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Barolo & Barbaresco World Opening

La prima edizione dell’evento, con la presentazione delle annate 2016 e 2017, ha stregato il pubblico di New York.

barolo e barbaresco

Un contatore che segna le vendite di Barolo e Barbaresco nel mondo. Diciotto milioni di bottiglie che un po’ alla volta diminuiscono. Questa è stata l’idea del patron di Eataly Oscar Farinetti per il BBWO (Barolo & Barbaresco World Opening), l’evento svoltosi a New York lo scorso febbraio. La presentazione delle ultime annate, rispettivamente la 2016 e la 2017, è stata scandita dalle grandi cifre in digitale che correvano a ritroso verso lo zero.

Sembra una vita fa, quando ancora si poteva organizzare qualcosa che avesse un impatto forte sull’opinione pubblica mondiale. Una prima edizione svoltasi nella Grande Mela non a caso: il mercato americano infatti rappresenta, per le due più importanti denominazioni delle Langhe piemontesi, il 30 per cento dei volumi dell’export. Le incertezze dello scorso inverno erano legate alla politica statunitense sui dazi. Oggi il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani deve ripensare – come tutti – gli obiettivi a causa dell’emergenza Coronavirus: «Per ora rimaniamo sottocoperta – dice il presidente del Consorzio Matteo Ascheri – i lavori in campagna sono andati avanti e molti di noi (anche lui è un produttore, nda) hanno imbottigliato. Ripensando ai giorni di New York c’è solo da essere orgogliosi. In tanti mi hanno detto che è stata la miglior presentazione di una denominazione mai fatta. Cinquecento consumatori paganti in tre ore, oltre mille operatori commerciali coinvolti, duecentoventi cantine presenti, la grande attenzione riservata alle menzioni geografiche aggiuntive (mga, vigneti ben delimitati). Qui si gioca il nostro futuro, non tanto sull’eccellenza – che è già capillare – ma sull’unicità. Ora più che mai».

Ecco le dieci etichette di Barolo e Barbaresco che ci sono piaciute particolarmente durante i nostri assaggi. Alcune in commercio dal prossimo autunno. Da acquistare e riporre in cantina

BAROLO

PODERI COLLA
Barolo Bussia Dardi Le Rose Docg 2016
bottiglie prodotte: 25.000
prezzo allo scaffale: 55/60 euro
Quella parolina magica, “Bussia” è comparsa per la prima volta su un’etichetta di Beppe Colla. Era il 1961. Una storia lunga 250 anni e che ha visto impegnata la famiglia Colla nei migliori cru di Langa. Poi la scelta, però, è caduta sul Bussia di Monforte d’Alba perché ha sempre garantito eleganza e finezza. Dalle due collinette della tenuta Dardi delle Rose che guardano verso sud nasce questo Barolo intenso e con un richiamo di china, di tabacco e liquirizia; bocca austera ma non priva di armonia.

BROVIA
Barolo DOCG “Brea Vigna Ca’ mia” 2016
bottiglie prodotte: 5.500
prezzo allo scaffale: 80/85 euro
Un piccolo “monopole” la vigna Ca’ Mia, una chicca firmata Brovia. Dal 2010, con le Mga, gli si è affiancata la menzione Brea. Sono tra le piante più vecchie dell’azienda di Castiglione Falletto, partono dal 1955 e sono a Serralunga d’Alba, il che vuol dire austerità, tradizione, complessità, ma anche leggiadria ed eleganza. Lo sanno bene Elena e Cristina, le due sorelle Brovia, affiancate da Alex Sanchez, marito di Elena ed enologo che parla della 2016 come di un’annata spettacolare per quantità e qualità.

F.LLI MONCHIERO
Barolo Docg Rocche di Castiglione 2016
bottiglie prodotte: 6.000
prezzo allo scaffale: 40 euro
La menzione geografica Rocche di Castiglione (Mga) a Castiglione Falletto è stata la prima vigna acquistata dai Monchiero a metà anni 70 e quindi è il cuore e l’orgoglio dell’azienda. Famiglia di mezzadri, in parte emigrata negli Stati Uniti per aprire il primo canale commerciale, ha sempre avuto un legame profondissimo con le terre di Barolo, fattore evidente nell’assaggio dei loro vini. Questo 2016 sa di frutta e tabacco, e tradisce vivacità e complessità al contempo. Si avvertono note di liquirizia e anice che aprono su una bocca potente, con tannini che fanno da spina dorsale.

