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famiglia Rocca

Felicin alla Consolata, un’autentica esperienza di gusto

La famiglia Rocca prosegue la sua celebre ristorazione langarola nella città di Torino, dove ha rilevato gli spazi di un'antica erboristeria per trasformarla in un bistrot che rispolvera la tradizione piemontese.

A detta di molti filosofi e letterati, Torino è spesso sembrata la città più graziosa d’Italia per l’allineamento delle sue strade, la regolarità delle sue costruzioni e la bellezza delle sue piazze. Ed è qui che, in una raccolta ed elegante piazzetta del nucleo storico, dove il Barocco severo diventa architettonicamente prezioso, la famiglia Rocca disegna e prosegue la sua idea di convivio con una nuova e raffinata apertura.

Felicin alla Consolata – Boutique Bistrot dell’Antica Erboristeria è dunque una storia di intrecci, di suggestioni, di sapori, ma soprattutto è il continuum di una generazione piemontese che crede nella ristorazione come luogo di scambio. Il viaggio parte da Monforte d’Alba per giungere al capoluogo torinese, nel quartiere del Quadrilatero romano. Per intenderci, ci troviamo nel cuore antico della città: un luogo vivo e vivace, caratterizzato invece da vie strette e irregolari, ma dove la vena artistica e culturale non manca mai. Già in quel di Monforte la famiglia langarola è alquanto rinomata per la sua ferma devozione all’arte culinaria così come alla pratica dell’ospitalità. Lo stare insieme (spesso e volentieri allo stesso tavolo!), è parte integrante del loro Dna, poiché tra aneddoti, barzellette, brindisi e quant’altro il valore aggiunto del contatto umano, dei tempi rilassati e del divertimento ha contagiato (e tuttora si protrae) tante personalità della letteratura, della musica e della politica del calibro di Amos Oz, Patti Smith, Gabriel Marcia Marquez, Martin Schulz”.

Nella patria del cioccolato, dell’aperitivo, del Vermouth e delle caramelle, la tradizione langarola si è dunque insediata con una cucina spiccatamente locale che trascende la sfrenata ghiottoneria. Nino e Silvia, marito e moglie, con i figli Giulio, Leonardo, Filippo e Alessandra sono riusciti a integrare due mondi apparentemente molto simili, ponendo un tassello significativo in un contesto gastronomico piuttosto avido di affetto e ossequio.

Esatto, perché nel torinese, il quadrato (l’agnolotto) è stato per decenni il protagonista nelle case e nei ristoranti, per poi farsi sorprendere dal plin (letteralmente “il chiuso con il pizzicotto”) che ne è diventato pure un fenomeno modaiolo. L’ormai celebre battuta al coltello passava quasi per una sorta di miraggio, poiché dominata dal macinato (sempre di carne bovino) ma con aglio e abbondante olio di oliva (non certo extravergine). Oppure ancora, la salsiccia vedeva praticamente solo il maiale al suo interno e i tajarin non venivano praticamente serviti. Storia, organizzazione, costanza e cura dei dettagli: questo rimane il mantra dei Rocca e senza alcuna retorica di mezzo. I piatti continuano a essere caratterizzati da autentiche radici contadine e accompagnati da una spiccata personalità. In più, l’affetto e la devozione per la ricerca, per il territorio e per la stagionalità non smettono di creare, di fatto, delle appaganti armonie di gusto.

Il menu propone molti dei piatti storici di Monforte, su tutti gli imperdibili Tajarin di Felicin tagliati al coltello con ragout di carne delicato e il Bunet di Langa al cioccolato con amaretti. Essenziali si presentano poi gli antipasti, in cui spiccano il Carpaccio di Fassona piemontese al naturale e il Merluzzo mantecato con patate, marmellata di cipolle e pistacchi. Precisi i primi (grande passione dello chef Nino) come i Plin al burro d’alpeggio e salvia, autentici attentati alla gola. Succulenti i secondi come la Guancia di vitello al Barolo, dove in questo caso la cottura lunga segna l’altra versione dei grandi classici di Langa. Ricchi, infine, i dolci che vedono il Semifreddo allo zabajone come un altro assoluto protagonista.

La ricchezza della sala, del mobilio e delle pareti esalta il tutto, trasformando il locale in una sorta di bomboniera dall’ambiente sicuramente caldo, ma assolutamente sobrio ed elegante. Le pietanze e le bevande vengono così godute in ottima compagnia tra velluti rossi, legni d’antan, argenti, cristalli, specchiere a conferma, per l’ennesima volta, di quanto la maniera, lo spirito e la misura siano fonte di gioia e giovamento. Un matrimonio perfetto dove la padrona di casa, Silvia, descrive le portate riuscendo a coinvolgere i commensali in un richiamo alla concretezza: un gradimento espresso, contagioso, che restituisce alla figura che siede a tavola tutta la sua vitalità. Con l’apporto di Felicin alla Consolata, gli anni passati della Torino austera, grigia, cupa e nebbiosa (a patto che fosse vero), si confermano ulteriormente svaniti.

Maggiori informazioni

Felicin alla Consolata Boutique Bistrot dell’Antica Erboristeria
Piazza della Consolata 5 – 10122 Torino
felicin.it

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