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Cinzia Merli: «Le donne devono avere più coraggio»

La produttrice celebra i 25 anni della Doc Bolgheri sotto il segno di un pensiero “luminoso”

cinzia merli

«La vita stessa è coraggio, dalle cose semplici a quelle più difficili. Prendere il bello è coraggio, altrimenti diventa piatta». Cinzia Merli, produttrice dell’azienda La Macchiole a Bolgheri, lo racconta descrivendo il progetto nato con quattro ettari nel 1983 insieme a Eugenio Campolmi, suo marito, scomparso a soli 40 anni nel 2002.

«Quando è mancato mio marito io avevo 35 anni, con due bambini di otto e dodici. Avevamo appena comprato nuovi terreni ed era tutto in divenire. All’epoca non ho pensato di avere coraggio – di sicuro c’era molta inconsapevolezza. Ho continuato e basta. Abbassare la testa e continuare senza arrendersi in un momento di difficoltà. Siamo così sia io sia mio fratello Massimo, che lavora con me in azienda. Molto probabilmente ce l’hanno trasmesso i nostri genitori, di origini contadine marchigiane». Cinzia ritiene di aver dovuto avere più coraggio, in quanto donna. «Quando ho preso in mano l’azienda non c’erano tante donne nel mondo del vino quante oggi. Ho fatto fatica a essere presa sul serio. Quando Eugenio è venuto a mancare mi rendevo conto che le persone intorno a noi mi conoscevano poco». Ha guadagnato la loro fiducia pian piano, passo dopo passo. «In realtà non amo mettere in luce le differenze di genere.

Ho tanti uomini in ruoli chiave in azienda, sono lì per merito, non per il fatto di essere maschi. Lo stesso vale per le donne». La persona che le ha dato più coraggio è il fratello. «Mio marito era quello che sognava e faceva progetti, mentre ero io quella con i piedi per terra. Ora è mio fratello che tiene a bada me, aiutandomi a concretizzare le mie visioni». A Bolgheri sia i grandi produttori aristocratici sia i piccoli hanno avuto coraggio. «I grandi, perché si sono messi in gioco; noi piccoli perché con i mutui iniziali che abbiamo firmato rischiavamo di giocarci la vita. La bellezza di Bolgheri è proprio questo connubio tra piccoli e i grandi e l’ascolto reciproco». Nel 2001, Cinzia ed Eugenio avevano deciso di cambiare l’uvaggio di Paleo, il vino simbolo dell’azienda, nato nel 1989, inizialmente prodotto da cabernet sauvignon e sangiovese, facendolo diventare un cabernet franc in purezza. Altri vini mono varietali si sono susseguiti: Messorio, (100% merlot) e Scrio (100% syrah). Aspetto controverso in una terra conosciuta per i blend bordolesi. Il 31 agosto scorso, entrando nel viale dei cipressi per i festeggiamenti dei 25 anni di Bolgheri Doc, si è emozionata.

E il futuro? «Auguro molto coraggio ai miei figli Elia e Mattia. Non sarà facile, li sento parlare tra di loro, si chiedono se saranno in grado. Gli dico di non basare il futuro sul presente bensì di trovare la propria strada, con la stessa luminosità di pensiero che caratterizza anche Bolgheri».