Cerca
Close this search box.

Clos du Mesnil 2006, un grande assolo firmato Krug

Olivier Krug è volato in Italia per presentare il Clos du Mesnil 2006 e altre preziose edizioni degli Champagne della Maison, tra accordi solisti e sinfonie da grande orchestra

Krug Clos du Mesnil 2006

«Il 2006 è stato un grande anno per lo sport: ci sono state le Olimpiadi invernali in Piemonte e Zinedine Zidane si è ritirato dal calcio giocato», scherza Olivier Krug fingendo di glissare sul risultato della finale di campionato mondiale in cui l’Italia sconfisse la Francia ai rigori, all’Olympiastadion di Berlino. Ma Krug è qui (nelle sale romane di Achilli al Parlamento dopo la tappa milanese all’enoteca N’Ombra de Vin, entrambi locali Krug Ambassade) in “missione di pace”, o meglio in segno di amicizia e affetto per il nostro Paese, e foriero di ottime notizie e di grandi bottiglie.

L’occasione della sua venuta – e del suo primo volo aereo da febbraio scorso, sfidando le difficoltà logistiche attuali – è infatti la presentazione del nuovo millesimo di Clos du Mesnil, una delle etichette più leggendarie della Maison ottenuta dalle uve chardonnay di un’unica parcella in un’unica annata: 1,84 ettari a Le Mesnil-sur-Oger, in Côte des Blancs, tra i diciassette villages Grand Cru della Champagne.

Dopo oltre dodici anni di riposo nelle cantine di Krug, l’annata 2006 è ora pronta a esprimere il suo fascino e carisma come “solista”, per seguire le metafore musicali con cui la maison di Reims ama definire i propri vini e il lavoro dietro alle diverse etichette: ogni vitigno rappresenta una famiglia di strumenti, ogni parcella un singolo musicista, e per ogni annata il clima detta uno spartito diverso. «Il Clos du Mesnil è l’espressione più alta e pura dello Chardonnay secondo noi – spiega Olivier Krug – lasciando suonare la “voce solista” di questo vitigno secondo l’influsso dell’annata».

Così è nato il progetto Krug Echoes, che indaga gli abbinamenti e le risonanze musicali con le etichette attraverso la collaborazione con artisti internazionali, per raccontare lo Champagne attraverso il linguaggio universale della musica. E se il 2006, con le sue elegantissime note agrumate e speziate – dalla meringa al limone allo zenzero candito – si sposa alla perfezione a piatti a base di pesce e crostacei, l’abbinamento musicale scelto da Krug è con il suono immersivo del musicista belga Ozark Henry.

Frutto di una vendemmia che ha avuto luogo tra il 14 e il 16 settembre al termine di un’estate straordinariamente calda seguita da piogge abbondanti – dopo un luglio siccitoso ad agosto in due settimane si registrarono precipitazioni solitamente riscontrate nell’arco di due mesi, un vero e proprio miracle champenoise di fine stagione – il Clos du Mesnil 2006 mostra decisamente la stoffa del solista: nitido e vibrante, armonioso come il suono di un violino, ben incarna il lavoro sulla “individualità” portato avanti da Krug, che dal 1979, per un’intuizione di Henri Krug, vinifica singolarmente ogni parcella. Si ottiene così un notevole numero di “musicisti” tra cui selezionare ogni anno (attingendo anche ai vins de reserve), per ciascun Champagne, quelli più adatti a suonare da solisti o a formare un’orchestra perfettamente accordata.

È questo il caso, ad esempio, del Vintage 2006 – complesso e profondo, viene abbinato alla musica del pianista americano Kris Bowers – o della Grande Cuvée èdition 162: in quest’ultimo caso la “sinfonia” è creata da oltre 140 vini di 11 annate diverse (dal 2006, base di partenza, fino al 1990), affiancando le note nitide ed eleganti dello chardonnay e quelle più profonde del pinot nero e a quelle gioiose, quasi “da fanfara” del meunier, in un crescendo affascinante, come nella musica elettronica del duo francese Grand Soleil. Mentre per l’èdition 168 presentata la scorsa primavera, che ha accompagnato i piatti dello chef Tommaso Tonioni nel pranzo romano, si parla di ben 198 “musicisti” di undici annate, dal 2012 al 1996.

Quanto alla vendemmia 2020 – la prima sotto l’egida della Chef de Cave Julie Cavil, in realtà arrivata da Krug proprio nel 2006 ad affiancare il predecessore Eric Label (oggi Directeur Adjoint della Maison) in un approfondito passaggio di consegne – Olivier Krug la racconta con toni giustamente epici: «È stata un’annata molto bella, con uve sane e un clima ottimo con un agosto caldissimo; in Champagne abbiamo avuto la vendemmia più precoce di sempre, noi avevamo già finito il 4 settembre mentre nel 2015, ad esempio, stavamo ancora raccogliendo le uve a metà ottobre». Ma non è solo per questo che l’annata 2020 passerà alla storia: con l’emergenza sanitaria in corso, un grande lavoro è stato fatto per garantire la sicurezza di tutti, in vigna e soprattutto in cantina: «Julie Cavil si è trovata a fare gli assemblaggi per le Cuvée da sola, a casa sua, e le “audizioni” per selezionare i vini da utilizzare sono state fatte dal nostro comitato singolarmente, ognuno in una stanza».

Il risultato lo assaggeremo (e lo ascolteremo), negli anni a venire.

foto Stefano Delìa