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Tecnica e natura: prospettive in biodinamica

A pochi giorni dalla conclusione della ventiduesima edizione di Summa nella tenuta di famiglia, Alois Lageder ci parla dell’evento e della sua idea di vino

summa-2019

Difficile trovare una parola che calzi a pennello. Una fiera, un evento, una kermesse, una festa? «Summa è una due giorni tra amici che portano a loro volta degli amici. Summa è stare a casa». Alois Lageder la vede così, come un invito esteso a sempre più colleghi nel mondo del vino, amici innanzitutto, e produttori che seguono una determinata filosofia produttiva che è poi quella della sostenibilità, uno spettro larghissimo in cui rientrano approcci biodinamici, biologici, di lotta integrata. L’ultima edizione di Summa ha visto partecipi più di cento produttori provenienti da ogni parte del mondo – quest’anno presente anche la Cina – e oltre 2.200 visitatori tra giornalisti, buyer e semplici appassionati. A fare la differenza è senz’altro il contesto: Magré, minuscolo borgo sulla Strada dei Vini di Bolzano, sembra un luogo fermo nel tempo, perfetto nei suoi stilemi di paese medievale di campagna, con torri campanarie, piccoli torrenti che attraversano le stradine, orti e giardini dinanzi alle case in legno e pietra. A rendere fiabesco il paese poi è la Tenuta della famiglia Lageder, la Löwengang, acquistata dal padre di Alois Lageder nel 1934, ma attiva già in passato, tant’è che i vigneti più vecchi dell’azienda risalgono al 1875: da questi nacque il primo cabernet sauvignon aziendale, il Löwengang per l’appunto, nel 1983. 

Le stanze di Summa sono quelle del Casòn Hirchprunn, edificio storico comprato dalla famiglia. Provate a pensare ai capannoni e alle tensostrutture delle fiere classiche del vino e dimenticateli. Qui si beve e si discorre di vino tra arazzi, stufe di ceramica, quadri antichi e candele (l’energia elettrica non c’è in casa), tra i fiori colti nel Giardino Paradeis – 5mila metri quadrati di parco che circondano la casa – sotto salici piangenti o tra il glicine che abbellisce scale e finestre. Un biglietto da visita niente male per un’azienda che ha messo al centro del suo lavoro il concetto di natura che non va addomesticata ma valorizzata, perché solo in questo modo se ne rispetta la bellezza. 

Alois Lageder – la quinta generazione di produttori che sta lasciando le redini alla sesta rappresentata dal figlio Clemens – ha da subito scelto un percorso di agricoltura biodinamica: «La tecnica per quanto sia utile e necessaria, spesso lavora contro natura» spiega l’imprenditore altoatesino che dal 2007 ha tutti i 50 ettari di proprietà sotto certificazione Demeter (associazione di cui Lageder è presidente). Percorso che in seguito ha interessato anche i conferitori – circa novanta – convinti da Lageder ad adottare pratiche più naturali. In primavera, fino a poco prima della vendemmia, vacche e pecore pascolano tra i vigneti di Magré: «La presenza di animali “anima” le piante – racconta Alois – ruminano le erbe infestanti e i pastori sanno che greggi e mandrie sono in un luogo protetto. Anche le corna dei buoi fanno da catalizzatrici delle forze cosmiche, portano sui terreni astralità». Una vitalità dei vini altoatesini in verità data anche da un clima peculiare grazie alla presenza delle Alpi e dei ghiacciai ma anche per esposizioni a sud che rendono quasi sempre miti le giornate. Il senso di Summa è questo da 22 anni: parlare di cosa è necessario fare per preservare la natura e rendere migliori i prodotti che ci dona.

Facciamo due chiacchiere con Alois in un momento di pausa, tra una degustazione e diverse strette di mano. Lui stesso ci tranquillizza: non c’è alcuna fretta, a Summa si ha il tempo di fare tutto. Iniziamo a ricordare i primi anni dell’evento, poco più di una cena tra amici-venditori che da Verona prendevano l’auto per raggiungere l’Alto Adige per una cena a lume di candela. «Nel 2000 poi un incontro con dei vignaioli di Bordeaux (Alois è un buon collezionista di questa tipologia di vini, ndr) – ricorda Lageder – mi convinse ad aprire la tenuta a una ventina di aziende, francesi, austriache, tedesche e italiane. Siamo arrivati oggi a un centinaio». 

