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Tommasi Family Estates

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Tommasi, 120 anni nel segno della famiglia

Nel 2022 si celebra la lunga tradizione familiare, che muove dalle terre dell’Amarone e oggi vanta tenute in sette regioni. Tommasi Family Estates conta su 780 ettari vitati e una produzione vinicola che rappresenta il Made in Italy in 70 paesi. Amarone celebrativo in limited edition con etichetta in ceramica.

Anno 1902. Giacomo Tommasi decide di acquistare una piccola tenuta a vigneto in Valpolicella. Anno 2022. Tommasi Family Estates è un gruppo vitivinicolo con vigneti e tenute in sette regioni d’Italia (per ora) per un totale di quasi 800 ettari vitati. E nella cantina sotterranea a Pedemonte si nasconde La Magnifica, la più grande botte al mondo, realizzata dal bottaio veneto Garbellotto con 50 quintali di rovere per una capacità di 333 ettolitri. La linea lunga 120 anni che unisce questi due punti nella storia dei Tommasi c’è un elemento costante: la famiglia. È questo il cardine su cui è stato costruito un percorso ultrasecolare di impegno, investimenti e dedizione che – nei numeri – racconta il successo di un gruppo coeso arrivato alla quarta generazione.

Lo scacchiere delle tenute

Tommasi rappresenta la storia della Valpolicella, dove ha costruito la propria fortuna, ma dopo aver consolidato la propria posizione sulle colline alle spalle di Verona con il lavoro della seconda e terza generazione, grazie al consolidamento di un successo legato all’Amarone e al Ripasso ha potuto investire in espansione. Diventando, di fatto, un brand italiano. La famiglia è arrivata infatti ai festeggiamenti per i 120 anni di storia con otto tenute vitivinicole in portafoglio posizionate strategicamente in sette regioni. Se dunque il brand originario rimane legato al Veneto, tra Valpolicella e Lugana, nel tempo sono state integrate in un progetto articolato di Estates la Tenuta di Caseo in Lombardia, quel fazzoletto prestigioso in terra di Montalcino che è Casisano e Poggio al Tufo in Maremma (con agriturismo annesso), Masseria Surani in Puglia, Paternoster in Basilicata come roccaforte nel Vulture. E pur in divenire, vanno aggiunti allo scacchiere un progetto a Orvieto in Umbria, l’acquisizione di una tenuta sull’Etna in Sicilia perfezionata quest’anno e una partnership nel Chianti Classico con La Massa. Completa il quadro il progetto culturale e vitivinicolo De Buris, legato al territorio della Valpolicella Classica, con il recupero della storica Villa De Buris.

Il gruppo ha sempre mantenuto la barra dritta, cercando di valorizzare ogni singolo territorio pur mantenendo un coordinamento unitario, con le radici saldamente a Verona. «Se guardiamo indietro, vediamo tanto lavoro, passione e sacrificio di chi ci ha preceduto – dice Pierangelo Tommasi direttore generale del gruppo – è un onore e una responsabilità per noi oggi essere parte di tutto questo. L’impegno è quello di non fermarci e mantenere il dinamismo che negli anni ci ha caratterizzato. Vogliamo che la famiglia Tommasi sia sempre più sinonimo di eccellenza. Abbiamo investito in territori che sono icone del mondo vitivinicolo italiano. Progetti a lungo termine che testimoniano il nostro impegno nel costruire un futuro per le prossime generazioni». È un approccio “contadino”, concreto e lungimirante che si respira incontrando i Tommasi. Un lavoro orchestrato per raggiungere 70 mercati nei cinque continenti, tra horeca e retail, mentre l’Italia rappresenta oggi solo il 15 per cento del fatturato.

Limited edition (con etichetta in ceramica)

Per celebrare il 120mo anniversario, la famiglia Tommasi non poteva che puntare su una bottiglia speciale. E dalla collaborazione con Seletti – azienda leader nel design italiano – viene la bottiglia da collezione di Tommasi Amarone della Valpolicella Classico con etichetta interamente in porcellana.
«Se immaginiamo il vino simbolo della nostra storia non possiamo che considerare l’Amarone – spiega Giancarlo Tommasi, direttore tecnico per tutte le tenute – perché tutto ciò che siamo oggi è frutto del sogno del nostro bisnonno, un contadino con una visione chiara e una scommessa fatta sul territorio della Valpolicella Classica. L’Amarone ha reso il nostro territorio uno dei più rinomati al mondo. Per questo era doveroso da parte nostra omaggiare proprio questo vino, la cui prima annata è stata nel 1959 e che grazie in particolare al lavoro della terza generazione e alla fiducia che i mercati ci hanno sempre riconosciuto, ci ha permesso di crescere, fare investimenti ed essere riconosciuti oggi fra i protagonisti dell’Italia del vino».

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