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Velo Pasticceria

La nuova estetica del maritozzo

Cambiando le coordinate geografiche il risultato resta invariato: questa specialità romana farcita con panna (e non solo) si conferma ideale a colazione, durante l'high tea e come street food salato.

Cosa hanno in comune gli antichi romani e i giapponesi? Di sicuro la passione per i maritozzi. Se per i nostri avi lo scambio di questo dolce era la cartina al tornasole per il successo di un matrimonio (con tanto di anello nascosto al centro), a Tokyo nel 2021 è diventata una vera e propria ossessione culinaria tanto da popolare gli scaffali dei supermercati del Sol Levante. Un’eresia per gli avventori che fanno colazione al Bar di Spazio Niko Romito a Roma, abituati ad addentare la brioche riempita espressa con panna freschissima e una spolverata di zucchero a velo sul finale. Sempre nella Capitale i puristi apprezzeranno sicuramente l’impasto all’uvetta (come era in principio, del resto) di Casa Manfredi che – a un ritmo di dieci alla volta – prima della panna affonda il colpo con uno strato di crema pasticcera. Si chiama quaresimale invece quello di Regoli, in zona piazza Vittorio, un’istituzioni dal 1916 per i cultori della materia, che al classico affianca la sua versione arricchita con uvetta e pinoli. Amato dai coffee lovers per le scelte anticonvenzionali in tazza, Faro non è banale neanche nell’etichetta scelta per la torta della nonna trasformata in maritozzo con crema al limone e pinoli.

È vero: ci sono delle regole non scritte che lo distinguano a prima vista (una su tutte: l’imbottitura generosa della panna), ma il maritozzo si rivela eclettico per forma, gusto e, più di recente, anche per geografia. Nonostante nasca tondo, ha dimostrato di non avere un’estetica granitica diventando quadrato all’uso (gourmet), come quello proposto qualche colazione fa da Fabrizio Fiorani presso Zucchero, pasticceria (o boutique?) del W Rome; oppure di essere il nuovo guilty pleasure durante l’ora del tè da Velo Pasticceria – oasi gourmand del The First Roma Dolce – dove diventa un’infusione formato mignon messa a punto da Andrea Cingottini: in questo caso, la mousse ottenuta dalla pasta lievitata riempie lo stampo prima di accogliere un vero maritozzo bagnato nel passito di Pantelleria, glassato con un cioccolato al caramello e sigillato con una ganache alla vaniglia che ricorda la panna. La taglia petit è anche la più richiesta da Roscioli Caffè che, oltre alla classica con panna e a quella con uvetta e pinoli, fa sfilare al bancone le varianti salate a seconda della stagione: tra gli attuali ci sono zucca infornata caprino e carciofi alla cafona oppure zucca in agrodolce e caprino.

Quindi, perché mangiarlo solo dolce? La deriva salata ha preso sempre più piede tanto che sono sorti persino dei format monotematici. Maritozzo Rosso a Roma è stato il primo nel 2016 a condire il maritozzo con le polpette al sugo o con l’amatriciana, poi sono arrivati i suoi maritozzo burger (stesso impasto ma tondo) e il maritamisù, superando la querelle pavesini vs savoiardi. Stessa intuizione ha avuto Riccardo Di Giacinto che, dieci anni prima, puntò sul suo Maritozz’Oro: friarielli e salsiccia. Oggi nel menu dello stellato All’Oro lo propone invece farcito di spalla in umido e misticanza e lo serve insieme alle costolette in casseruola, mentre sulla terrazza di Up Sunset Bar alla Rinascente in via del Tritone gioca con la romanità nell’insalata di pollo, magari da abbinare a un Gin Tonic (lasciatevi un po’ di spazio per un Maritozz’Oro alla torta sacher e quello alla torta della nonna).  Dai bar della capitale ha fatto così il suo debutto nel menu dei ristoranti per coronare pasti luculliani: il maritozzo di SantoPalato è ormai un evergreen e fa rima con la brioche di farina di grano arso e pepe verde vanigliato, ripiena di panna e crema, mentre nel menu autunnale da 180grammi suggella la joint-venture con Marco Radicioni di Otaleg: in mezzo al lievitato un sorbetto di arachidi con scaglie di cioccolato, poi dulce de leche e nocciole tostate, a sentimento. Solo guardare la foto sui social fa aumentare la salivazione.

Se a Roma il maritozzo è un cult per local e non, celebrato anche da una giornata dedicata, il #maritozzoday, che dal 2017 offre una scusa in più per degustare la specialità romana il primo sabato di dicembre, questo soffice panino ha sconfinato i confini laziali per diventare il guilty pleasure di molti buongustai. Milano è stata tra le più ricettive per interpretazioni: da Marlà che ingolosisce con il gusto pistacchio e propone il nuovissimo montebianco con crema di marron glacé, crema di ribes e chantilly si marron glacé in occasione del 3 dicembre (novità destinata a restare?) a Viviana Varese che nel suo shop VIVA lo propone nel modo più classico che c’è, con la panna. Il fascino dello street food romano qui ha avuto la meglio è a maggio 2021 è nato Matì, locale che non ha altro cibo all’infuori del maritozzo, che sia di carne, di pesce, veggy o dolce, naturalmente. La colonizzazione del maritozzo non ha risparmiato nemmeno Potenza dove Vincenzo Tiri l’ha reso leggero come una nuvola lievitata che incontra la panna, Senigallia con Pandefra che li riempie al momento e Cagliari che potrebbe valere la pena visitare anche solo per assaggiarne uno dei migliori in circolazione. L’acclamata pasticceria Ditrizio da sempre (quindi dal 2020) con la sua offerta mappa un po’ tutta Italia, dal pasticciotto leccese alla cassatina siciliana, ma anche pastiera napoletana e babà, ma ha dato il meglio di sé con il maritozzo che, oltre al cuore morbido di pistacchio e crema, da poco accoglie cacao (nell’impasto) e lamponi (nella farcia). Qualsiasi sia la scelta non si sbaglia. 

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Foto di copertina: maritozzo di Velo Pasticceria

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