Ventotene

Isole minori: i doni di Ventotene

Parte dell’arcipelago laziale ma più vicina a Ischia che a Ponza, l’isola pontina è una meta da scoprire per il mare incantevole, la ricca storia e un’enogastronomia verace che sa sorprendere.

Selvaggia ma comoda – e facilmente raggiungibile in traghetto o aliscafo da Formia –, più riservata della vicina Ponza ma non (troppo) radical chic, silenziosa ma per nulla noiosa, Ventotene è la meta ideale per un weekend che sa di mare, di storia ma anche di pesce freschissimo, capperi e vino bianco.

Gli antichi greci e romani la chiamavano Pandataria, “dispensatrice di ogni dono”. Grazie all’origine vulcanica, che ne ha disegnato i bordi rocciosi e irregolari striati dalle stratificazioni di eruzioni successive, era non solo un approdo strategico e molto apprezzato come tappa intermedia lungo le tratte in mare da e verso la costa ma anche ricca di preziosa ossidiana; una terra fertile che si sarebbe poi rivelata ideale per coltivare numerosi prodotti, dall’uva ai legumi, come le celebri lenticchie e le più rare cicerchie che crescono ancora nei campi al centro dell’isola. Solo l’acqua dolce mancava, non essendoci sorgenti: una mancanza fondamentale cui posero rimedio gli imperatori romani – che elessero l’isola prima loro residenza di villeggiatura e poi esilio per donne adultere o ribelli – facendo costruire le ingegnose cisterne che furono poi in parte utilizzate come rifugi, prigioni e cantine, e oggi si visitano ripercorrendo un lungo tratto di storia isolana con guide preparate e coinvolgenti.

Ventotene
La vista sul faro e su Santo Stefano dal porto

 

E, se è impossibile non collegare il nome di Ventotene anche a un’altra pagina buia della nostra storia più recente – fu scelta come confino politico dal regime fascista, che silenziava così gli oppositori politici, mentre la vicina e più piccola isola di Santo Stefano ospitò un famigerato carcere di origine borbonica restato in attività fino al 1965 – qui nel 1941 nacque l’idea di un’Europa “libera e unita”, come proposto dal Manifesto redatto e firmato dai confinati Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, poi divulgato sulla terraferma da Ursula Hirschmann e Ada Rossi: dalla scorsa estate, il testo integrale si può leggere sul muro che cinge il Municipio ospitato nell’antica fortezza borbonica, grazie a una bella opera murale realizzata dall’artista napoletano Giovanni Anastasia in collaborazione con Valeria Iozzi, affiancando al testo scritto a mano i ritratti degli autori e sostenitori.

Ma, di certo, oggi a Ventotene si viene soprattutto per il mare dai colori cristallini che nascondono fondali ricchissimi di pesci, coralli e antichi relitti, per le incantevoli baie e calette in cui tuffarsi da un placido gozzo, per il relax tra spiaggia e scogli e un piacevole giro tra le botteghe e in negozietti. E, non da ultimo, per fare il pieno di una cucina che – nelle versioni più veraci o quelle più raffinate – risulta sempre autentica e appagante. Ecco allora qualche nome sperimentato di recente che vi consigliamo di non perdere, qualche idea per lo shopping gastronomico e qualche altro spunto per godervi l’isola al meglio, per un fine settimana o una vacanza più lunga.

Dove mangiare: tre indirizzi da segnare

Ventotene
Insalata di alalunga da Il Giardino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Uno dei ristoranti più rinomati dell’isola è Il Giardino, a due passi dal centro e da piazza Castello: nato come pensione per cacciatori e turisti pionieri (offre ancora sistemazioni semplici ma accoglienti) è stato trasformato dalla famiglia Impagliazzo in un indirizzo gastronomico insieme autentico e raffinato. In estate si mangia seduti ai tavoli all’aperto, sotto un bel pergolato. Il menu va dagli eccellenti crudi di pescato locale – come la deliziosa marmora –, le alici marinate o la strepitosa Insalata di alalunga con verdure crude e cotte, ai sedanini rigati con aragoste locali. Tra i secondi, il Merluzzo al limone di Mamma Candida o il Purpetiello con scarola e lenticchie fanno concorrenza al Pesce al vapore con salsa gribiche e fagiolini o anche al Filetto di scottona piemontese della macelleria Scherzerino di Itri, mentre bisogna ordinare in anticipo la Zuppa di pesce tradizionale o Il coniglio come lo faceva nonna Nannina. E per dessert, in alternativa al semifreddo al pistacchio si può optare per i gusti della gelateria propria che affaccia sul giardino.

Linguine al dentice da Mast’Aniello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Affacciato sulla spiaggia di Calanave, con lo scoglio Nave e l’isola di Santo Stefano all’orizzonte, Mast’Aniello è il ristorante-pizzeria dedicato alla figura di Aniello Romano, tra i primi e principali muratori dell’isola, che qui veniva nei momenti di riposo a godersi la vista del mare e la sua cantina. Dal 2009, alla guida del locale c’è Daniele Coraggio, appassionato promotore dell’isola e anche presidente e animatore dell’Associazione Ventotene Mia. Seduti nella terrazza affacciata sul mare, conviene affidarsi al gentile personale di sala per farsi consigliare il pesce più fresco e i modi migliori per prepararlo. Tra “Crudi d’Amare” (mitili, scampi, gamberi o anche tagliolini di seppia) e Gambero mandorlato con maionese al lime, impossibile rinunciare a un assaggio di Zuppa di lenticchie con i crostini prima di indulgere nei ravioli ripieni di polpo o nelle squisite linguine con pescato del giorno (nel nostro caso, dentice in versione cruda e cotta), e poi proseguire con delle ottime alici fritte o con un sontuoso pesce al sale (ancora dentice, eccezionale). In alternativa, ci sono anche le buone pizze cotte nel forno a legna.

