla

Un tempo lo Chardonnay californiano era un’eccezione. Nel 1970, ce n’erano solo 1.200 ettari piantati. Oggi ce ne sono oltre 36 mila e per anni è stato il vino bianco più popolare d’America. Strutturato e burroso? Elegante e complesso? Economico e di facile beva? A voi la scelta: lo Chardonnay può adattarsi a quasi tutti gli stili. Ma per avere un punto di riferimento in California, c’è Kendall Jackson. La prima annata del suo vendutissimo Chardonnay risale al 1982.

Da provare: L’attuale Kendall-Jackson Vintner’s Reserve Chardonnay 2022 bilancia in modo affidabile ricchezza e concentrazione.

7. La crescita dei Cabernet di culto

vino-californiano-in-11-bottiglie

Ci sono i Cabernet Sauvignon, e ci sono i “Cabernet di culto”. Il termine si riferisce a vini prodotti in quantità minime, venduti solitamente a una mailing list di clienti privati, che ricevono punteggi stratosferici dai critici e costano una fortuna. La vera ondata si è avuta nel 1995 e nel 1996, quando Bryant, Colgin Cellars, Harlan Estate e Screaming Eagle hanno lanciato i loro primi vini, e tutti e quattro sono ancora in cima a questo mucchio precario e costoso. Se volete assaggiarne uno, svuoterete il conto corrente.

Da provare: Ma non c’è dubbio che il seducente, potente e complesso Harlan Estate 2020 (1.700 dollari) sia un vino davvero spettacolare.

8. Grandi vini: il boom dello stile “Big”

Verso la fine degli anni Novanta, i vini rossi californiani sono diventati… grandi e grossi. Lo Chardonnay era già andato in quella direzione, puntando su rovere, burro e viscosità. Poi anche i Cabernet e le altre varietà hanno iniziato a sembrare alla ricerca di qualcosa in più: più maturità, più frutta, più ricchezza. Lo stile ha ottenuto punteggi elevati, in particolare dal grande critico dell’epoca, Robert Parker, ma nel tempo si è rivelato polarizzante. Eppure ci sono fan fedeli, come dimostra l’incrollabile popolarità del Cabernet di Caymus.

Da provare: Il Cabernet Sauvignon 2021 di Caymus Vineyards Napa Valley è fedele a sé stesso: lussureggiante, carico di frutta scura e matura, e dalla texture morbida e avvolgente.

9. Il film che ha lanciato migliaia di Pinot

È successo un fatto curioso nel 2004, quando il regista Alexander Payne ha presentato il suo film Sideways, incentrato sul vino. La gente corse al botteghino e anche al Pinot Nero, grazie alla passione dell’angosciato protagonista. Forse oggi il ricordo del film è un po’ svanito, ma la passione per il Pinot Nero no: se ne produce una quantità cinque volte superiore a quella dei primi anni 2000. E la Central Coast californiana, dove i protagonisti intraprendono la loro picaresca scorribanda vinicola, rimane una grande fonte di spunti.

Da provare: Provate il leggiadro e profumato Calera Central Coast Pinot Noir 2022, ad esempio.

10. A tutto blend

I famosi blend rossi degli anni Dieci del secondo millennio devono gran parte del successo alla decisione dell’enologo Dave Phinney, nel 2000, di lanciare un blend di Zinfandel dal gusto cupo e fruttato: The Prisoner. Ne fece 385 casse. Oggi, sotto la proprietà di Constellation Brands, il numero di casse prodotte ogni anno si aggira intorno alle 250 mila. I discendenti del Prisoner sono spesso intercambiabili, e molti si affidano a una piccola quantità di zucchero residuo per sembrare più opulenti.

Da provare: Un’alternativa di prim’ordine, priva di dolcezza e decisamente non intercambiabile, è il Leviathan Red Wine 2021 di Andy Erickson: una miscela potente e speziata di Cabernet Sauvignon e altre varietà.

11. Vino naturale: il movimento “Less-is-More”

Il movimento del vino cosiddetto “naturale” è nato e salito alla ribalta in Europa, seguendo la filosofia del “less-is-more” che rifugge dai lieviti selezionati, dagli enzimi, dalle aggiunte di zolfo e da tutte le pratiche tecniche (ma anche da quelle agronomiche più invasive, in vigna) che dominano la maggior parte delle vinificazioni commerciali. La California ha aderito tardi a questa tendenza, ma a partire dal 2010 sempre più viticoltori californiani hanno scelto di lavorare in questo modo. Chris Brockway è un vero rivoluzionario e apripista: con la sua Broc Cellars, lo fa dal 2002.

Da provare: Da provare il vivace e leggero Broc Cellars Amore Rosso 2022.

Maggiori informazioni

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
Articoli
correlati