Suvereto

Suvereto e la Costa degli Etruschi

Vigne e oliveti, borghi medioevali e siti etruschi, terme e miniere disegnano il paesaggio della Val di Cornia. Una Toscana inedita dove vino e mare sono protagonisti.

È quasi un triangolo – scaleno e irrimediabilmente irregolare sul lato di costa che guarda al Tirreno e all’Elba e l’isola di Montecristo – quello che si disegna tracciando delle linee nette che da Suvereto, delizioso borgo medievale dell’Alta Maremma, si diramano verso Baratti e il suo incantevole golfo, da un lato, e Follonica dall’altro. È questo, grosso modo, il territorio della Val di Cornia, angolo autentico e ancora non troppo noto di Toscana dove c’è tutto, in piccolo e nell’arco di pochi chilometri, quel che rende la regione magica e amata da tantissimi visitatori italiani e stranieri: c’è il mare, quello bellissimo della cosiddetta Costa degli Etruschi, che passa dall’alternarsi di spiagge brillanti e multicolori, piccole baie e scogliere lambite dalle acque cristalline degli ultimi lembi di Mar Ligure a Baratti, appunto, alle spiagge ampie e sabbiose di Follonica.

Campiglia Marittima
Il borgo di Campiglia Marittima, ph. Gilberto Bertini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci sono importanti testimonianze storiche, dalle necropoli etrusche del Parco Archeologico di Baratti e Populonia – come quella di San Cerbone, con le antiche sepolture affacciate sul mare – alle affascinanti miniere del Parco Archeominerario di San Silvestro. Ci sono centri affascinanti ancora circondati da antiche mura, come quelli – oggi vivaci – di Campiglia Marittima e Suvereto, appunto, ma anche il piccolo e suggestivo borgo di Populonia con la sua possente e panoramica Rocca e l’interessante Museo Archeologico, che si anima di turisti in cerca di scorci e souvenir. Ci sono terme dalle acque prodigiose, o che quanto meno assicurano una full immersion nel relax.

Suvereto
Vista sulla Val di Cornia da Campiglia Marittima, con la pieve di San Giovanni e mare e isole sullo sfondo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E c’è anche il vino, naturalmente: gran parte delle terre tra collina e pianura che un tempo erano dedicate alla coltivazione dell’olivo e degli ortaggi – carciofi, in primis: qui in primavera crescono i prelibati violetti – oggi sono ricoperte dai filari da cui nascono le bottiglie delle denominazioni locali: Suvereto Docg, Rosso della Val di Cornia Docg e Val di Cornia Doc. Una diversità che nasce da un “puzzle” di esposizioni e suoli diversi, tra marmi rosa e terre vulcaniche, e dall’influenza di Scirocco e Maestrale che arrivano dal mare. Nascono così non solo gli imponenti Supertuscan – rossi da blend di vitigni internazionali – come il celebre Redigaffi di Tua Rita o il Petra dell’omonima cantina della famiglia Moretti, ma anche espressioni più fresche di Sangiovese e Ciliegiolo, rosati di carattere e interessanti bianchi “marini” da vitigni autoctoni come Trebbiano toscano, Vermentino, Ansonica e Malvasia bianca, ideali nel loro insieme per accompagnare la cucina locale che va dal pesce fresco della costa a tortelli maremmani e cinghiale.

Qui il vino è Suber

Suvereto
Alcuni dei produttori del Consorzio in occasione di Suber 2025, ph. Gilberto Bertini

Riunisce circa una trentina di cantine del territorio il Consorzio vini Suvereto e Val di Cornia, che da un paio d’anni ha trovato una bella sede in un edificio storico (in passato, asilo) i piedi della Rocca Medievale che domina il borgo, dotato anche di un grazioso giardino per eventi e degustazioni. Guidato da Daniele Petricci (dell’azienda agricola Petricci e Del Pianta) con la partecipazione attiva e appassionata di alcuni soci, il Consorzio è una realtà dinamica e viva, che ha tra i suoi obiettivi la promozione del territorio e delle sue specificità. È in quest’ottica, ad esempio, che da due anni a questa parte organizza il primaverile Suber – Suvereto Wine Festival, quando oltre alla sede istituzionale anche chiostri, piazze e vicoli della cittadina si riempiono di banchi d’assaggio, incontri ed esposizioni artistiche.

Suvereto
Trekking tra le vigne della Val di Cornia, ph. Gilberto Bertini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Diverse delle aziende, inoltre, sono ben attrezzate per l’ospitalità e l’enoturismo. Tua Rita, ad esempio, offre numerose possibilità di visita e degustazione, tra focus sulle barrique, giri in Jeep o a cavallo, abbinamenti con i piatti della tradizione toscana e lezioni di cucina dedicate alla tradizione toscana.