VIETTI
Barolo Docg Ravera 2016
bottiglie prodotte: dalle 4.500 alle 6.000
prezzo allo scaffale: 200 euro
Luca Currado parlerebbe per ore del Ravera, il cru di Novello dell’azienda. Sono tante le soddisfazioni arrivate negli ultimi anni – diversi 100/100, tra cui quello di Wine Advocate – complice anche il cambiamento climatico che ha favorito zone più fresche. Il Ravera infatti guarda le Alpi e il nebbiolo – che non ama la luce diretta – qui matura più tardi. Il risultato è un Barolo più acido e fresco, dalla frutta raffinata e fresca al primo naso. Arrivano poi il tabacco, la liquirizia su un bel fondo di menta. La bocca è elegante grazie a tannini fittissimi.

PALLADINO
Barolo Docg Ornato 2016
bottiglie prodotte: 3.500
prezzo allo scaffale: 40 euro
Con il cru Ornato siamo a Serralunga d’Alba, sul crinale che divide i due versanti del comune langarolo. Un solo ettaro perché tutto il resto è di proprietà di Pio Cesare. La cantina storica fu di quel Cappellano inventore del Barolo Chinato. Acquistata nel 1974, ha visto susseguirsi diverse generazioni. Oggi un gruppo di 40enni dirige la cantina tenendo comunque fede a una linea tradizionale. L’Ornato promette spesso un lungo e bell’invecchiamento, ma già da ora incanta per bevibilità e freschezza.


BARBARESCO

GIUSEPPE CORTESE
Barbaresco Docg Rabaja 2017
bottiglie prodotte: 17.000
prezzo allo scaffale: 45 euro
Che determinazione quella di Giuseppe nel credere fortemente nel Barbaresco e non ora, ma agli inizi degli anni 70. L’azienda nasce qui, sulla collina Rabaja, e il passaggio fondamentale è quello da una visione contadina a una imprenditoriale. Non solo il posto di lavoro, ma un luogo di vita. Sarà per questo che il vino che nasce qui è un classico, un vino solido nella sua bontà, setoso nei tannini, floreale nel richiamo alla viola, agrumato nel sentore di arancia. Il tutto avvolto dalle spezie nobili di un legno ben dosato.

CARLO GIACOSA
Barbaresco Docg Montefico 2017
bottiglie prodotte: 7.000
prezzo allo scaffale: 30 euro
Questa è ormai un’azienda al femminile condotta magistralmente da Mariagrazia, consigliata sempre dal padre Carlo e affiancata dal figlio Luca. Rimane piccola e preziosa come cantina che si impegna su diversi cru. Tra questi il Montefico, il cavallo di battaglia aziendale uscito per la prima volta nel 1993. Un vino che si distingue per un bouquet floreale intenso, per una nota di menta spiccata, per una tannicità marcata. Una chiosa di tabacco e liquirizia lo rende intrigante.

ADA NADA
Barbaresco Docg Valeirano 2017
bottiglie prodotte: 7/8.000
prezzo allo scaffale: 30 euro
Su alcune delle prime etichette veniva riportato, per errore, “valeriano”. Il Valeirano invece è sempre stato un cru storico della famiglia Nada, prima che diventasse menzione a Treiso. Rispetto al Rombone, altra etichetta aziendale, qui abbiamo un Barbaresco più sottile e profumato, più intellegibile. Annalisa ed Elvio portano avanti il lavoro di Giancarlo Nada, scomparso prematuramente, e lo fanno con un impegno sempre più preciso sulle identità delle singole vigne in loro possesso. Un bell’acquisto anche per il rapporto qualità/prezzo.

CASCINA DELLE ROSE
Barbaresco Docg Tre Stelle 2016
bottiglie prodotte: 6.000
prezzo allo scaffale 45 euro
Le rose sono all’entrata della cantina, arrampicate all’agriturismo, a controllare i filari contro l’oidio. Il profumo c’è anche nei Barbaresco di questa cantina condotta da Giovanna, Italo e il figlio Riccardo, una piccola produzione, una conduzione biologica attentissima e quelle due parole, Tre Stelle, in etichetta, l’unica cantina a poterle vantare. Trattasi infatti di una sorta di distaccamento della più nota menzione di Rio Sordo. Più fine, più sottile, grazie a un terreno più magro, sentori di petali, lamponi piccoli e dolci, una vena minerale spiccata.

FRANCESCO VERSIO
Barbaresco Docg 2016
bottiglie prodotte: 3.800
prezzo allo scaffale 38/40 euro
Un ragazzo giovane con una passione smodata per la vigna e con dei maestri di tutto rispetto come Bruno Giacosa e Dante Scaglione. Questa è la storia ancora in gran parte da scrivere di Francesco, piccolo produttore di Barbaresco a Neive, con due cru, il San Cristoforo e il Currà. Non ancora autonomo economicamente, fa l’enologo da Luigi Oddero e nei fine settimana si occupa della sua azienda. Tannini decisi nella sua etichetta, piccoli frutti blu succosi, una vivacità che invoglia la beva, progressione impressionante del sorso che non stanca mai.

Foto di Gilberto Bertini, courtesy Winenews