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Campocori

Campocori, il nuovo “fine dining club” romano

Apre al pubblico il ristorante del Chapter, eclettico albergo che affianca all’hôtellerie di lusso le provocazioni dell’arte contemporanea e una proposta gastronomica cosmopolita. E mixano ricordi d’infanzia, identità rionale e allure internazionale anche i piatti dello chef Alessandro Pietropaoli, tra armonie classiche e ammiccamenti contemporanei.

Ancora una “nuova apertura” nel fine dining d’hotel della Capitale, a conferma del trend che ormai da alcuni anni – ma con un’accelerazione notevole negli ultimi mesi e altre novità in arrivo, a cominciare dall’atteso ristorante firmato da Niko Romito nel Bulgari Hotel in via d’ultimazione a piazza Augusto Imperatore – sconfessa l’idea di una ristorazione d’albergo appiattita su standard “turistici”, per quanto di fascia alta. Un’inversione di tendenza avvalorata da Campocori, il ristorante del Chapter Roma che da poco ha aperto le porte al pubblico dopo annunci e rimandi nei due complicati anni scorsi: nulla di anonimo, qui, dal décor sensuale e vagamente dark affidato a Tristan Du Plessis (pluripremiato interior designer dello Studio A di Johannesburg), in un tripudio di velluti, ori e mattoncini a vista che contrastano a effetto con le opere d’arte contemporanea firmate dal fotografo bosniaco Haris Nukem, fino alla curata playlist musicale.

Né tantomeno è anonima la cucina dello chef Alessandro Pietropaoli, rientrato in Lazio – è nato e cresciuto ad Anzio, anche se ha radici pure nell’Abruzzo di Tagliacozzo – dopo diverse esperienze stellate tra Francia e Italia, accanto a nomi come Antonino Cannavacciuolo, Vito Mollica e Antonello Colonna.

Da febbraio 2022, dunque, l’hotel di lusso creato da Marco Cilia all’insegna dell’arte contemporanea – non senza tocchi provocatori e irriverenti – nel cuore dell’antico quartiere ebraico della Capitale, ha la sua tavola gourmet, che completa così una proposta enogastronomica che spazia dal bancone (ora presidiato dalla brava Solomiya Grytsyshyn) dell’Hey Baby Lounge Bar alla cucina asiatica “quotidiana” del Lucky Fish Market e Poke Bar, fino alla terrazza estiva – pronta a ripartire a breve – dell’Hey Güey Roof Top Bar, con le sue tapas d’ispirazione messicana. È invece un omaggio a Roma, e allo storico Rione Regola, il ristorante, che la proprietà definisce un “fine dining club anticonvenzionale”, che alla cucina ricerca affianca un’accoglienza più che attenta ma non ingessata e un’atmosfera conviviale. A partire dal nome, che restituisce alla memoria la Chiesa di S. Maria in Campo Cori, che un tempo sorgeva qui, demolita da secoli e ormai caduta nell’oblio.

Punta sull’identità italiana – a suo modo classica e “morbida”, anche più di quanto ci si potrebbe aspettare da uno chef trentunenne con il percorso di Pietropaoli, ma più che convincente nel piatto – anche il menu del Campocori, seppure con un’allure cosmopolita che guarda da un lato alla grande scuola francese (con fondi avvolgenti e una boulangerie molto curata) e dall’altro alle influenze asiatiche, tra dashi di pesce azzurro, alghe e un’attenzione minuziosa ai dettagli.

Così, dalla carta – oppure scegliendo una delle tre proposte degustazione: Emozioni, Viaggio e Natura, rispettivamente a 70, 95 e 55 euro) – si ordinano piatti come l’interessante connubio tra Animelle e cardoncelli accompagnato da un cremoso “cappuccino” di (scarti di) funghi, il mix “mare e monti” dei Tagliolini aglio, olio e peperoncino con ricci di mare, bufala e guanciale (un signature portato anche a Roma) o la Minestra del porto di Anzio, omaggio alle origini completato al tavolo dallo stesso chef con la mantecatura espressa.

Ma gli assaggi più convincenti arrivano dalla sezione dei secondi: dal Baccalà, cipolline, cannellini e dashi di alici e sgombro – in cui il brodo d’impronta oriental-mediterranea, aggiunto nel piatto al tavolo, chiude il cerchio di sapori, consistenze e temperature – all’impeccabile ed elegante Rombo in crepinette con verza fermentata e salsa alla mugnaia, fino all’Agnello laziale servito con crema inglese all’aglio, bietola, mandorle e alghe, la cui persistenza iodata marca piacevolmente il palato.

E se il Ricordo di maritozzo è un ulteriore rimando alla “cucina della memoria”, è perfettamente attuale – e indovinato – il dessert che unisce Ricotta e barbabietola in un insieme intrigante e non stucchevole, concludendo un’esperienza sospesa tra le armonie della musica classica e le provocazioni rock, con qualche ammiccamento alle atmosfere avvolgenti dell’elettronica più raffinata che risuona in sala.

Maggiori informazioni

Campocori Restaurant

Via di S. Maria de’ Calderari, 47, Roma
chapter-roma.com

 

foto di apertura: Andrea Di Lorenzo

Foto della sala e ritratto: Giulia Venanzi

Foto dei piatti: Andrea Di Lorenzo

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