Tenuta Casadei – la cantina maremmana della famiglia Casadei, guidata da Stefano Casadei con Fred Cline – accoglie i visitatori nell’”organismo agricolo” dedicato alla produzione di vini BioIntegrali: si attraversano vigne, laghetti, campi e angoli fioriti prima di arrivare alla moderna struttura che ospita cantina e bottaia, e un giardino per eventi e apertivi. Tra le proposte, oltre alle degustazioni di olio e vino, anche il giro tra i filari sulla carrozza trainata dai cavalli e il picnic: uno zaino con vini e calici, e con ottimi salumi, formaggi e sottoli accompagnati da pane e scaccia, da gustare tra le vigne, gli olivi o accanto al laghetto.

La Bulichella è la bella azienda rilevata nel 1999 da Hideyuki e Marisa Miyakawa – la cui storia di famiglia merita di essere conosciuta anche al di là del vino –, e oggi guidata dal figlio Shizuko Miyakawa e dai nipoti Nicolò e MariaGiulia, con la consulenza enologica di Luca D’Attoma. Oltre alle visite con degustazione, la tenuta è anche agriturismo, con camere, suite e appartamenti disseminati tra l’edificio centrale e i dintorni, ideali per un relax bucolico e sostenibile.

Vale la pena visitare la Tenuta di Petra non solo per degustare gli eccellenti vini – anche da Sangiovese – che nascono dalle vigne di San Lorenzo e l’olio extravergine, magari in abbinamneto a prodotti tipici e piatti locali, ma anche per ammirare da vicino l’opera architettonica immaginata da Mario Botta per inserirsi nel paesaggio locale

L’azienda Montesolaio, che si trova sull’omonima, panoramica collina proprio davanti Campiglia Marittima, ha la sua sede nell’ottocentesco castello Bonaria, chiamato anche “tavolino rovesciato” per le sue quattro torri. Claudio Guglielmucci ci ha ricavato appunto una cantina – guidata da Antonio Buonaguidi – e un elegante wine & spa resort, mentre sulla Costa degli Etruschi c’è anche il country resort Salvapiano.

Tenute del Cerro – che mette insieme diverse proprietà tra Val di Cecina e Val di Cornia, Montepulciano, Montalcino e l’Umbria – accoglie gli ospiti alla Tenuta di Monterufoli, con camere e appartamenti dislocati tra la villetta principale denominata Miniera, e i caseggiati in stile toscano de le ​Scuderie e la Casa delle Guardie a poca distanza, autonomi e tranquilli e con una graziosa piscina a disposizione.

Una terra ricca di sughero e ferro (e olio)

Dagli Etruschi fino ai Conti della Gherardesca e oltre, come raccontano i bei percorsi di visita del Parco Archeominerario di San Silvestro, tra le viscere della miniera del Temperino, il Museo dell’Archeologia e dei Minerali e la Rocca di San Silvestro dove vivevano i minatori e le loro famiglie, in tanti hanno sfruttato la ricchezza del sottosuolo delle colline metallifere della zona.

Suvereto
Il Laboratorio di SuberBello, ph. Gilberto Bertini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma l’altra ricchezza qui è, da sempre, il sughero ricavato dalle numerose querce locali, tanto che sullo stemma di Suvereto – nel cui stesso nome c’è un chiaro rimando – sono raffigurati un leone e appunto una quercia. Se siete interessati all’argomento, andando oltre ai tappi per le bottiglie, nel grazioso centro storico fermatevi da SuberBello, il laboratorio-bottega dove Francesca Pagnini (affiancata da Sonia Niccolai Denise Garofalo) realizza begli oggetti in sughero e “stoffa di sughero”: borse, gioielli (tra cui i divertenti orecchini a forma di calice), accessori e oggetti di home decor, perfetti da portare a casa come souvenir.

Tra le altre botteghe interessanti ci sono la libreria Mucho Mojo, dove rovistare tra gli scaffali in cerca di libri usati ed edizioni rare, anche a tema gastronomico; Soso-Studio Circolare, che promuove l’upcycling dando nuova vita a materiali e abiti di “scarto” con belle creazioni sartoriali; e Quel Pellaio di Diego, dove osservare l’eclettico artigiano Diego Daddi al lavoro e acquistare belle scarpe in pelle su misura. Mentre La Cantina di Gigi è il posto giusto dove far scorta di vino, olio e altri prodotti locali.

Tra le specialità locali, infatti, c’è anche l’ottimo extravergine: alcuni produttori della Val di Cornia si sono riuniti nell’associazione Olio d’Autore, per raccontare la produzione locale – da varietà come Leccio del Corno, Moraiolo, Pendolino, Frantoio, Leccino – attraverso eventi, degustazioni e iniziative.

Dove mangiare tra Suvereto e il mare

Torelli maremmani, zuppa corsa (insolita ricetta marinara d’origine italo-francese,  che vede una sorta di caciucco “passato” servito con pane croccante, Emmenthal e una salsa di maionese e harissa), cinghiale in umido, carciofi in ogni modo in primavera, e la scaccia campigliese, dolce della tradizione pasquale di Campiglia Marittima che prende forma e sapore di una torta con strutto e pinoli. Il repertorio gastronomico della Val di Cornia è forse un po’ limitato (e più di terra che di mare) ma racconta molto di questa terra e del suo carattere senza fronzoli.