Zuppa di cozze, vongole e cicerchie da Un Mare di Sapori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lungo la banchina del porto, a poca distanza dallo sbarco, i tavoli di Un Mare di Sapori lasciano giusto lo spazio per far passare macchine e furgoncini tra il locale e le barche ormeggiate. A prima vista uno dei tanti localini sul porto, qui la cucina ha una marcia in più: in primis quella data dai prodotti coltivati in proprio con l’azienda agricola Musella, fondata nel 2003 da Pina Musella (la cuoca) e il marito Andrea Biondo (nipote di un antico colono di Santo Stefano) e dedicata soprattutto a lenticchie e cicerchie ma anche a capperi, origano e ortaggi. Il menu sembra semplice ma dà più soddisfazione di quanto si possa pensare: dalla fenomenale parmigiana di melanzane ai fiori di zucca fritti, dalla Crema di zucchine, menta e polpo arrostito alla seppia con fagiolini e patate, senza dimenticare la zuppa di cicerchie, cozze e vongole. Il locale è anche cocktail bar, e bottega dove fare scorte di prodotti locali e regionali prima della partenza.

Souvenir gastronomici e non

Non si può infatti ripartire dall’isola senza portar via un gustoso ricordo. Da Un Mare di Sapori, assicuratevi di prendere quanto meno lenticchie e cicerchie – anche nei graziosi sacchetti di iuta, come regalo – e una bottiglia di bianco Pandataria, il “vino del confino” realizzato sull’isola dall’azienda Candidaterra con uve Fiano, Greco e Falanghina, dalle belle note di macchia mediterranea e mare. Poco più avanti il banchetto del signor Vincenzo – autoproclamatosi “il re delle marmellate” – vende anche spezie, capperi e ortaggi in conserva. Su piazza Castello si affaccia invece Ultima Spiaggia: in attività anche come editore, Fabio Masi ha chiamato così la sua libreria sull’isola e quella “gemella” a Camogli, mentre ne ha anche altre tra Roma, Milano e Genova. Qui troverete tanti titoli di ogni genere, con un’attenzione particolare a quelli dedicati alla storia dell’isola e al mare in generale, più una sezione per i più piccoli e tanti oggetti mai banali ideali come regalo o ricordo. Per un po’ di shopping fermatevi da Levante – tra graziose t-shirt e abiti e camiciole in seta – o da Evaso, per indossare anche voi, come molti isolani, una delle ormai iconiche magliette che ironizzano sulla storia più cupa dell’isola.

Da fare, tra mare e cultura

Se le spiagge come Calanave e Cala Rossano sono belle, niente può battere il fascino di Ventotene vista dal mare, e di un tuffo nelle sue acque più azzurre. Francesco Taliercio è uno dei pochi ad abitare sull’isola tutto l’anno, e ne conosce cale, calette e scogliere alla perfezione: sa sempre dove fermarsi con il suo comodo gozzo per un bagno bellissimo e tranquillo, e al momento giusto tira fuori la moka per un caffè a bordo.

In alternativa, magati in una giornata nuvolosa, dedicatevi all’entroterra e alla cultura: il basamento del palazzo del Municipio ospita anche l’interessante Museo Archeologico, che organizza anche le visite guidate alle antiche cisterne (quella dei Carcerati e quella di Villa Stefania, in programma martedì, giovedì e sabato alle ore 18) e alle rovine di Villa Giulia, fatta edificare dall’imperatore Augusto sul promontorio di Punta Eolo e poi diventata luogo d’esilio (lunedì, mercoledì e venerdì sempre alle 18, orario ideale per godersi poi il tramonto).

Poco più avanti della Cisterna di Villa Stefania c’è anche il Museo della Migrazione e Osservatorio Ornitologico, che ricorda come l’isola sia stata nel corso dei secoli – e lo è ancora oggi – tappa imprescindibile non solo per i commerci umani, ma anche per gli uccelli migratori. È invece attualmente chiuso al pubblico il Carcere di Santo Stefano, solitamente visitabile e per cui da tempo si ipotizza un progetto di recupero per farne un centro di formazione di studi europei o comunque a carattere culturale, ed è quindi non accessibile l’isolotto che è di proprietà privata.

Da 30 anni l’isola ospita anche il rinomato Ventotene Film Festival (in programma dal 28 settembre al 4 ottobre 2025), ma l’appuntamento principale resta la festa di Santa Candida, il 20 settembre, con 10 giorni di celebrazioni che culminano con lo scenografico lancio delle mongolfiere (di carta), ormai assurte a simbolo dell’isola. Per chi ama tirar tardi, infine, l’indirizzo di riferimento è il bar Gabbiano, tra cocktail e musica.

Maggiori informazioni

foto di apertura: Shutterstock/Matteo Ciani

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