Gli chiediamo come mai il numero di produttori di vino che abbandonano grandi fiere sia in aumento: «Ma perché sono impersonali – incalza il produttore – non ti aiutano a costruire un rapporto rilassato con i tuoi interlocutori. Summa è una festa del vino, invece. Le fiere sono importanti ma una volta che hai consolidato la tua clientela, non sono più così necessarie; oppure penso ai produttori troppo piccoli che in un posto come Vinitaly si perdono nel mare magnum delle occasioni di assaggi. Qui invece hanno la visibilità che meritano. Lageder è un’azienda abbastanza grande ma lo spirito artigianale è la base del nostro lavoro. D’altronde non parliamo più di mode e di trend. Il futuro dell’agricoltura sarà fatto sempre più di questa coltivazione naturale. Per noi lavorare con le forze che la la natura ci offre rappresenta un grandissimo arricchimento, prima di tutto umano, ancorché professionale». 

Eppure le vendemmie susseguitesi negli ultimi anni – fuori controllo dal punto di vista climatico – potrebbero indurre il coltivatore a scegliere vie “più semplici” nei metodi agricoli. «Penso invece che sia l’esatto contrario – controbatte Lageder – l’interesse verso la biodinamica aumenta e lo dico in qualità di presidente che rilascia sempre più certificati. Questo accade perché la vigna risponde meglio di altre piante a questa pratica e negli anni i vini sono più armonici e vivi e suscitano anche più interesse commerciale. L’obiettivo della biodinamica è la sanità della pianta e aumentare la sua resistenza, che è esattamente ciò che dobbiamo fare in agricoltura per contrastare in modo naturale gli stravolgimenti climatici. Invito chiunque a venire a Magrè per vedere da vicino la nostra esperienza. Non bisogna aspettarsi dimostrazioni scientifiche, cosa che in verità a me interessano poco. A me bastano gli occhi. Personalmente credo che la biodinamica lavori anche sulla dimensione spirituale e la sua applicazione mi ha fatto capire molte cose sull’universo e la sua creazione». Ovvio chiedergli a questo punto cosa vedano i suoi occhi: «La vitalità delle piante. Tutto spinge verso l’alto. Dopo l’uso del corno silice (uno dei preparati biodinamici, ndr) le foglie hanno assunto una forma più concava, sono più turgide, vellutate». 

Da quando l’antroposofia di Rudolf Steiner è entrata nei campi e tra i vigneti non pochi sono stati – e continuano a essere – i detrattori. Le accuse a volte sono pesanti e vanno dalla cialtroneria alla stregoneria, ma Alois Lageder è uomo troppo dabbene e di senso per non rispondere con serenità: «Vengo da una famiglia che ha sempre coltivato l’interesse per gli aspetti esoterici, così come per la biologia. Mio padre è un esperto di grafologia e ancora oggi, prima di un’assunzione, facciamo una prova grafologica al futuro collaboratore. Il punto è che tutto è correlato. Per avere prodotti di qualità bisogna far caso ai dettagli, alle interdipendenze tra Natura e Uomo. Le critiche nascono da una visione superficiale e settoriale del mondo in cui viviamo. Certo, il movimento biodinamico ha fatto degli errori, soprattutto ponendosi in modo troppo elitario. Invece bisogna far capire che la biodinamica è la vera agricoltura, quella che esiste da 10 mila anni. La razionalizzazione delle coltivazioni è frutto solo degli ultimi 400 anni. Abbiamo ottenuto di più abbassando i costi, ma abbiamo smarrito il rapporto diretto con la terra. La spiritualità è qualcosa di molto più pragmatico di quello che si crede. Tornare a capire le leggi di Natura, questo dovrebbe essere il compito di un agricoltore». 

Del Vinitaly non sente la mancanza. Non è mai accaduto, in questi 22 anni di Summa, che sia andato a fare un giro tra gli stand della fiera: «Dobbiamo cercare in tutta la nostra vita, anche quella privata, la calma e la serenità per gestire al meglio lo stress che il lavoro comporta. Il mio obiettivo è l’equilibrio». La mia ultima curiosità ha a che fare con l’assenza, ovvero tra i produttori-amici che conosce e stima chi vorrebbe portare a Summa?: «Sicuramente Angelo Gaja, che ho invitato più volte, ma sa, lui è sempre reticente a fare cose con altri, però non ho perso la speranza. Oppure Tenuta San Guido con il suo Sassicaia. Sono in contatto da diverso tempo con Priscilla (la nipote del Marchese Incisa della Rocchetta, ndr) che si è mostrata molto interessata a Summa. Vedremo». 

Photo Credits – Luca Guadagnini