Suvereto
Il cinghiale alla suveretana della Locanda delle Stelle

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A Suvereto, i tortelli maremmani (grossi quadrati di sfoglia farciti con ricotta e spinaci o borragine, conditi con ragù di carne) e un buon cinghiale alla suveretana (in umido con le olive, proposto in due varianti con il sugo di pomodoro più fresco o invece piuttosto “asciutto”, come in questo caso), ma anche tartare di pesce e crostacei, si possono assaggiare alla Locanda delle Stelle, semplice locale con dehors proprio di fronte a SuberBello. È una cucina di pesce eclettica e “assolutista” – ogni giorno il menu cambia in base al pescato e lo decide il cuoco, senza possibilità di scelta per gli avventori – quella di Dal Cacini, storico indirizzo nel centro storico dall’ambiente sui generis e lezioso, in contrasto con una cucina dai saldi sapori marinari, tra rispetto del pescato sempre fresco (non c’è congelatore) e preparazioni originali secondo la “filosofish” dei titolari.

Suvereto
Un piatto a base di carciofi dal menu tematico de I’ Ciocio, ph. Gilberto Bertini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’indirizzo gourmet del borgo è I’Ciocio, ristorante stella verde Michelin ambientato in un vecchio frantoio affacciato su una deliziosa piazzetta, dove trovano spazio anche i tavoli esterni. Qui la cucina è tutta incentrata sulla valorizzazione dei prodotti di agricoltura biologica e delle tradizioni locali, seppure in chiave originale e creativa: ad esempio, le farine per pani e paste fresche sono quelle coltivate in zona dal Progetto Sterpaia, avviato nel 2013 da I’Ciocio e un gruppo di imprenditori locali per ricostruire la filiera dei cereali in Val di Cornia (e così è nato anche il Mulino Le Pietre, attività collaterale che rende “operativa” la filiera corta). Tra i piatti “storici” ci sono il Cipollotto farcito su latticello di primo sale e gli Gnocchetti di ricotta e pecorino su crema di ceci e porri, tartufo nero Scorzone, ma in menu figura anche la Zuppa corsa con calamaro, coda di rospo, merluzzo e gamberoni, insaporita da salsa Harissa e groviera; mentre durante l’anno si avvicendano percorsi degustazione dedicati ai prodotti di stagione, dai carciofi al pesce azzurro.

Per godersi un semplice pasto o un aperitivo vista mare, poi, ci si può dirigere verso il Golfo di Baratti per un calice di vino e gustosi bocconi a base di polpo o altro pesce ai chioschi su spiaggia.

Tempo di relax tra la natura

La Val di Cornia ha perlomeno un’ultima sorpresa da regalare, e questa volta non ha a che fare con il vino. Nel sottosuolo scorrono infatti acque ricche di solfati, calcio, minerali e oligoelementi, che hanno favorito la nascita di centri termali immersi nella natura. Se si parla da qualche tempo della realizzazione di un impianto termale a Suvereto, per il momento ci si può immergere alle terme del Calidario di Venturina, nel comune di Campiglia Marittima, che ospita anche un hotel in stile rustico-chic e un ristorante con terrazza: qui la sorgente termale sotterranea dà vita a un grande lago millenario, ma oggi le preziose acque termali sono anche alla base del percorso “benessere etrusco” del Thermarium, ispirato ad antichi rituali.

Suvereto
Una delle piscine esterne delle Terme di Sassetta, ph. Gilberto Bertini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci si inoltra invece sui tornanti circondati da vigne e dai boschi del Parco Forestale di Poggio Neri, nel territorio suveretano di Sassetta, per raggiungere le idilliache terme della Cerreta: nata dalla scoperta casuale di una sorgente termale che sgorga nel sottosuolo a una temperatura costante di 51°C nei terreni agricoli dell’omonima azienda biodinamica della famiglia Mazzanti, la struttura è un mix di eleganza bucolica ed essenzialità rigenerante: ci si può ritagliare una breve pausa con l’accesso giornaliero alle Terme di Sassetta, con tre piscine – due all’aperto e una al chiuso –, docce emozionali, bagni turchi in pietra di fiume, sauna aromaterapica e il percorso Kneipp e trattamenti. Oppure ci si può fermare più a lungo, dormendo nei cinque casali nel parco del Podere La Cerreta.

Ma vale la pena venire qui anche per un pranzo all’Osteria delle Terme o una cena al Ristorante, con menu del giorno incentrati su ingredienti di stagione e i prodotti della fattoria (di cui fare scorta anche in bottega): eccellenti salumi da suini di razza Cinta Senese e Nero della Cerreta, ottimi formaggi dal latte delle vacche che pascolano libere, frutta anche trasformata in deliziose conserve, carni fresche, e miele vergine integrale. Ma anche olio extravergine e vini i cui nomi ed etichette dal carattere poetico mantengono ogni promessa.

Maggiori informazioni

Consorzio di Tutela Suvereto e Val di Cornia
suveretowine.com

foto di apertura: Suvereto vista dall’alto, ph. Gilberto Bertini

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